Capitolo 10.

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Siamo rimasti nel giardino per ore, rincorrendoci come due matti oppure passeggiando, ammirando tutti i bellissimi fiori del giardino.
Il sole non aveva mai smesso di brillare intensamente ma non faceva caldo, l'aria era fresca e piacevole, tutto sembrava perfetto.

-Tregua!- dico, rivolta a Gidan, con la voce bassa e affaticata, è davvero impossibile prenderlo.

Mi sdraio sull'erba e cerco di regolare il respiro, ma il mio petto non smette di abbassarsi e alzarsi velocemente.
Quando guardo in direzione del cielo noto che alcune nuvole grigie stanno viaggiando velocemente verso il sole, anche se è una cosa del tutto normale nutro un brutto presentimento in me.
Gidan mi raggiunge correndo e si accascia accanto a me, anche lui affaticato per la corsa.

-Scusa- mi dice tra un respiro e l'altro -Non ti avevo sentita.

-Gidan, hai deciso di far piovere?- gli chiedo, ignorando le sue parole.
Lui si alza a sedere e indirizza gli occhi dove sono i miei notando le nuvole nere.

-Oh no!- dice alzandosi in tutta fretta.
-Nako devi andartene.- mi dice afferrandomi un braccio e costringendomi ad alzarmi.

-Cosa? Perchè?- chiedo mentre mi afferra il medaglione e prova a girare la stella con le mani tremanti, ma quella non si muove, come bloccata da qualcosa di invisibile.

-Gidan va.. Va tutto bene?- gli chiedo abbassandomi e cercando di incontrare il suo sguardo, troppo concentrato sulla chiave.

-MALEDIZIONE!- urla, si mette le mai tra i capelli e fa un respiro profondo.

-Gidan cosa sta succedendo?- provo a chiedere un altra volta, questa volta però temo davvero il peggio.

-Devo portarti alla villa- mi dice afferrandomi il polso. -Subito!

Ci mettiamo a correre il più veloce possibile, la presa sul mio polso è stretta e mi fa leggermente male.
Guardo in alto il sole e mi accorgo che l'azzurro cristallino è stato sostituito da spesse nuvole grigie, che emanano aria di pioggia.
Una folata di vento gelido mi colpisce e comincio a rabbrividire, l'aria è così fredda da sembrare tagliente.
Gidan non accenna a fermarsi e io comincio a fare fatica, mi sento debole ed è difficile stare al passo con lui.
Il vento mi colpisce ancora e stavolta cedo, cadendo a terra in malo modo.

-Nako!- Gidan corre verso di me e cerca di farmi rialzare.
Sento che il corpo si fa più pesante e difficile da controllare, ho un terribile dolore al piede destro, quasi da non sentirlo più.

-Gidan, m-mi fa male la caviglia.- gli dico con un filo di voce, lui si volta e sgrana gli occhi.
Senza aggiungere parola mi solleva da terra e mi porta in braccio, senza smettere di correre; è incredibile, sembra non stancarsi mai.

Mentre Gidan mi sostiene getto lo sguardo sulla mia caviglia e per poco non urlo, sembra un blocco di ghiaccio: è semitrasparente, di una lieve sfumatura blu, è pesante e mi fa male, come se fosse trafitta da milioni di minuscoli aghi.
Il vento si fa più forte e mi scompiglia i capelli, tremo incontrollatamente e sembra che le braccia di Gidan non mi stiano scaldando come pensavo.

"Gidan.." Quando alzo lo sguardo per vederlo sembra che lui non sia infastidito dal freddo, come se non lo sentisse nemmeno, i capelli sono intatti, mossi solo dai movimenti che fa mentre corre. Come fa a non sentire tutto questo freddo?

-Tranquilla Nako, siamo quasi arrivati.- mi sussurra con la voce spezzata dalla fatica, sorrido, sembra un altra persona quando si comporta così e lo adoro.

Cerco di continuare a sorridere ma vengo interrotta da un terribile dolore alla gamba, urlo a squarciagola, il ghiaccio è salito fino al ginocchio e ora il dolore è insopportabile, potrei arrivare persino a morire.
Chiudo gli occhi e premo il viso sul petto di Gidan, sento il suo cuore che batte all'impazzata, affaticato dalla corsa sfrenata.

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