Capitolo 24. (Speciale)

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Quando mi risveglio nel Mind World sono nel palazzo, in uno dei numerosi salotti.
Mi alzo in piedi e subito comincio a chiamare il nome di Gidan ma non ottengo alcuna risposta.
Esco dalla stanza e comincio a girovagare per i corridoi continuando a chiamarlo, senza pensare al fatto che potrei finire per perdermi.
Dopo una lunga ispezione per il palazzo, e dopo essermi persa tre volte, mi fermo davanti ad una delle vetrate nell'ala ovest e mi accorgo, osservando oltre il vetro, che Gidan si trova nel giardino: è seduto su una delle panchine in metallo con la testa bassa.
Corro verso l'uscita e lo raggiungo; prima non mi ero accorta che si trovava nella zona del frutteto che ora, vicini alla primavera, cominciano a fiorire.
Mi fermo a qualche metro da lui e rimango a fissarlo: sta immobile seduto con lo sguardo a terra, fisso nel nulla, il respiro lento e regolare mentre si tortura le mani.

-Gidan.- lo chiamo facendolo sussultare; alza lo sguardo di colpo e, quando lo fa, mi accorgo che i suoi occhi sono rossi, come se avesse appena pianto.

-Nako, scusa. Non ti ho sentita arrivare.- dice alzandosi in piedi.

-Non ti preoccupare.- gli dico avvicinandomi -Va tutto bene?

-Ah? Si, si è tutto ok.- la sua voce è troppo titubante per potergli credere.

Quando arrivo davanti a lui lo abbraccio e lui ricambia affondando la testa tra i miei capelli; io appoggio la fronte sulla sua spalla e stringo nei pungi i lembi della sua maglietta sulla schiena.
Dal primo momento in cui ci siamo incontrati fino ad ora, il nostro rapporto è cambiato in modo radicale; inizialmente la mia era una fiducia forzata, mi affidavo a lui solo se sapevo in che modo mi conveniva ma ora, mi preoccupo costantemente per lui e provo un sentimento che mi lega a lui così forte e diverso da ogni altro che ho paura a mostrarlo.
Ho paura che lui stia fingendo e che di me gli importi solo per acquisire il mio potere una volta che questa storia è finita del tutto; ma ora, dopo tutto quello che abbiamo passato e dopo aver visto come è cambiato il nostro rapporto, non né sono più tanto sicura.

-Volevi dirmi qualcosa?- mi chiede sciogliendosi dall'abbraccio.

Io mi sposto una ciocca ribelle dietro l'orecchio e alzo lo sguardo incontrando il suo.

-Mio padre sapeva dello sterminio.- dico, tutto d'un fiato. -E tuo padre anche.

Gidan rimane fermo a fissarmi, indeciso se credermi o ritenere la cosa una bugia.

-Sto dicendo la verità. Ho trovato alcune fotocopie delle pagine del diario con allegata una busta.- faccio una pausa per permettergli di assimilare bene le informazioni -E il mittente è tuo padre ma della lettera non c'è traccia.

Lui rimane ancora zitto e si passa la mano tra i capelli sospirando.
Io gioco con un lembo della maglietta e mi mordo un labbro;
"Forse non avrei dovuto essere così diretta, dopotutto è di suo padre che stiamo parlando."

-Ora capisco..- dice improvvisamente.

Alzo lo sguardo e lo fisso con aria interrogativa.

-Ho chiesto a mio padre se lui sapesse qualcosa di questa "misteriosa" sparizione improvvisa dai distruttori ma lui mi ha liquidato subito senza permettermi di finire, mi ha detto di non impicciarmi di certe cose che non sono affar mio.- si ferma dal parlare e fa un sospiro; si copre il viso con le mani, è evidentemente sconvolto. -Non posso crederci, ha mentito per tutto questo tempo.

-Anche mio padre lo ha fatto.- dico cercando di consolarlo un po'.

-Oh si, giusto. Erano complici.- dice lui facendo un rapido gesto con la mano.

La parola "complice" paragonata a mio padre lo fa sembrare un criminale e sento un brivido lungo la schiena pensandoci; mio padre era a conoscenza di un segreto che va contro la legge e ora sono stata io ad ereditarlo; ora anche io sono una criminale.

Mind Worlds (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora