Apro gli occhi lentamente, mettendo a fuoco tutto ciò che è intorno a me.
Pareti bianche e una finestra con le veneziane chiuse.
Un rumore disturbante risuona frequentemente alla mia sinistra e cerco di ruotare il volto per vedere di cosa si tratta, ma non ce la faccio, sono stanca e affaticata.
Sono stesa su un letto e sono comoda, almeno fino a quando non abbasso lo sguardo e ho il desiderio di alzarmi e urlare.
Noto una flebo sul mio polso e un misuratore d'ossigeno che stringe il mio dito indice, realizzo che sono in ospedale e mi sollevo per mettermi a sedere, ma sento una fitta di dolore nella parte bassa della schiena e sono costretta a tornare sdraiata.
-Sei sveglia-
A parlare è Ian seduto alla mia destra, di cui, sfortunatamente, non mi ero accorta.
Vorrei parlargli, chiedergli perché sono qui, ma ho la gola secca e le parole mi si bloccano in bocca, non riesco nemmeno a parlare, cosa diavolo è successo?
Forse ho avuto un incidente stradale o domestico, non mi ricordo assolutamente niente ma ho il presentimento di essere ridotta male.
-Ferma qui, chiamo il dottore-
Detto questo, esce velocemente dalla stanza e mi lascia da sola, tra la mia confusione e le mille domane sul perché io sia qui e come io sia finita qui.
Con lo sguardo lo prego di non andarsene, di stare qui, insieme a me e rispondere alle mie domande, che prima o poi spero mi usciranno dalla bocca.
Dopo qualche secondo entra un uomo sulla trentina, però senza Ian, è vestito con un camice bianco e tiene una cartella tra le mani, a cui da un'occhiata prima di rivolgermi la parola.
-Ciao Greta, sono il dottor Davis. Ti trovi al Presbyterian Hospital, in terapia intensiva-
Tento di nuovo di parlare, ma la mia bocca, stavolta, si apre e si richiude velocemente, come un riflesso involontario, provo ancora a mettermi a sedere, ma il dolore lancinante alla base della schiena mi blocca sul posto.
Il dottore corre subito in mio soccorso e mettendomi le mani sulle spalle mi aiuta a chinarmi sul letto.
Emetto un gemito dolorante quando la mia testa incontra di nuovo il cuscino.
-Devi fare attenzione, sei stata in coma tre giorni e hai una rabdomiolisi renale, non puoi pensare di alzarti come se niente fosse-
Sgrano gli occhi e il monitor del battito cardiaco alla mia sinistra inizia a suonare più frequentemente, a causa della notizia mi sto agitando.
Rivolgo uno sguardo interrogativo al giovane dottore che mi guarda apprensivo.
-Hai avuto un'intossicazione di farmaci, ti ha trovata il tuo ragazzo-
Ne segue un silenzio imbarazzante, almeno per me, com'è possibile che sia successo? Sono sempre stata attenta sotto questo punto di vista.
Tutto a un tratto, come un fulmine, mi passano davanti alla mente gli ultimi giorni, la chiamata che annunciava la morte di mio padre, la litigata con Ian, dell'attacco di panico e del vino, molto vino.
Ciò che mi disturba di più è che sia stato Ian a trovarmi e sto sprofondando nella vergogna al solo pensiero.
-Sei stata fortunata, hai avuto un arresto cardiaco e ti abbiamo rianimata in tempo, somministrato del flumazenil e non appena sarai idonea subirai un piccolo intervento ai reni, ma ci penseremo più avanti-
Così, in meno di due minuti mi piovono addosso un sacco di cose pesanti come macigni e mi lasciano interdetta.
Il suo tono di voce è premuroso e gentile ma nonostante questo non riesco a stare tranquilla, tutta questa situazione è paradossale.
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Chosen
RomanceGreta,fuggita dalla violenza del padre, si rifugia in una vita monotona e nel suo lavoro da barista, fin quando non incontra Ian, un turista che la attrae fin da subito ma dal quale non vuole una relazione sentimentale e la cosa sembra reciproca, a...