CAPITOLO 13

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Dopo quella vittoria, alla corte francese non si parlò più di Condé e della Normandia per molto tempo; tempo che trascorse sereno e tranquillo. Maria e Francesco stavano lentamente recuperando l'affinità perduta, ed entrambi si stavano impegnando al massimo per non commettere errori. Sebastian assisteva al loro riavvicinamento da lontano, guardandoli con desiderio e nostalgia: era costretto a vedere ogni giorno ciò che non avrebbe mai potuto avere ma che bramava più di ogni altra cosa, e questo gli faceva male quanto trenta pugnalate allo stomaco.

Nel frattempo, era giunta voce che la regina di Inghilterra stesse morendo, e c'erano buone probabilità che l'erede potesse essere Maria stessa. Lei non riusciva a crederci: regina d'inghilterra, un paese potentissimo e molto importante strategicamente, per lei e il suo paese sarebbe stata un'occasione grandiosa per dimostrare la sua potenza! Ed Enrico era dalla sua parte; proprio in quel momento, erano riuniti nella sala del trono:
"Maria, la regina inglese sta morendo" stava dicendo il re, parlando affannosamente, eccitato, quasi febbricitante "E devi arrivare a rivendicare il trono prima di tua cugina, Elisabetta"

Già, Elisabetta. Cugina di Maria, era protestante, e desiderava il trono inglese quanto Maria; quest'ultima non voleva entrarci in conflitto, però:
"La nostra opinione più di tanto non conta, dovrei essere accettata e voluta dai nobili inglesi, e voi sapete bene che ho più nemici di quanti possiate immaginarne"
"Lo so bene, sei una regina. Ma hai il Vaticano dalla tua parte, e tutta la chiesa: sei cattolica, ed il papa vuole una sovrana cattolica sul trono d'Inghilterra; te, Maria."

"Se sarà il mio destino accettare la corona inglese lo farò, potete starne certo"

"Dobbiamo dimostrare che hai la Francia dalla tua parte.... ANTICIPEREMO LE NOZZE! Tra due giorni, sarai la moglie del delfino di Francia, mio figlio Francesco!" esclamò, alzando il calice.

A Caterina cadde il bicchiere: l'unico rumore che si sentì per qualche secondo fu quello del vetro che si frantumava, schiantandosi contro il pavimento, mentre il vino si spargeva per terra, formando una grossa macchia scura, che ricordava terribilmente il sangue.

"Cosa?!" riuscì a dire, sbalordita "Ma non potete farlo, Enrico, io..."

"Sisi certo, è la decisione migliore! Per avere l'Inghilterra..."
"Enrico non siate affrettato! Non potete..."
"Silenzio, donna!" disse, la voce tagliente "Questa è la mia decisione, ed è definitiva. Accettatelo"

Maria non osava nemmeno respirare, era troppo sorpresa per parlare; si sarebbe sposata entro due giorni, non riusciva a crederci! Non che fosse scontenta, ma era tutto troppo precoce. Certo, sentiva che verso Francesco nutriva dei sentimenti sinceri: lui la faceva sentire amata e libera, ed erano promessi da più di dieci anni; il matrimonio sarebbe arrivato comunque, ne era consapevole, ma lo vedeva in un futuro ancora lontano. D'un tratto si sentì oppressa, costretta, non voleva sposarsi entro due giorni; di sicuro non per un pretesto del re di Francia che voleva solo arricchirsi e aumentare la sua influenza sull'Europa. Sapeva, però, di non avere scelta.

Francesco le si era avvicinato e le aveva preso una mano, come per rassicurarla; lei sospirò:

"D'accordo"

Se la regina madre avesse potuto incenerire con lo sguardo, Maria sarebbe morta in quell'istante; e si indispettì ancora di più quando vide che la sua futura nuora guardava fisso il re per non incrociare il suo sguardo. Enrico aveva appena condannato a morte il suo primogenito. Doveva impedirlo a tutti i costi. Chiamò la regina di Scozia nelle sue stanze, e le raccontò della profezia:
"E voi credete a queste sciocchezze? Caterina, pensavo aveste più buonsenso! Sono tutte paure e supposizioni, io non causerò mai la morte di Francesco"

"Maria le visioni di Nostradamus si sono sempre dimostrate esatte, non intendo rischiare, specialmente se è la vita di mio figlio quella in gioco"

Lei parve riflettere per qualche istante, mentre sul suo viso appariva un'espressione di biasimo e compassione:
"Quindi è per questo che avete fatto di tutto per allontanarmi da lui... per evitare che gli facessi del male, non è così?"

"Certo" rispose, torcendosi le mani "Mi dispiace Maria, ma non posso permettere che vi sposiate, per lui sarebbe la fine!"

"Nostradamus potrebbe sbagliarsi, e io non credo ad una sola parola. Tutto questo è ridicolo, io amo Francesco!"

"E lui ama te, lo so, lo vedo come ti guarda"

"Per quale motivo allora volete rovinare tutto? Saremmo felici insieme, ve lo direbbe anche lui. Perché ne avete parlato a me ma non a vostro figlio?"

"Ah, Francesco non crede nella preveggenza, Maria, e pensa che siano tutte sciocchezze, non mi ascolterebbe mai; ma ascolterebbe te" disse, con una nota nella voce quasi implorante

"Scordatevelo, io non abbandonerò Francesco per delle vostre supposizioni"

"Almeno riflettici, per favore; se tieni davvero a lui, riflettici."

Lei non rispose, ma l'ultima cosa che desiderava era darle la soddisfazione di concordare con lei. Senza dire nulla uscì, dirigendosi verso gli appartementi di Nostradamus; lui la ricevette immediatamente.

"Che storia è questa? Hai visto la morte di Francesco che avverrà per causa mia??"

"Si, vostra grazia" rispose garbatamente "Avevo avuto visioni confuse, fugaci, poco chiare; ma poi siete arrivata voi, e di colpo ogni cosa è diventata nitida. Voi sarete la causa della morte del delfino di Francia"
"Come faccio a sapere che dite il vero? Qui la posta in gioco è molto alta, stiamo parlando del destino di tre paesi e della vita del futuro re"

"Lo capisco, ma vi assicuro che..."
All'improvviso si interruppe: i suoi occhi si rivolsero altrove, come se stesse guardando un luogo solo a lui visibile; il volto si ritirò in un'espressione corrucciata, concentrata e sofferente. Poi le labra si aprirono, ed egli parlò:
"Uno fra le ombre del castello questa notte morirà" aveva una voce flebile, come se provenisse da molto lontano, ed era ipnotica, profonda; Maria si spaventò:
"Nostradamus? Vi sentite bene?"

"Uno fra le ombre del castello questa notte morirà" continuava a ripetere "Uno fra le ombre del castello questa notte morirà... morirà..."

"Mi state spaventando! Che cosa significa? Chi morirà?"

Ma lui non rispose, e Maria, inqueta e preoccupata, uscì, e tornò nelle sue stanze. Le parole dell'indovino le rimbombavano nella testa, come tuoni impetuosi prima di un temporale:
<Uno fra le ombre del castello.. che cosa vorrà mai dire?>
Decise di non pensarci: dopotutto erano le parole di un ciarlatano secondo Enrico, e ci mise poco a mettersi l'anima in pace. Quella sera ci sarebbe stato un banchetto sostanzioso, completo di danze e divertimento, e la regina di Scozia decise di concentrare lì tutte le sue attenzioni per il resto della giornata. Insieme alle sue dame aiutò ad arredare la sala delle feste e ad allestire la pista da ballo, si fece un bel bagno caldo e rilassante, e le ultime ore trascorsero fra acconciatura e scelta dell'abito perfetto. Scelse un abito nero, apparentemente molto semplice: aveva ricami e disegni morbidi d'oro, e il corsetto stretto, con lo scollo a cuore che le faceva risaltare il seno e il collo delicato; la gonna era larga, principesca, con delle balze all'ultima moda, e delle scarpe col tacco, decorate anch'esse con dettagli dorati e luminosi. Come accessori scelse una coroncina dorata, che le conferiva un'aria molto regale, e degli orecchini a pendolo, accompagnati ad una collana di perle, regalo della madre Maria di Guisa.

"Maria sei uno schianto! Non appena ti vedrà, Francesco ti chiederà di diventare sua moglie all'istante" esclamò Greer, con la bocca spalancata.
Lei rise, arrossendo:
"Non dite sciocchezze, siete bellissime anche voi, sfido chiunque a non chiedervi la mano!"
Si unirono ai commensali insieme, ridendo come delle bambine, libere e senza pensieri; per un attimo Maria si dimenticò di essere una regina, e camminò con le sue amiche come se fosse stata solo... Maria Stuarda, una semplice ragazza comune. E si sentì in pace.

Il coraggio di una scelta || MashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora