Capitolo 10

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Ho sempre sperato in una rinascita,nel profondo.

Non a quel tipo di cambiamento radicale che si vede nei film,dedicato completamente all'aspetto fisico, quello a cui nel mio inconscio ho sempre aspirato è quasi paragonabile ad un cambiamento caratteriale anche se quest'ultimo non esiste.

Quando sembra che il mondo ti stia crollando addosso,hai la sensazione di essere in una stanza,buia ed opprimente e quando ti accorgi che ti manca l'ossigeno cerchi disperatamente una via d'uscita e sai con certezza che oltre quella via d'uscita starai meglio.

Questo è quello che sin dalla tarda adolescenza volevo,credevo che scappare da Seattle e chiudere con il mio passato mi avrebbe permesso finalmente di respirare ma non ha funzionato,anzi,l'approccio negativo con me stessa mi ha portata fino all'abuso di Lorazepam,da cui mi sono ripresa,ma non è questo il punto.

L'unica cosa che ho sempre chiesto al mondo è di stare bene, avere un lavoro soddisfacente e evitare legami affettivi mi è sembrata per anni la scelta migliore,ma mi sono buttata troppo nella monotonia e anche in questo caso il fallimento era assicurato,anche se non me ne sono resa conto fino a quando non è arrivato Ian nella mia vita.

Da quando sono atterrata a New York ho avuto il presentimento che questa volta sarebbe stata quella giusta e lo credo ancora,sono molto meno ansiosa adesso che abito qui,non perché sia un attico di lusso a circondarmi ma perché non sono sola e non voglio neanche scappare ogni volta che ne ho l'occasione.

Però negli ultimi tre giorni,dopo che Josh ci ha provato con quella mossa disgustosa c'è una certa tensione in casa fra me e lui ma Ian non se ne accorge, è troppo preso da una questione lavorativa anche se non ho capito bene di cosa si tratti.

Tento di evitarlo in tutti i modi,facendo passeggiate o stando in camera di Ian,non che la cosa mi dispiaccia,adoro leggere al suo fianco mentre lavora al computer o ascolta la musica.

-Domani avrai un lavoro,emozionata?-

Annuisco facendo spallucce.

-Il tuo entusiasmo mi fa cadere le braccia,dovresti gioire di più alla vita-

-Quando ce ne sarà motivo lo farò- dico monotona.

-Ma domani lavorerai con me,sarò il tuo capo ed è piuttosto eccitante come cosa,almeno per me-

-Non vai molto lontano,Scott,se decido di non dartela puoi essere il mio capo quanto vuoi- ribatto con un sorriso malizioso

-Lo stesso non vale per me?- chiede

-Voi uomini vedete un sedere e diventate morbidi come creta- rispondo con tono di sufficienza.

Fa cenno di no con la testa e sorride.

Nel frattempo Josh ci raggiunge in terrazza e afferra una patatina dalla ciotola sul tavolino,comincio a sentire l'imbarazzo che cresce ma cerco di non darlo a vedere.

-Ti piacerà tantissimo lavorare lì,gli impiegati sono tutti fuori di testa e il divertimento è assicurato-

-Ok,spero che non ci siano escort o altro perché mi dissocerei del tutto -

Ridiamo entrambi mentre Josh ci osserva in piedi,mi guarda ma cerco di rimanere indifferente,osservando il cielo notturno di Manhattan che fa da sfondo.

-Ian il tuo telefono stava squillando,era tuo padre- dice ad un tratto,calmo e pacato.

Prego Ian con lo sguardo di non andarsene ma inutilmente,quando la portafinestra si chiude dietro di lui mi alzo dal divanetto per rientrare

-Greta,aspetta-

Sussulto e mi volto verso di lui,ha le braccia conserte e lo sguardo deciso verso di me.

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