Capitolo 40

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E' strano come a volte, sovrastati dalla rabbia, vorremmo afferrare qualunque cosa ci capiti sottomano per scaraventarlo contro una parete mentre altre volte, quando di mezzo c'è la disperazione, siamo totalmente paralizzati.

Trovando Ian, esattamente a mezzo metro da me, non trovo la forza e neppure l'impulso di reagire in qualche modo.

Vorrei sputargli addosso tutto quello che provo in questo momento, farlo soffrire quanto sto soffrendo io, ma sembra che nemmeno lui se la passi tanto bene e non seguo la logica 'occhio per occhio, dente per dente', non ora.

Ha gli occhi gonfi e arrossati, i vestiti che indossava oggi per il pranzo sono stropicciati, è in uno stato pietoso.

-Greta...- mormora stupito.

Deglutisco e mi faccio forza per scansarlo e andare a passo svelto in camera mia, visto che non riesco nemmeno a parlare e a dirgli cosa sono venuta a fare.

Ma credo che lo sappia già.

-Ti ho chiamata almeno un milione di volte-

Sento che è vicino a me e che mi sta seguendo, non voglio fermarmi e guardarlo di nuovo, ne rimarrei distrutta più di quanto non lo sia già.

Apro l'armadio e infilo dei vestiti a caso nel borsone che mi ha prestato Eddy, avrei potuto usare la valigia del viaggio in aereo, ma è nella cabina armadio di Ian e non ho abbastanza tempo per prenderla.

-Ti prego, ascoltami-

Mi prende per un braccio e io mi divincolo velocemente, non voglio essere toccata da lui, la sola idea mi schifa.

Non si arrende e mi si piazza di nuovo davanti sbarrandomi la strada.

-Non sai tutta la storia- il suo tono di voce si sta alzando e io faccio di tutto per non scoppiare in lacrime e prenderlo a schiaffi nello stesso momento.

Mi volto per andare in bagno con l'intenzione di prendere i barattoli dei miei medicinali.

-Ora andrai da a stare da Eddy? Anche lui ti ha mentito, anche lui sapeva tutto!-

Basta così, non ne posso più.

Sono satura di rabbia e sono pronta ad esplodere, forse era quella che mi paralizzava prima.
Sono un groviglio di emozioni indistinguibili fra loro.

Presa dal nervosismo getto il borsone a terra e mi strattono i capelli con le mani.

-A lui non ho affidato tutta la mia vita! Lui non è l'unico uomo che io abbia mai amato e che mi ha distrutta senza pensarci due volte!- mi rendo conto che sto urlando ma oramai non m'importa -tutti i segnali erano così evidenti cazzo! Non potevi essere così perfetto e ora ti sei rivelato per quello che sei!-

Riprendo il borsone da terra ignorando le sue suppliche e me ne vado dall'appartamento di corsa.

-Ian, dalle tempo- gli dice Eddy impedendogli di seguirmi ancora.

Della risposta di Ian riesco solo a sentire solo un 'ok'.

Non aspetto né Eddy né l'ascensore per uscire dal palazzo, voglio solo fuggire e andare il più lontano possibile, d'altronde scappare è l'unica cosa che so fare, senza Ian.


Oramai ho perso il conto dei giorni e delle notti che sto passando tra il letto e il bagno di Eddy.

Mi sento come un parassita in casa sua e anche se non esco spesso dalla stanza degli ospiti so che creo disturbo, ma in albergo non ci posso andare,costa troppo.

Ogni mattina e ogni sera Eddy viene a portarmi un vassoio di cibo, ovviamente non tocco niente, ho un nodo enorme allo stomaco.

Non ho la minima voglia di mangiare,bere,alzarmi o fare altro che non sia dormire e rigirarmi fra le lenzuola.

Penso e ripenso ad Ian, alla conversazione con suo padre e a tutta la nostra convivenza, cercando dettagli che avrebbero potuto darmi indizi su quello che c'era dietro.

Quello che mi fa veramente male è la bugia costante in cui sono vissuta fino ad adesso.

Se lui me l'avesse detto, beh, non so se l'avrei accettato, ma sicuramente non sarei stata così e poteva risparmiarmelo.

Non m'interessa se mi ama davvero, se sta divorziando da lei o se voleva dirmelo di lì a poco, io adesso devo pensare ad un'alternativa in merito a dove stare,perché suppongo che Eddy non ne può già più di me.
Complimenti Ian, mi hai distrutta del tutto.

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