Il coraggio di una scelta || Mash

CAPITOLO 8

Nelle settimane successive, le visioni di Nostradamus sulla morte imminente del futuro re non lo facevano dormire: continuava a vederlo a terra, con il sangue che gli sgorgava da un'orecchio, inerme, mentre la luce lasciava i suoi occhi. Ne parlava con Caterina, e lei aveva tentato in tutti i modi di allontanare Maria: aveva avvelenato un suo fermaglio, mandato una finta lettera in cui era richiesta urgente presenza della regina di Scozia nel suo paese, ma aveva sottovalutato la sua nemica. La fidanzata del figlio, infatti, ne aveva parlato con quest'ultimo, e Francesco le aveva raddoppiato le difese, e non la lasciava sola un attimo. Caterina avrebbe voluto parlarle della profezia, ma sapeva che Francesco non credeva nella veggenza, e Maria avrebbe seguito l'esempio dell'amato. 

Olivia era rimasta al castello al servizio di Caterina, ma non lo sapeva nessuno; la regina madre organizzava i loro incontri in totale segretezza, e stava aspettando il momento propizio per mettere in atto il suo piano, aspettando nell'ombra come una pantera pronta a cacciare. 

Maria e Francesco passavano molto tempo insieme, e si divertivano da matti. Lei ormai aveva quasi dimenticato del tutto il bacio con il figlio bastardo del re, ma ogni tanto le tornava in mente, e sentiva come le loro labbra si cercassero fameliche, come se fossero state fatte per restare incollate insieme; e subito voltava la testa, ricacciando questi pensieri in fondo alla testa. Fra lei e Bash erano passati solo sgaurdi fugaci, e non erano più rimasti soli: Maria ne era molto grata, perché era più che mai decisa a dimenticre quello che non avrebbe mai potuto avere. Però adorava Francesco: il profumo dei suoi capelli, il calore delle loro dita intrecciate, e il sorriso sincero che regalava soltanto a lei la facevano sentire la donna più fortunata del mondo; le portava rose e narcisi, i suoi fiori preferiti, mentre i loro momenti intimi erano intrisi di dolcezza. Con lui non sentiva la passione ardente che la bruciava come era successo baciando Bash; Francesco era deciso ma delicato, le sue dita la accarezzavano dolcemente mentre la stringeva come per proteggerla. Le piccole attenzioni, cariche di affetto, colmavano Maria di gratitudine e felicità.

"Non possiamo più temporeggiare" disse Enrico, la fronte aggrottata. Erano nello studio del re mentre studiavano le carte del paese per decidere come muoversi: i protestanti si stavano ribellando al governo cattolico della Francia, e stavano cominciando a fare razzie e e bruciare case di cattolici influenti. 

"Questa rivolta deve finire, ora. Dobbiamo trovare un modo per evitare spargimenti di sangue, ma dobbiamo agire in fretta"

"Qual è la causa della loro rabbia? Sono stati offesi in qualche modo, o sono semplicemente mossi da una qualche opinione estremista?" chiese Maria

"Abbiamo catturato un uomo prima che fuggisse con gli altri, ma si è tolto la vita pur di non rivelarci informazioni. Il popolo sta cominciando a preoccuparsi, e i nobili mi incitano a fare qualcosa al riguardo. Dobbiamo evitare che peggori, e.."

"Vostra maestà!" proruppe un servo, entrando affannosamente "Hanno radunato un piccolo esercito, e si stanno dirigendo qui!"

"Adesso?" 

"In questo momento, sire"

"Dannazione" imprecò Enrico "Come faremo?"

"Non possiamo attaccarli, padre" interruppe Bash "Sono contadini, gente semplice, non sono guerrieri, sarebbe solo un inutile spargimento di sangue"

Maria lo guardò di sottecchi, colpita; aveva molte qualità nascoste il figlio bastardo del re.

"Ma non possiamo far finta di niente. Che cosa penseranno di noi i nobili? Dobbiamo sedare la rivolta, immediatamente! Le minacce" disse, prendendo in mano una penna d'oca, accarezzandola dolcemente "Vanno stroncate dalle radici, con esecuzione immediata" e, con un movimento brusco e violento, la spezzò in due. Quel che restava della penna volteggiò, fino a posarsi sul tavolo; la decisione del re era definitiva, ma Maria non era d'accordo.