Capitolo 23.

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Io e Gidan abbiamo deciso che è meglio mantenere segreta la scoperta fatta a proposito della misteriosa sparizione dei Distruttori, rivelatasi poi un terribile sterminio con fini strettamente politici.
Sappiamo entrambi che al momento giusto e alla persona giusta potremo raccontare tutta la verità; inizialmente ho proposto di rivelarlo a suo padre, essendo un uomo di una certa rilevanza avrebbe potuto fare certamente qualcosa, ma Gidan si è opposto subito senza darmi nessuna spiegazione.
Forse, in fondo, è meglio così; anche se per me è diventato difficile vivere mantenendo questo segreto, lo sento come un peso troppo insostenibile per una persona come me e so che non posso fidarmi abbastanza di nessuno per condividerne almeno una parte.

-Nako se non mangi la carne diventerà fredda!- mi ammonisce Archel sventolandomi la sua forchetta davanti al viso.

Mi scrollo di dosso i pensieri risvegliandomi dal mio stato di trance e do un occhiata al piatto davanti a me: oggi a pranzo hanno servito bistecca e insalata, un pasto stranamente leggero per una scuola che ha la fama di servire cibo da ristorante.
Rivolgo un sorriso tirato ad Archel ed afferro la forchetta infilzando un pezzo di carne, me lo porto in bocca e lo mangio: è freddo e gommoso.
Mando giù il boccone con riluttanza e decido che è meglio mangiare l'insalata; la condisco con tutto il necessario e quando la assaggio capisco che ho fatto bene a lasciar perdere la carne.

-Ti rendi conto che hai avanzato un intera bistecca?- mi dice Archel in tono severo afferrando il mio piatto.

Alzo gli occhi al cielo e gli strappo il piatto dalle mani: Archel e la "battaglia" contro lo spreco del cibo vanno a braccetto.

-È immangiabile!- protesto in mia difesa.

-Certo che lo è! Lo hai lasciato raffreddare mentre eri chiusa nel tuo magico mondo a parlare con il tuo fidanzato!- mi dice tirandomi un colpetto sulla fronte.

Sentire la parola fidanzato paragonata a Gidan mi fa arrossire fino alle orecchie ma non ho intenzione di mollare; lascio il piatto sul tavolo e stringo i pugni.

-Non è il mio fidanzato!- sibilo a denti stretti, il battito del mio cuore aumenta.

-La tua faccia dice il contrario!- mi risponde il rosso indicando le mie guance avendo, probabilmente, notato il rossore.

Stringo i pugni ancora di più e li batto sul legno; l'acqua nel bicchiere di Archel comincia a bollire e quando lui se ne accorge, la sua espressione cambia diventando preoccupata.

-Nako, non qui, non ora!- mi dice in un disperato tentativo di calmarmi.

Faccio un respiro profondo e serro gli occhi concentrandomi sul nero davanti a me, i battiti rallentano ma sento ancora l'acqua bollire. Faccio un altro respiro, questa volta più profondo, e libero i pugni lasciando le mani libere con il palmo rivolto sul tavolo. Non mi sembra più di sentire l'acqua bollire.
Quando capisco di essermi calmata apro gli occhi e il bicchiere esplode davanti a noi.
Alzo lo sguardo verso Archel che ha il maglione bagnato e alcune schegge di vetro sulle mani; per fortuna nessuno si è accorto di niente, c'è troppo baccano nell'auditorium a queste ore.

-Scusami..- dico a bassa voce con il viso rivolto a terra.

-No, è stata colpa mia. Ho iniziato io ad urlarti contro.- mi dice Archel prendendomi la mano graffiata dai vetri.

Alzo lo sguardo e ci sorridiamo a vicenda; io e lui non litighiamo spesso, anzi quasi mai, ma quando capita facciamo subito pace; non so cosa farei senza di lui.

-Andiamo a sistemarci.- mi propone alzandosi dalla sedia, io annuisco e lo seguo fuori dalla sala.

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