Capitolo 39

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Eddy posa una mano sulla mia e i suoi occhi cercano un contatto con i miei.

Mi trovo sul divano di casa sua, sono venuta un paio di volte ma non mi sono mai intrattenuta per più di un'ora o due.

Sulla parete alla mia destra si trova un orologio che segna le tre di pomeriggio, ciò vuol dire che sono seduta sul divano di Eddy da circa quattro ore, dopo che mi ha medicato le ginocchia.

In completo silenzio, fissando il pavimento.

Ho talmente tante domande in testa che potrebbero esplodermi dalle orecchie da un momento all'altro.

Quando Eddy è venuto a prendermi, ha capito fin da subito quale fosse il problema e non mi ha chiesto niente, né ha fatto una parola.

Mi ha portata a casa sua e, conoscendomi, ha capito che mi serviva tempo, ma né io né lui credevamo che ce ne volesse così tanto.

Vorrei essere pronta per chiedergli cosa sa di tutta questa storia, non lo sono, ma lo farò comunque, perché lo esigo, ho bisogno di mettere ordine nella mia mente.

-Eddy, voglio sapere tutto-

-Ne sei sicura?-

Annuisco lievemente e lui sospira combattuto.

-Cecily ed Ian si conobbero al college e dopo soli due mesi decisero di andare a vivere insieme. Era una scelta affrettata ma sembravano felici ed Ian era in quel periodo di ribellione verso il padre, il fatto che lui non fosse d'accordo lo incoraggiava a continuare la relazione.-

fa una pausa per massaggiarsi le tempie, come se dovesse riflettere

-un giorno, durante le vacanze di primavera, fuggirono a Las Vegas e si sposarono. Subito dopo Cecily iniziò ad essere eccessivamente gelosa, aveva crisi isteriche e aveva delle ossessioni. Era sempre stata una ragazza emotiva e fragile, ma mai così, a volte faceva davvero paura. Devo continuare?-

Annuisco di nuovo, continuando a fissare il pavimento, incapace di attivare altri sensi se non quello dell'udito

-Venne fuori che era affetta da un disturbo borderline e che dopo il matrimonio aveva smesso con i farmaci. Ian lo sapeva già da tempo e capimmo perché il padre non fosse d'accordo con la loro unione. Cecily continuava a peggiorare,seguiva Ian ovunque,una volta scoprì aveva passato la serata con me, Logan e la sua ragazza: quando tornò a casa iniziò ad accusarlo di averla tradita,a tirare piatti contro il muro e minacciava di buttarsi dal terrazzo-

-E la questione del figlio?-

-Non ne so nulla. Dopo che lei se ne andò senza dire niente a nessuno non abbiamo più avuto sue notizie, finché non l'ho incontrata insieme a te al centro commerciale.-

Dopo questo racconto sto notevolmente peggio di prima, oltre alla fitta di dolore al petto mi assale un senso di nausea troppo invadente da poterlo ignorare.

-Stai bene? Sei pallida-

Faccio cenno di no con la testa e mi precipito in bagno, con la sensazione di star per vomitare da un momento all'altro, ma non succede, per mia fortuna o sfortuna, non lo so.

Ho come un peso sullo stomaco, un macigno che sento il bisogno di espellere in qualche modo.

Sento il braccio di Eddy che mi circonda le spalle e mi conduce in cucina.

-Ora ti preparo un tè caldo-

Sto per obiettare quando alza un indice in modo autoritario

-E tu lo berrai, so cosa ci vuole in questi momenti-

-Va bene-

Nel frattempo arieggia un silenzio pesante, quasi opprimente, in cui domande e frustrazioni galleggiano intorno alla mia testa.

In tutto questo tempo, in cui ha detto di amarmi, in cui voleva l'esclusiva sul nostro rapporto e in cui mi sono sentita sbagliata per ogni errore che facevo, lui aveva un realtà un segreto così grande.

L'ho visto come una persona perfetta e senza difetti, ma potevo sospettare del fatto che le persone perfette non esistono e che tutti abbiamo dei casini alle spalle.

Mi sento come se il pavimento mi fosse crollato sotto i piedi e tutte le mie certezze fossero svanite nel giro di due minuti.

Ho affidato tutta la mia vita a lui, l'ha modellata a suo piacimento e soprattutto, mi sono fidata.

Non l'avevo mai fatto con nessuno dopo la morte di mia madre, mi pento di averlo fatto ma non mi incolpo, mi ha tenuto nascosta ogni cosa.

L'unica persona per cui provo un senso di colpa è Eddy, è una persona fantastica, l'ho chiamato e in dieci minuti è accorso in mio aiuto, tutto questo il giorno di Natale.

-Scusami per averti disturbato a Natale, eri con i tuoi?-

-Non fa niente, a dire la verità non vedevo l'ora di andarmene, anche se ero appena arrivato- risponde porgendomi la tazza di té che mi ha appena preparato.

Potrebbe anche essere sincero, ma sono qui a casa sua da troppe ore e devo tornare a casa, anche se la sola idea mi disgusta.

-E' meglio che vada- dico bevendo l'ultimo sorso di té.

-Greta, rimani pure quanto vuoi, davvero, so come ci si sente in queste situazioni. Puoi andare a prendere qualche vestito, se vuoi-





Così, sto salendo i piani del palazzo con l'ascensore, che ora mi sembra più veloce che mai.

Il fatto è che non sarei mai venuta se non fosse per ii vestiti e le pillole per prendere sonno, perché so che ce ne sarà bisogno.

Mi attendono nottate pesanti e giornate non da meno, perciò mi attrezzerò a dovere.

Eddy mi sta accompagnando, volevo che aspettasse in auto ma ha insistito, perciò mi trovo davanti alla porta con lui al mio fianco.

Purtroppo non ho con le le chiavi e la porta non si apre dall'esterno senza di esse.

Dopo aver bussato ci vogliono meno di trenta secondi prima che la porta venga aperta e, a differenza di ciò che speravo, davanti a me si piazza Ian, con gli occhi gonfi dalle lacrime.

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