CAPITOLO 10

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Sebastian era molto preoccupato: suo padre pareva visibilmente turbato, e in quel momento stava contrattando con Condé in privato, mentre lui stava accarezzando il suo cavallo, anch'esso nervoso. Era un bellissimo frisone nero, uno degli esemplari più belli mai visti in Francia, con il manto nero e lucente: Bash, che amava rifugiarsi nella foresta, lo montava ogni volta che ne aveva l'occasione, perché lo faceva sentire libero, indipendente.

"Bash!" lo chiamò Francesco, interrompendo i suoi pensieri

"Allora? Ci sono novità?"

"Nostro padre è riuscito a convincere Condé a trattare senza spargimenti di sangue, e almeno per il momento sembra che abbia abbassato l'ascia di guerra; ma temo che sia solo una cosa temporanea. Vuole il trono, Bash; a tutti i costi. Se dovesse attaccarci..."

"I nostri uomini sono pronti a combattere, ma siamo svantaggiati numericamente parlando, e non so quando potremmo resistere in caso di assedio. Prega che riescano a giungere ad un accordo, o scorrerà inutile sangue francese" replicò il figlio bastardo del re.

"Dunque, cara Olivia" stava dicendo Maria, squadrandola con autorità "Ditemi, come vi sentite?"

La poverina era paonazza per la vergogna, e non osava guardarla negli occhi:

"I-io..."

"Preoccupata? Triste? Nervosa? Appagata?" continuò con enfasi, spalleggiata dalle sue dame.

"Vi prego, non..." stava impallidendo a vista d'occhio, e sembrava sul punto di svenire

"Ci pensate che, in caso vi succedesse qualcosa, morireste sapendo di aver appena consumato con l'uomo di un'altra?" la sua voce assunse un tono tagliente, accusatorio

"Mi dispiace, dovete credermi, io..."

"So che quello che provava per voi era amore, lo capisco. Agli uomini è concesso avere un passato, ma per noi vuol dire reputazione rovinata, Olivia. Scommetto che questo lo sapevi già. Il tuo ritorno a corte ha.." la sua voce si incrinò leggermente, e gli occhi le si inumidirono "Ha rovinato ogni cosa. Io e Francesco stavamo facendo il possibile per costruire un rapporto sincero e affettuoso, di modo che la nostra unione non fosse soltanto politica e apatica, e stava andando tutto benissimo. E poi sei tornata tu, e hai voluto a tutti i costi rovinare ogni cosa. Io ho perso Francesco, non riesco più a guardarlo in faccia senza sentire il dolore del suo tradimento e il rumore del mio cuore che va in frantumi. Io mi fidavo di lui, e adesso non so più che cosa pensare!"
Olivia rimase in silenzio, gli occhi piantati a terra; poi cominciò a tremare, piangendo:
"Vostra grazia, mi dispiace così tanto! So di avervi causato molto dolore, ma Francesco è stato l'uomo della mia vita, lo amavo con tutta me stessa, e mi aveva promesso che mi avrebbe sposata."
"Non avrete sul serio pensato che sareste diventati marito e moglie! È promesso a me dall'età di sei anni, non avrebbe funzionato comunque tra di voi"
"La vostra era un'unione politica: le alleanze cambiano, i fidanzamenti si rompono"
"Non questo, Olivia!" sbottò infervorata "L'alleanza fra Scozia e Francia è molto vantaggiosa per entrambe le fazioni, e il matrimonio ne sancirà l'unione. Hai ostacolato tutto questo, Olivia; e io non posso perdonarti"
Le sue dame la sostennero, guardando Olivia con aria di sfida; lei, d'altro canto, voltò loro le spalle, sdegnata fra le lacrime. Era sinceramente dispiaciuta per quanto aveva causato, ma allo stesso tempo era furiosa con Caterina per averla messa in una situazione così pericolosa: lei voleva soltanto riavere Francesco, non intendeva certo attirare su di sé l'ira della regina di Scozia.
"Se solo sapeste perché l'ho fatto..." sussurrò, allontanandosi dall'altra parte della stanza.

Luigi Condé era alto e molto bello: carnagione scura, occhi ancora più scuri, capelli corti, neri come l'ebano, alto e possente, sembrava irradiare autorevolezza da tutti i pori. Suo fratello Antonio era il re della Normandia, ed entrambi avevano sangue Valois nelle loro vene, cosa che li aveva spinti ad attuare un piano per prendere il trono di Francia. Il loro regno era minacciato dagli inglesi, appostati ai confini, ma sapevano che da Enrico non avrebbero avuto alcun aiuto; essendo dei bravi guerrieri, erano riusciti a tenerli a bada, seppur continuando a subire perdite anche nel loro esercito. Antonio aveva avuto l'idea di tentare il tutto e per tutto, cominciando a raccogliere seguaci e a conquistare piccoli territori, ripristinando la grandezza delle truppe; e così, con l'aiuto dei ribelli non fedeli ad Enrico, avevano cominciato a fare razzie, prendere terreno, conquistare forza e uomini, fino a ché non si sentirono pronti ad attuare la fase finale: spodestare Enrico, e cambiare la linea di successione.

Luigi era intelligente, scrupoloso, attento, spietato e battagliero: aveva subito accolto con entusiasmo l'idea. Sapeva come il re trattava le minacce che incombevano su di lui, e puntava proprio su questa sua debolezza per farla finita; quando aveva visto i ribelli, che aveva mandato in gran numero, illesi, la probabilità di successo di un colpo come quello si ridussero del sessanta per cento. L'esercito di Enrico era forte, ben addestrato, mentre molti dei suoi uomini faticavano ancora ad impugnare correttamente una spada; inoltre, il re di Francia aveva un preziosissimo guerriero dalla sua parte: Sebastian de Poitiers, il suo figlio bastardo.

Condé rammentava che fosse cresciuto combattendo, nella solitudine e nella pace della natura, affrontando molte più minacce di qualunque altro ragazzo, e ne era sempre uscito vincitore. Quando la madre era diventata la favorita del re, maestri d'armi e soldati avevano affinato le sue tecniche già ottime, rendendole impeccabili. Sapeva seguire le prede nel bosco anche a notte fonda, con la spada sembrava un giustiziere divino, ed era bravissimo anche con l'arco. Era il fratello maggiore a corte, e molto di quello che sapeva l'aveva poi trasmesso a Francesco, anch'egli un guerriero straordinariamente forte. Capitanate da questi ultimi, le truppe francesi erano fra le più potenti d'Europa; d'un tratto Luigi si rese conto della pazzia che aveva fatto, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Il principe di Condé sarebbe andato fino in fondo.

Le ragazze erano sedute, le membra doloranti, le gole brucianti per la sete; erano chiuse in quella stanza da quasi un giorno, e nessuna di loro aveva toccato cibo dalla sera precedente, e cominciavano a farsi sentire i morsi della fame.

"Maria, se andasse una di noi a vedere che cosa succede? Magari sono ancora..." cominciò Greer

"E' troppo rischioso, non vi esporrei mai a un tale pericolo! I normanni potrebbero aver preso il castello, se scoprono che siamo qui ci uccideranno tutte" rispose lei, tentando di trovare una soluzione migliore. Olivia stava in silenzio, lontana dalle altre; Lola stava giocando con i suoi ricci, mentre Kenna stava mostrando tutta la sua sofferenza.

"I miei abiti sono pieni di polvere, i miei capelli crespi e spettinati! Oh, che orrore, ci vorrà una settimana per rendermi di nuovo presentabile!"

"Non mi sembra il problema più grave adesso, Kenna" sospirò Greer, mentre si intrecciava i capelli "E Maria, per l'amor di Dio, siediti, camminare avanti e indietro non è di alcuna utilità adesso"

"Non riesco a smettere di pensare, Greer. Là fuori sta succedendo Dio solo sa cosa, mentre noi stiamo qui, ferme, senza potere fare nulla. Francesco" disse, con una nota amara nella voce "Bash, Enrico, stanno facendo il possibile per evitare spargimenti di sangue, ci dovrà pur essere qualcosa che possiamo fare pe aiutarli!"

"Sei la regina di Scozia, e saresti un ostaggio perfetto; a meno ché Condé non ti uccida subito per usurpare il trono del nostro paese. Ho sentito dire che ha addirittura ucciso la prima moglie!" disse Lola

"Sicuramente saranno solo dicerie e pettegolezzi infondati, ma ho visto il suo sguardo mentre cavalcava verso il castello: sembrava avere tizzoni ardenti al posto delle iridi, e aveva una tale determinazione da spaventarmi nonostante fossi molto distante da lui. So per certo che è totalmente diverso da Francesco e Bash, persino da Enrico" 

"Speriamo che stiano tutti bene" rispose Kenna.

In quel momento, Enrico e Condé avevano deliberato la sentenza finale; Francesco lo aveva saputo, ed era corso immediatamente da suo fratello, che stava controllando i soldati:

"Sebastian" lo chiamò, l'espressione decisa "Hanno deciso"

Il coraggio di una scelta || MashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora