Da quanto tempo sono chiusa qui? Giorni? Ore?
So solo che ho passato tutto questo tempo a piangere in modo straziante.
Per tutta la vita non ho fatto altro che chiedermi "Chi sei tu, Nako Ukinowa?" E ora che lo so mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso.Sono un esperimento.
Ecco cosa sono. Sono il frutto di una teoria, una conferma alla pazzia di un uomo che fino a poco fa credevo mio padre, l'uomo più importante della mia vita.
E per giunta la mia vita è stata da quel giorno, dal giorno della sua morte, programmata fino a questo momento; fino alla mia prigionia a vita.
Oramai non riconosco più quell'uomo con i capelli neri scompigliati e gli occhi azzurri che mi assomigliava così tanto; lo vedo nei miei ricordi che gioca con me, che dice di volermi bene ma tutto quello che mi rimane è l'amarezza, l'amarezza di una bugia portata avanti per quindici anni.
E se ora il mio faro di speranza, il mio modello, il mio eroe è stato spazzato via con una semplice "chiacchierata" fra me e il signor Knight, posso dire di aver perso tutto. Non so più chi sono, qual'è il mio scopo o per chi battermi.
Sono una ragazza alla deriva di se stessa, persa in qualcosa di troppo grande per lei.
C'è solo un briciolo di speranza in me, una piccola crepa da cui entra un punto di luce. Clare, Archel e la mia famiglia.
Nonostante tutto, nonostante tutti, io so che loro non mi hanno abbandonata e che ora mi stanno cercando. Perchè loro mi vogliono bene per come sono.
"Devo farcela" mi dico "Per loro."Mi asciugo le lacrime con le mani annerite dal contatto con il pavimento sporco della cella. Questo posto puzza di muffa e l'aria è così calda e densa da essere irrespirabile.
Con uno sforzo disumano mi riesco ad alzare un po' traballante, mi appoggio al muro aspettando che le gambe addormentate dal troppo tempo passato a terra, si stabilizzino.
Appena mi sento sicura lascio la presa e cammino verso lo specchio.
Studiando il mio riflesso noto che gli occhi continuano ad essere rossi e brillanti, come due luci; uno di loro è contornato di una macchia violacea, ho un taglio gonfio sulle labbra e alcuni graffi su guance e fronte.
Cammino verso le sbarre e urlo alla guardia, attirando la sua attenzione.-Ho bisogno di essere medicata!- gli dico.
Lui si limita ad osservarmi sprezzante e poi torna ad ignorarmi.
Urlo un altra volta, e un altra ancora fino a che non lo costringo a guardarmi un'altra volta.
Con un gesto della mano lo invito a fare quello che gli ho ordinato prima; lui sbuffa e va via, eseguendo il comando.
La mia autostima ha un sussulto e mi sento un po' fiera di me stessa e della mia autorità. Ora che ci penso le persone qui dentro hanno paura di me, della mia pericolosità e perciò potrei riuscire a trarne qualche vantaggio.
La guardia torna poco dopo con una scatola di plastica blu, me la porge sgarbatamente e io la afferro ringraziandolo.-Torna a sederti e vedi di non rompere più!- mi dice seccato.
-Certo capo.- faccio il saluto militare e me ne ritorno sghignazzante a sedere attaccata al muro.
Apro la scatola che contiene un kit di pronto soccorso e mi disinfetto le ferite per poi coprirle con cerotti e garze.
Riscontro un problema quando mi dedico al taglio sul braccio: è profondo e mi fa malissimo perciò lo curo con delicatezza e lo fascio completamente.
Rimetto ogni cosa al suo posto e chiudo la scatola, appoggiandola poi sopra il piccolo tavolo traballante accanto allo specchio, l'unico mobile presente nella cella a parte un materasso sporco e rovinato.
Mi chiedo quante malattie mi prenderò prima di riuscire a scappare da qui.
D'un tratto la guardia si riavvicina porgendomi un piatto coperto da una mezza sfera di vetro.-La cena.- mi dice con tono scorbutico.
Afferro il piatto e lo congedo con un cenno della testa. Lo lascio allontanarsi mentre apro il coperchio e un delizioso odore di cibo invade l'aria della stanza e le mie narici.
"Mmh, lasagne." Penso mentre il mio stomaco fa abbastanza rumore da parlare al posto mio.
Mi siedo a terra sul materasso e comincio a mangiare con le posate appoggiate al piatto.
L'unico lusso che mi viene concesso è il cibo; probabilmente il signor Knight vuole tenermi viva fino al momento giusto.
In fondo quelli come me non sono meritevoli di morire? Sono l'arma più pericolosa al mondo perciò perchè non eliminarmi prima che sia troppo tardi?
Improvvisamente, come se qualcuno mi avesse tirato uno schiaffo, mi risveglio dal mio stato pensieroso perchè ho appena trovato un modo per scappare.
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Mind Worlds (in revisione)
FantasyPer Nako Ukinowa sta per cominciare il terzo anno all'accademia per maghi Heavenrose, dove, negli anni scorsi, ha imparato a maneggiare il suo elemento dominante, la terra, e dove ora spera di scoprire quale fra tante è la sua dote. Ma qualcosa di...