CAPITOLO 26

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Pearl non riusciva a parlare. Aveva il respiro corto, la fronte madida di sudore, il ventre dolorante, mentre le contrazioni le facevano strizzare gli occhi di dolore. Maria l'aveva fatta adagiare come meglio poteva. Bash le teneva la mano, mentre Alec la sosteneva dalla schiena.

"Ancora qualche centimetro" ansimò Maria, come se percepisse la stessa fatica della ragazza.

Lei si lasciò sfuggire un gemito di sofferenza, e Bash le scostò i capelli appiccicosi dal volto, baciandole la fronte. Il suo sguardo sembrava dire: <Andrà tutto bene, andrà tutto bene> e Maria non capì se fosse rivolto a lei o a Pearl.

Continuavano a tamponarle il viso con un panno intinto nell'acqua fresca, e questo le dava sollievo sufficiente per continuare a resistere, fitta dopo fitta. Ad un certo punto, Alec si immobilizzò, e Bash ci fece segno di tacere. Un silenzio innaturale calò sulla tenda, e a Maria venne la pelle d'oca: anche fuori, nella foresta, tutto taceva. Un silenzio prolungato, profondo. Un silenzio di morte.

Videro balzare delle ombre all'improvviso, circondando la loro tenda. Maria si strinse a Bash, e lui guardò Alec, con un cenno d'intesa. Le ombre cominciarono a muoversi in cerchio, senza dare segno di voler entrare, senza fermarsi. Un rullo di tamburi incalzanti accompagnava i loro passi, leggeri come pantere.

"Ist zùr laçt agame"

Maria inorridì quando si rese conto che quelle parole sconosciute erano uscite dalle labbra di Alec. Pearl strinse i denti, e con uno sforzo immenso ripetè insieme a lui:
"Ist zùr laçt agame"

"Ist zùr laçt agame" disse Bash, unendosi agli altri due. La regina di Scozia non riusciva a capire, erano delle parole senza senso per lei, una lingua sconosciuta. Le voci degli altri si fusero, aumentando l'intensità e la convinzione della loro voce mentre ripetevano incessantemente quelle quattro parole. Ist zùr laçt agame. Ist zùr laçt agame.

Le ombre sul telo della tenda parvero farsi più grandi, sempre più grandi. Si stavano avvicinando, a Maria sembrava quasi di sentire il loro putrido alito sul collo. Bash le strinse più forte le mani, intimandole con lo sguardo di non muoversi; lei obbedì, sempre più confusa.

Il rullo dei tamburi era diventato sempre più forte, le ombre sembravano quasi sul punto di squarciare la tenta e ucciderli tutti. Maria pregava che non accadesse nulla, mentre sudava freddo, la paura attanagliata fin dentro le ossa. La musica le rimbombava dentro la testa, facendole chiudere gli occhi, tentando di scacciarla via. Le ombre erano lì, erano quasi arrivate.

"Ist zùr laçt agame"

<Stanno arrivando per me> pensò Maria, continuando a tremare <Morirò, con la gola squarciata, il mio sangue bagnerà il suolo boscoso.>

Una mano sembrò distinguersi dalle ombre, e Maria congelò. Si dirigeva verso di lei, voleva farla a pezzi, lasciarla morire lentamente e dolorosamente.

<Prendimi> pensò, con le lacrime che le scorrevano dalle guance. Si rese conto di volerlo, desiderava che la prendessero, che la portassero via, verso la morte. Un viaggio dolce, verso l'unica cosa che in quel momento non le faceva paura...

Di colpo, uno schizzo rosso bagnò il telo della tenda, e Maria urlò, incapace di trattenersi. Era sangue.
Bash la strinse a sé, accarezzandole la schiena. Quando lei ebbe trovato il coraggio di staccarsi dal suo petto, vide che le ombre erano scomparse. La foresta era tornata silenziosa, e si chiese se non fosse stato tutto un sogno. Poi vide lo squarcio rosso sulla tenda e deglutì, sforzandosi di non gridare.
"C-che cos'erano quelli?"
Bash sospirò:
"Pagani. Non pensavo si sarebbero spinti fin qui, mi dispiace tanto Maria"
Le tremarono le mani:
"V-vi ho sentiti dire quelle... Quelle parole" li guardò come se li vedesse davvero per la prima volta, e si sentì accerchiata. In trappola. Ingannata. E la verità le venne a galla in un secondo:
"S-siete... Siete come loro. Siete dei pagani"
La voce le morì in gola, osservando le loro reazioni di conferma. Guardò Bash: anche se lui le aveva detto delle sue origini, non pensava che ricordasse ancora così tanto di quel mondo, e invece probabilmente da piccolo era pagano. Aveva aderito ad una setta assetata di sangue e caos. Maria si accorse che doveva uscire, doveva immediatamente andare alla ricerca di ossigeno che nella tenda non riusciva a trovare. Si alzò di scatto, e si diresse fuori, la gola in fiamme.
Lo spettacolo che le si presentò davanti era raccapricciante: uno dei due cavalli della carrozza era lì a terra, immobile. La sua testa era a pochi metri dal resto del corpo. Il suo sangue bagnava la tenda.
Maria trattenne a stento i conati di vomito. Gli occhi vitrei e spaventati dell'animale la guardavano, vuoti, terrorizzati. Il sangue colava dal collo e dalla bocca, leggermente aperta, come se fosse sul punto di gridare o di fuggire.
Maria non riusciva a distogliere gli occhi, eppure una vocina dentro di lei continuava ad urlarle:
"Scappa, scappa finché sei in tempo!"
Ma i suoi piedi erano fermi, incollati al terreno. Le lacrime le scorrevano copiose sulle guance, e lei non se ne accorse finché non sentì il loro sapore salato sulle labbra. Due mani forti e sicure la attirarono verso un petto caldo e tra braccia accoglienti. Maria non parlò mentre lui le metteva una mano sulla testa, cullandola dolcemente come se fosse stata una bambina. Lei lo abbracciò, stringendolo forte a sé, soffocando i singhiozzi sulla sua spalla.
Le baciò le tempie, la fronte, i capelli, sussurrandole parole dolci e sincere. Rimasero abbracciati nel buio, sotto le stelle, finché Maria non sentì urlare una ragazza, e si scostò bruscamente.
"Pearl! Oh mio dio, il bambino!!"
Corsero dentro alla tenda, e Maria si mise di fronte a lei:
"D'accordo, Pearl, adesso hai raggiunto gli 8 cm. Ora comincia a spingere forte"
Lei gridò, stringendo gli occhi, spingendo con tutte le sue forze.
"Brava, così, continua a spingere!"
Lei obbedì, ansimando, i capelli sudati appiccicati alla fronte. Le uscì un urlo di dolore, e si aggrappò al cugino, senza fiato.
"Continua così, ancora una spinta. Andiamo, Pearl! So che puoi farcela! SPINGI!!"
Lei sembrò afflosciarsi, Bash immediatamente pronto a sorreggerla; poi raccolse le ultime forze che le restavano, e gridò. Gridò, e spinse.
Maria riuscì a tirare fuori il bambino e lo avvolse nel suo mantello, tentando di dargli una pulita. Pearl aveva tirato un sospiro di sollievo, e si era accasciata su Bash. Lui guardava la piccola creatura strillante fra le braccia della donna che amava, affascinato. Quest'ultima diede il bambino alla madre, riuscendo a stento a trattenere le lacrime di commozione:
"Congratulazioni, è una bellissima bambina"
"Una femmina" sussurrò Pearl, piangendo, stringendosela al petto. La cullò per qualche istante, guardandola con un'intensità e una tenerezza tale da stringerle il cuore. Sua madre non l'aveva mai guardata così, non l'aveva mai trattata con amore.
<Per i miei figli sarà diverso> pensò, stringendo i pugni.
Bash stava guardando la bambina come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Poi i suoi occhi si posarono su Maria, e le sorrise, con gli occhi luminosi; e in quello sguardo lei lesse i suoi stessi desideri. Una famiglia, un futuro insieme. Ricambiò il sorriso, con le lacrime che le rotolavano giù dalle guance.
"Ciao, Annie..." sussurrò Pearl, quando la piccola cominciò a poppare vigorosamente. Sebastian fece un cenno ad Alec e tutti e tre uscirono, lasciando loro un po' di intimità.  Maria sentì l'aria pungente della sera baciarle le guance, offrendo conforto all'improvviso calore che le era divampato dentro. Rabbrividì, e due braccia forti furono pronte a passarle una coperta attorno alle spalle. Bash la avvolse nel telo caldo, e sentì lei ritrarsi al suo tocco:
"Io...le parole che avete detto prima.. che cosa"
Lui sospirò:
"È una richiesta di pace in lingua pagana. Quando ero piccolo sentivo spesso parlare in questa lingua, e qualcosa mi ricordo ancora. Mi dispiace di averti spaventata, ma era l'unico modo per mandarli via, credimi. Avrebbero usato il nostro sangue per macchiare la tenda, Maria, non potevo permetterlo"
"Quindi a-anche tu sei..."
"Nono, te l'ho detto. Professo la religione di mio padre, quelle parole per me non hanno alcun significato, devi credermi. Mi dispiace di averti spaventata"
Maria lesse un dispiacere sincero nei suoi occhi blu, illuminati dalla luce della luna; ma anche altro. Paura... Paura forse? Di perderla?
"Bash, quella che si deve scusare sono io. Mi dispiace, è stato tutto così... Intenso, so che tu non hai niente a che fare con questa gente. Mi sono spaventata"
Le baciò la fronte, attirandosela al petto:
"Va tutto bene, ora siamo al sicuro."
Infilò le dita fra i suoi setosi capelli scuri, arricciandoseli in mezzo alle dita.
"Sì, ora va tutto bene"
E per la prima volta, lo disse con sincerità.

Il coraggio di una scelta || MashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora