CAPITOLO 12

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Si alzarono quando ancora era buio, mentre le ultime stelle facevano sembrare il cielo un po' più luminoso. Si respirava grande tensione nell'aria, ma Enrico non dava certo segno di essere teso. Venne aiutato ad indossare l'armatura, l'elmo, e scelse la sua spada migliore, con l'emblema della famiglia Valois in bella vista. I cavalieri migliori dell'esercito di Francia seguirono il re per proteggerlo, in caso di un attacco o di un'imboscata, ma Francesco era abbastanza convinto che Condé avrebbe affrontato il duello lealmente.
Rammentava quando avevano giocato insieme da bambini: erano molto uniti, andavano a cavallo insieme, e molto spesso duellavano con spade di legno e cuscini, correndo su e giù per il castello.
-Come passa il tempo- pensò amareggiato.
Anche lui avrebbe accompagnato il padre, insieme a Bash, ovviamente. Era contento di avere il fratello con sé: nonostante non fossero nati dalla stessa madre, avevano lo stesso sangue, e si amavano come veri fratelli. Era stato proprio Sebastian ad insegnargli la maggior parte delle tecniche di combattimento che conosceva, e ne avevano combinate di tutti i colori insieme, pur essendo sempre pronti a difendersi a vicenda.
Si erano radunati fuori dall'entrata, all'inizio del vialetto che costeggiava i giardini; poco sopra, c'era la stanza di Maria, e lui istintivamente guardò in quella direzione.
Era uscita sul balcone, avvolta in una sciarpa calda per resistere al fresco vento della mattina. Si rese conto immediatamente di quanto fosse bella anche con la veste da camera e gli occhi stanchi; Francesco si sentì l'uomo più fortunato del mondo, era davvero innamorato. Lei si volse a guardarlo, sorridendogli, come se volesse trasmettergli la sua forza; e lui le fece un cenno, concentrandosi poi sull'imminente combattimento.
"Io e il principe" stava dicendo Enrico "Abbiamo concordato di fare un duello con la spada, leale e senza ucciderci. Che Dio protegga me e la sorte del mio regno. Per la Francia!"
Tutti urlarono per incitarlo, e, quando il sole cominciò a fare capolino, si diressero al luogo dell'incontro. Il delfino si portò alla sinistra del padre, e presto Sebastian arrivò alla destra; e si avviarono insieme verso il loro destino.

Caterina non sapeva che cosa pensare. Aveva sentito parlare e conosceva per esperienza le eccellenti qualità del marito come guerriero, ma anche Condé era molto abile, era risaputo. Doveva assolutamente vincere Enrico, lei non avrebbe mai permesso ai normanni di prendere il suo regno; mai. Poteva solo pregare e sperare che il signore desse ad Enrico la forza e la resistenza necessarie a vincere.

Condé e i suoi uomini erano già sul posto, armati di tutto punto, quasi a voler intimorire gli avversari. Sebastian li studiò, squadrando anche all'orizzonte tracce di uomini nascosti per tendergli una trappola:
"Sembra che non ci siano uomini appostati, ma con lui non si può mai sapere. Ha una spada da duello ed è costruita molto bene, vedi come sembra perfettamente bilanciata? Però bisogna essere prudenti, mai sottovalutare il nemico, fratellino; un guerriero come Condé avrà sicuramente qualche asso nella manica" sussurrò al fratello
"Dirò a nostro padre di essere prudente, speriamo che vada tutto bene" rispose Francesco.

Un uomo si pose al centro del campo, fra le due fazioni:
"Siamo qui per assistere al duello fra il re di Francia e il principe di Condé. Le regole sono semplici: correttezza e onestà, il combattimento si svolgerà in tre round, vince colui che metterà alle strette l'avversario di modo che quest'ultimo non abbia via di scampo, se non la morte. Chi vincerà due round, avrà conquistato la vittoria"
Gli avversari si tolsero l'elmo, e si inchinarono, secondo la tradizione; poi si misero uno di fronte all'altro, sguainando la spada. Il testimone principale, che aveva parlato poco prima, fischió e si sentì fin dentro le mura della corte, e Maria congiunse le mani, nervosa: lo scontro era cominciato.

Fu Condé ad attaccare per primo, facendo un affondo alla destra del re; quest'ultimo parò con destrezza, e contrattaccò all'istante. Non stavano combattendo seriamente, Francesco lo aveva capito: Condé puntava sull'età maggiore di Enrico per farlo stancare velocemente, ma presto si sarebbe accorto quanto lui in realtà fosse forte e resistente. Con audacia, il re guadagnò terreno, facendo indietreggiare l'avversario; ma lasciò scoperto il fianco sinistro, e se ne accorse troppo tardi. Condé non si lasciò sfuggire l'occasione e ferì il re, per poi puntargli la spada alla gola. Si aggiudicò il primo round, e guardò lo sfidante trionfante. Sebastian si stupì di non veder uscire del fumo dalle orecchie del padre, che stentava a reprimere la collera; ma non ebbe tempo di avvicinarsi, perché cominciò il secondo round.

Il sovrano francese partì alla carica, come annebbiato dalla collera, facendo arretrare il principe; continuò a fare affondi e schivare, mentre l'unico rumore che si sentiva era quello del cozzare delle spade, l'una contro l'altra. Ad un certo punto, Condé si trovò costretto a parare un colpo che mirava alla sua testa, e tenne la spada premuta contro quella del re, resistendo con tutte le sue forze. Erano faccia a faccia, i respiri affannosi, la fronte imperlata di sudore, i denti serrati per non cedere; poi, Enrico spinse le spade verso l'alto, e fu più svelto dell'avversario, e fermò la lama sopra il suo petto, all'altezza del cuore. Il secondo round lo vinse il re di Francia, suscitando le urla trionfanti dei suoi uomini. Prima di cominciare l'ultimo round, gli uomini tornarono dai rispettivi soldati per rinfrescarsi:

"Padre" disse Francesco "Ce la potete fare. Condé è un degno avversario, ma potete sconfiggerlo con la vostra esperienza e la vostra destrezza"
"E' più in difficoltà sulla sinistra" aggiunse Bash, che aveva studiato attentamente la sua tattica "Cerca di resistere il più possibile schivando e parando senza troppo sforzo per poi attaccarvi e vincere in un colpo solo. Ma la gamba sinistra è più lenta, probabilmente non troppo tempo fa ha avuto un trauma che la rende ancora debole, e con la destra non riesce a proteggere tutte le parti del corpo"

"Dovrò puntare tutto sulla destra, per poi fargli una finta e attaccarlo dall'altra parte; non avrà scampo" annuì Enrico, subito richiamato dal fischio del testimone. L'ultimo round sarebbe stato quello decisivo: o lui, o Condé.

Maria sentì il terzo fischio, e sentì l'ansia metterle in subbuglio lo stomaco; non ci sarebbero state altre possibilità.

"Allora? Chi ha vinto?" chiese Lola, arrivandole affianco

"E' iniziato l'ultimo scontro. Spero che Enrico sia davvero migliore di Condé"

Lola le prese la mano, sorridendo incoraggiante, e la regina di Scozia si sentì subito rincuorata; doveva pensare positivo, e in cuor suo sapeva che sarebbe andato tutto bene. Poco dopo, arrivarono anche Kenna e Greer, e le quattro amiche si abbracciarono, facendosi forza a vicenda:
"Qualunque cosa accada, Maria" disse Greer ad un certo punto "Tu sei nostra amica e la nostra regina; saremo sempre dalla tua parte, e ti proteggeremo a costo della vita"

Sorrise commossa, e le strinse di nuovo a sé:
"Siete le migliori dame che potessi desiderare! Grazie di essermi sempre affianco"

Delle urla di giubilo giunsero alle loro orecchie, e subito si misero a guardare in lontananza: indubbiamente lo scontro era terminato, ma non riuscivano a capire chi avesse vinto; poi videro avanzare Condé, e si sentirono mancare. Maria strinse i pugni; stentava a crederci. La Normandia aveva vinto. Voltò la testa, amareggiata e delusa; poi Lola urlò, felicissima:
"Enrico ha vinto! Siamo noi i vincitori, Maria!!"

"Cosa?!!" corse di nuovo a vedere, e si accorse subito che aveva ragione: Condé era davanti, certo, ma aveva la mano premuta sul fianco sinistro, l'andatura ciondolante, con la spada di Enrico puntata alla schiena. Videro Sebastian e Francesco ai lati del padre, un'espressione trionfante e sollevata in volto, mentre la Francia acclamava il suo re a gran voce. Le dame si abbracciarono contente, e corsero immediatamente all'ingresso ad accogliere i soldati; Fracesco aspettò Maria, e le sorrise, facendole venire le farfalle nello stomaco. Lei, senza curarsi del decoro e della gente che li guardava, gli si gettò fra le braccia, mentre lui la faceva volteggiare ridendo, finalmente fuori pericolo.

Si guardarono, due bellissimi sorrisi luminosi in volto, grati di poter stare ancora insieme. Lui la baciò, e la strinse di nuovo a sé, abbracciandola come se fosse l'ultima volta, mentre lei gli accarezzava la testa, tirandolo più vicino.

Poco dopo, entrò anche Sebastian, e Maria lo vide da sopra la spalla del fidanzato; lui le sorrise, facendole un cenno col capo che lei ricambiò, felice. Aveva ufficialmente mantenuto la promessa.

Il coraggio di una scelta || MashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora