Capitolo 32

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Ian emette un sospiro mentre digita qualcosa alla tastiera del portatile, interrompendo la mia intensa lettura di 'Le anime morte'.

Non avevo mai considerato seriamente la letteratura russa prima di conoscere Nadija, mi ha consigliato e fornito alcuni titoli interessanti, tra cui questo.

Quando elogiava con ardore Dostoevskij credevo che esagerasse e che fosse influenzata dal suo forte patriottismo, invece mi sono ricreduta, ma devo dire che è una lettura impegnativa e impossibile da proseguire con le lamentele di Ian di sottofondo.

-Non è possibile che io lavori con certa gente- dice non staccando gli occhi dalla schermata del computer -Sono dei deficienti!-

Ridacchio e alzo gli occhi su di lui: è seduto al lato opposto del divano, con le mie gambe intrecciate alle sue e la testa sorretta da una mano.

-Attento, qualcuno potrebbe pensare lo stesso di te-

-Come sei simpatica- dice dopo aver imitato una risata.

Alzo gli occhi al cielo e poso il libro sul tavolino del soggiorno, facendo attenzione a non sporgermi troppo per non cadere.

-Dovresti staccare la spina, letteralmente-

Oggi non siamo andati al lavoro perché, a detta sua, avevamo bisogno di stare un po' insieme e rilassarci, ma di tempo insieme ne abbiamo passato ben poco rispetto a quello che mi aspettavo.

Dopo colazione il suo cellulare ha iniziato a squillare, la prima volta era suo padre, dalla seconda telefonata in poi ho sentito toni alterati e insulti da parte sua e ho dedotto che non parlasse con Robert.

Da una parte mentirei se non ammettessi che mi dispiace che il lavoro gli abbia rubato la maggior parte del nostro tempo, ma dall'altra mi devo rassegnare davanti alla sua importanza dal punto di vista lavorativo, d'altronde, è una delle cose che mi attrae più di lui.

-Non posso, la delegazione a Seattle è nel panico. Sono mancato tre giorni e sono già nella merda fino al collo-

Quando sento nominare la mia città natale mi sento presa alla sprovvista.

Non mi aveva mai parlato di affari estesi fino a lì, forse si tratta di qualcosa di nuovo.

All'altezza dello stomaco sento formarsi un doloroso buco vorticoso, che si sta pian piano appropriando delle emozioni positive che provavo fino a qualche minuto fa, assorbendole come se fossero polvere.

Ora eccole lì, le innumerevoli immagini che mi scorrono nella mente come delle pellicole cinematografiche.

Da tempo non pensavo così profondamente al mio passato e a tutto quello che ho lasciato indietro fuggendo.

Per l'ennesima volta mi sono illusa di aver superato tutto, grazie ad Ian, che è molto meglio di qualsiasi medicinale, ma a volte non basta.

Ma come sempre mi sbagliavo, rimarrà sempre vivo l'ossessivo ricordo che disturberà la quiete che mi sono duramente costruita.

Riconosco in anticipo un attacco d'ansia, dal respiro che inizia a farsi irregolare e dal familiare groppo alla gola di cui non riesco a liberarmi.

Cercando di sembrare il più calma possibile mi alzo dal divano e mi avvio lentamente verso il corridoio, reprimendo la voglia di correre verso la terrazza e di scavalcare la balaustra.

-Dove stai andando?-

La sua voce mi arriva lontana,quasi un suono sconnesso, ma fortunatamente ancora comprensibile.

-In bagno- rispondo con la voce spezzata.

Nel momento in cui sono sicura di essere al di fuori della sua vista accelero il passo e apro la porta della mia stanza.

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