Capitolo 32.

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Abbiamo deciso di agire durante la notte, così da poter essere più nascosti a occhi indiscreti.
Archel e Gidan sono usciti all'aperto per creare l'incantesimo e lanciarlo sugli studenti e sui professori presenti a scuola, mentre io e Clare stiamo preparando qualcosa da mangiare.
Partiremo per il palazzo domani mattina, appena il sole è sorto, quando arriveremo là agiremo di conseguenza e se avremo bisogno di "rinforzi" non esiteremo a creare un portale da cui far passare alcuni studenti.
Lo ammetto, non è il piano migliore di sempre ma siamo sicuri che funzionerà, essendo semplice da seguire.

-Mi passeresti quella ciotola?- mi chiede Clare indicandomi una semisfera di plastica viola alla mia destra, svegliandomi dai miei pensieri.

-Certo!- le rispondo afferrandola e porgendogliela. -Credi che andrà tutto bene?- le chiedo un po' titubante.

Lei non mi risponde subito; mi guarda scura in volto e noto la preoccupazione nello sguardo.

-Lo spero..- mi risponde pochi attimi prima che Archel e Gidan rientrino chiacchierando.

Io e Clare montiamo un sorriso nervoso voltandoci verso i due ragazzi che, al contrario, sembrano allegri.

-L'incantesimo è andato a buon fine.- dice Gidan sorridendoci. -E il tuo amico è davvero bravo!

-Già.- dico io annuendo mentre Archel arrossisce imbarazzato, è troppo modesto.

L'aria si carica improvvisamente di un silenzio testo e snervante, siamo tutti chiaramente preoccupati dalla missione; non sapremo se falliremo o se il piano andrà a buon fine.
Clare continua a girare il cucchiaio all'interno della ciotola, provocando un rumore monotono e graffiante

-Forza!- interrompe lei all'improvviso. -La cena è pronta.

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Durante tutta la cena nessuno ha avuto il coraggio di parlare, siamo tutti troppo evidentemente tesi dalla situazione: siamo troppo giovani per affrontare una battaglia del genere, non abbastanza maturi per portare sulle spalle un incarico simile e troppo poco preparati all'imminente lotta a cui andiamo incontro.
Andare a dormire ci è sembrata la cosa più giusta da fare. In questo momento ognuno è nella sua stanza a dormire forse, oppure a guardare il soffitto come me sperando che il sonno arrivi presto.
Non posso credere di aver spinto i miei amici fino a questo punto, facendoli rischiare mentre la mia e le loro famiglie non sanno nulla di quello che sta accadendo.
Dalle parole di Clare e Archel ho capito che la scuola è diventata una specie di prigione: nessuno esce, nessuno entra e tutti sono sotto il diretto controllo del rettore.
Sono sicura che quell'uomo aspettava questo momento da anni, un attimo di confusione per prendere il comando oppure anche lui era al corrente del piano del signr Knight viste le "attenzioni" che mi riservava ultimamente.
Con un colpo di reni mi alzo a sedere, getto le coperte da un lato e mi alzo, cominciando a girovagare per la stanza.
Mi fermo davanti allo specchio, osservando l'immagine del mio volto rischiarato dalla fievole luce della candela sul comodino.
Alcuni dei graffi si stanno già cicatrizzando grazie all'aiuto di Clare e alle sue medicazioni, il labbro ha perso il gonfiore e il livido nero sulla palpebra è sparito.
L'unica cosa rimasta uguale dall'ultima volta in cui mi sono riflessa in uno specchio è il rosso brillante dei miei occhi. Oramai il blu è sparito, lasciando il posto al rosso, non come quello di Gidan, ma più scuro, come il sangue.
Scuoto la testa e mi passo la mano tra i capelli districandoli, le punte mi solleticano la schiena proprio sulla metà.
"Forse dovrei tagliarmeli." Penso pettinandoli ancora con le dita; poi mi accorgo di quello che ho detto e soffoco una risata. "Che stupida che sono, pensare a tagliarmi i capelli quando stai per portare i tuoi amici contro la morte per una tua battaglia."
Mi allontano dallo specchio ritornando in direzione del letto quando un rumore leggero, quasi impercettibile mi allarma. Mi volto velocemente e fisso la porta.
Rimango in attesa di un altro eventuale rumore, i sensi in attesa e i muscoli tesi.
Eccolo. Ancora una volta, questa volta un po' più forte.
Sta succedendo qualcosa.
Corro verso la porta e la spalanco ma nel corridoio regna il silenzio.
Cammino verso le scale che portano all'uscita nella speranza di sentire ancora qualcosa.
All'improvviso una luce accecante arriva dall'estero; mi corpo il viso con le braccia mentre sento un boato enorme e qualcosa mi scaraventa a terra.
Poi il buio.

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