Capitolo 56-Ultimo

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-...dovrai anche seguire un'alimentazione aproteica ancora per un po' di tempo, per il resto stai andando bene-

Annuisco lievemente e il chirurgo si congeda, due ore fa mi sono svegliata dall'anestesia, l'altro ieri ho subito l'intervento ai reni di cui mi aveva parlato il dottor Davis, dovrei riprendermi nel giro di quindici giorni.

Sento un lieve dolore nella parte bassa della schiena, l'effetto della morfina sta svanendo, non me ne hanno somministrato molta, quel maledetto psicologo ha parlato con il dottor Davis della mia ''dipendenza'' mi hanno regolato la dose degli antidolorifici.

Dopo aver parlato con Ian ho fatto chiamare lo psicologo, Alfred, almeno così mi ha detto di chiamarlo e abbiamo parlato del mio futuro ricovero.

Era contento di rivedermi, all'inizio non sapevo bene cosa dire, ma lui ha gestito al meglio la situazione, ha cominciato a chiedermi perché avessi cambiato idea e gradualmente la conversazione si è spostata sul mio passato.

Ha domandato della mia infanzia, dei miei genitori, a quel punto mi sono chiusa a riccio, ma mi ha spiegato che raccontare tutto dall'inizio fa parte del percorso che mi porterà a vivere più serenamente, così ho fatto uno sforzo,un enorme, stratosferico sforzo.

Forse grazie agli antidolorifici, forse a causa delle lacrime versate da Ian, ho raccontato alcune cose a proposito di quello che faceva mio padre, e giurerei di averlo visto sbiancare, ma molti dettagli li ho tralasciati e per adesso va bene così, ha detto lui.

Verrò seguita da lui all'interno della struttura, l'ho richiesto io esplicitamente, poiché è stato strano che io mi sia fidata di un uomo, per giunta uno psicologo,quindi prenderò la palla al balzo.

Credevo che sarebbe stato peggio, che mi avrebbe trattata come un esperimento da analizzare, invece è stata solamente una chiacchierata tranquilla.

Ho realizzato a pieno che quello che sto vivendo non è affatto normale, intendo gli incubi e il bisogno costante di prendere gli ansiolitici per stare tranquilla, ne avevo già il sospetto, inconsciamente, ma adesso mi è tutto più chiaro.

Ne ho parlato anche con Eddy, che quando è venuto a trovarmi, era triste, certo, ma ha passato più tempo ad insultarmi per lo spavento che gli avevo fatto prendere.

Non si era accorto di niente, eppure stavamo così tanto tempo insieme.

Comunque siano andate le cose, sono stanca di stare in quest'ospedale, mangiando cose che non sanno di niente e dover andare in bagno sempre assistita da qualcuno.

Quando c'è Ian mi faccio aiutare da lui,ma ovviamente ha il lavoro a cui pensare e mi è stato fin troppo vicino, a me e a Vito, il mio -nostro- gatto dal nome bizzarro.

Sento di non meritarlo, l'ho ferito, spaventato, respinto, eppure lui c'è.

Il ricovero si effettuerà direttamente dall'ospedale, verrò trasportata con un'ambulanza, l'ho richiesto esplicitamente io.

Temo che tornando a casa per prendere i miei effetti personali potrei cambiare idea.

Sono decisa a perseguire questo obiettivo e non voglio che niente ostacoli il mio cammino.


Due settimane dopo

La struttura qui a Soho non è male, c'è un giardino enorme e posso accedervi quando voglio.

Gli infermieri sono molto gentili con me, gradualmente sto seguendo una dieta sempre più flessibile, ma sono ancora seguita dal punto di vista medico, a causa dei problemi renali.

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