Capitolo 31.

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Quando i miei piedi toccano finalmente qualcosa apro gli occhi e capisco di trovarmi nel bosco dell'accademia, dove mi trovavo prima di essere rinchiusa.
Davanti a me c'è Gidan che mi tiene ancora per il braccio, in modo da guidarmi attraverso il portale.
Ci osserviamo per qualche istante e poi mi butto su di lui, stringendogli le braccia al collo e abbracciandolo forte.
Lui ricambia afferrandomi per i fianchi e tirandomi più vicino a sè; affonda il viso tra i miei capelli arruffati a treccia e io nell'incavo del collo.
Sorrido: profuma sempre di muschio.

-Scusa se ho dubitato di te.- gli dico senza staccarmi.

-No, sono io che devo scusarmi.- mi dice separando i nostri corpi dopo un lunghissimo abbraccio. -Avrei dovuto capire cosa avevano intenzione di farti ma ogni mio sforzo veniva reso vano da mio padre. Ora capisco perchè voleva tenerci separati.

Suo padre. Improvvisamente mi ritorna in mente la scena di poco fa, quando Gidan si è ribellato al suo stesso padre.

-Non avresti dovuto scappare, non con me. Tuo padre ha ragione, sono un most..- non ho tempo di finire la frase perchè una mano di Gidan mi tappa la bocca fermandomi.

-Non azzardarti neanche a pensarla una cosa del genere. Io ti conosco e anche se ora sappiamo la verità per me non è cambiato niente: non potrei mai guardarti e vedere un mostro perchè sei tutto per me, sei così importante che ho mandato al diavolo mio padre e la mia investitura per metterti in salvo e, cavolo, sapere quello che ti hanno fatto mentre io ero a qualche stanza da te mi manda in bestia. Loro non possono toccarti.- mi dice con tono duro ma in cui io non riesco che a sentirci la dolcezza.

Sento gli occhi riempirsi di lacrime e le labbra ancora tenute ferme dalla sua mano tremare impercettibilmente.
Non mi sarei mai dovuta sbagliare su di lui eppure per un momento ho dubitato di quello che abbiamo.

-Ora promettimi di non urlare, non siamo al sicuro qui.- mi dice cambiando discorso.

Per lui è sempre così facile dire quello che pensa, non ha paura dei sentimenti che prova; ed io? Io ne sono capace?
Annuisco in risposta, spazzando via i miei pensieri e aspetto che lui tolga la mano dalla mia bocca per parlare.

-Non possiamo entrare in accademia, sarò sicuramente ricercata.- dico ripensando al combattimento con Emi durante il Torneo.

-Io un idea l'avrei.- dice all'improvviso una voce tra i cespugli.

Io e Gidan ci mettiamo in allerta ma lasciamo i muscoli rilassati quando ci accorgiamo che a parlare è stata Clare.
La vedo spuntare tra le foglie: ha i capelli arruffati anche lei e il viso e i vestiti sporchi di nero. Che cosa è successo?

-Clare!- le salto addosso abbracciandola. Sta bene.

-Anche tu mi sei mancata.- dice ridendo, saluta con un occhiata Gidan e poi mi prende la mano. -Venite con me, dobbiamo sbrigarci o ci scopriranno.

Ci guida attraverso la vegetazione fino ad una gradinata di pietra tutta ricoperta di muffa e pianticelle.
È ben nascosta dalle occhiate, solo chi sa dove si trova può raggiungerla.
Seguiamo Clare che comincia a scendere fino ad una porta, la apre e ci troviamo in un corridoio buio e polveroso, l'odore di umido è fastidioso e pungente ma nell'aria sento anche qualcos'altro: c'è odore di torta al cioccolato.
Da una porta semichiusa spunta una chioma folta e rossa che riconoscerei ovunque.

-Nako!- esclama Archel e io corro ad abbracciarlo forte, anche lui sta bene.
-Come stai?- mi chiede esaminandomi con gli occhi.

-Bene, tranquillo.- dico ridendo, poi mi volto verso Gidan che è scuro in volto. Gelosia?
-Ragazzi, lui è il famoso Gidan di cui vi ho parlato.- dico prendendolo a braccetto, lui rimane un attimo spaesato e osserva i miei amici con gli occhi spalancati.

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