Capitolo 8.

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Subito dopo cena mi sono congedata da Archel e Clare e sono corsa in camera, mi sono chiusa a chiave dentro, avevo troppa fretta di leggere quel libro e di capirci finalmente qualcosa.
Mi sdraio sul letto, la stanza è illuminata fiocamente solo dalla lampada sul mio comodino e mi concentro sull'introduzione.

"Questo volume è il mio diario in cui annoterò tutte le mie scoperte a proposito dei Distruttori, spariti improvvisamente dopo la Guerra del Potere.
Chi lo leggerà si chiederà per quale motivo sto scrivendo questo diario, la risposta è semplice: mio padre era uno di loro e io ho intenzione di scoprire che cosa gli hanno fatto e di rendergli giustizia."

Interrompo la mia lettura e mi fermo a riflettere, come potrebbe mai aiutarmi un volume sui Distruttori? Eppure l'idea di riportarlo indietro non mi passa neppure per la mente, questo libro contiene qualcosa di pericoloso e sconvolgente se il rettore Heavenrose si è preoccupato in quel modo.

"La dote dei Distruttori è una dote tanto rara quanto pericolosa, possono comandare il loro elemento con conseguenze distruttive, tutti li vedono come mostri o perfidi assassini ma io so che loro non sono così. Possono essere persone meravigliose e gentili, anche con una dote così pericolosa, mio padre era persino arrivato a chiamarsi "maledetto". Ha vissuto mesi della sua vita a incolparsi di ciò che aveva fatto durante la Guerra e poi era sparito nel nulla, senza ritornare mai più."

Vengo colpita da un forte attacco di sonno e gli occhi si fanno pesanti, fino a chiudersi e sprofondo in un sonno improvviso.

Quando apro gli occhi al posto che vedere il baldacchino ho davanti un soffitto blu oltremare e prego di non trovarmi nel posto a cui sto pensando.

-Ciao bambolina- mi dice una voce che conosco troppo bene per potermi sbagliare.

Chiudo gli occhi e faccio un sospiro, mi alzo a sedere e vedo Gidan seduto su di una delle poltrone con un bicchiere in mano, elegantissimo in un completo nero. Mi osserva sorridendo con i suoi magnetici occhi rossi mentre porta il bicchiere alla bocca e ne beve un sorso.

-Ne vuoi un po'?- mi chiede indicando una bottiglia di vetro accanto a lui.

-Perchè sono di nuovo qui?

Il mio tono è freddo, tagliente e lo fa sobbalzare per la sorpresa, eppure quel sorriso non se ne va dal suo viso.

-Te lo avevo detto no? Sei intrappolata qui, per sempre.- mi dice, sottolineando con il tono quel "per sempre".

Non sento nessuna emozione, solo un terribile fastidio ogni volta che apre bocca.

-Ci dovrai fare l'abitudine bambolina.- dice come se fosse riuscito a leggermi il pensiero.

Posa il bicchiere sul tavolino accanto a lui e si sistema, accavalla le gambe e poi rivolge lo sguardo verso di me, studiando ogni centimetro del mio corpo.
Io rimango impassibile, cercando di capire da che cosa fosse così interessato e poi mi ricordo di essere andata a dormire solamente con dei pantaloncini molto corti.
Divento completamente rossa in viso e afferro la prima cosa che mi capita per le mani, ovvero un cuscino, e mi ci copro le gambe come meglio posso, lui scoppia a ridere e io lo fulmino con lo sguardo.

-Ti chiederai di certo perchè sei di nuovo qui, nonostante la tua scenata l'ultima volta.- stavolta il suo tono è sprezzante e mi mette in imbarazzo -Ho ancora un livido sulla spalla sai?

Arrossisco ancora di più e abbasso lo sguardo concentrando la mia attenzione sulla stoffa del cuscino.
Sono sicura al cento per cento che mi punirà e non sarà piacevole.

-In verità mi ha incuriosito molto la tua strana e violenta reazione, perciò voglio aiutarti a scoprire quello che ti succede.

-Davvero?!- sorrido, non posso credere alle mie orecchie.

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