Capitolo 44

1K 31 2
                                    

Mi giro e rigiro fra le lenzuola, tentando di attenuare questo mal di testa lancinante che sembra tormentarmi da un'eternità.

I post sbornia li ho sempre curati con acqua e Vallium, ma ora non ho nemmeno la forza mentale di muovermi dal letto.

Come previsto dai rumori dei passi che si avvicinano, la porta della camera viene aperta e dopo un paio di secondi davanti a me appare Eddy con una tazza fumante in mano.

-Buongiorno-

Riesco solo a rispondere -Ciao.Ma che ore sono?-

-Le sette-

Alle sue parole faccio per alzarmi a sedere ma una fitta alle tempie mi blocca sul posto.

-Ferma, ho avvisato che saremmo entrati al lavoro più tardi, così hai il tempo per riprenderti. Tieni, ti ho fatto del caffé e in cucina c'è un litro d'acqua che ti aspetta-

Afferro la tazza e bevo un sorso di caffé, benedicendo Eddy in tutti i modi, sebbene non ad alta voce.

Mi strofino gli occhi e mi scosto le coperte lentamente, sento tutto il corpo che viene pervaso da brividi, segno che sono stata messa a letto in intimo ieri sera, questo non lo ricordavo.

-Hai combinato un bel casino ieri sera,eh?-

Mi volto di scatto a guardarlo storto e il suo sorriso svanisce velocemente.

Mi ricordo perfettamente tutto, purtroppo: la pomiciata con la barista, la chiamata ad Ian ed Eddy sul sedile posteriore dell'auto che mi accarezzava la testa appoggiata sulle sue gambe mentre piangevo.

Nulla che non si possa definire una serata imbarazzante all'insegna dell'alcol, certo, ma non direi che ho combinato un casino.

Si combina un casino nel caso in cui ci si spogli sul tavolo e si faccia una danza irlandese oppure che si faccia a botte con il buttafuori.

-In che senso,scusa?-

-Prima che ti venissimo a cercare Ian ha chiamato me per circa dieci volte e poi Logan per dirgli di trovarti e che eri ubriaca marcia, quindi di portarti a casa-

-Merda, mi dispiace se vi siete preoccupati-

-No, al contrario. Eravamo fortemente convinti che te la stessi facendo con Blair, mi pare che si chiamasse così,fino a quando non l'abbiamo vista tornare senza di te ed Ian ha telefonato- il suo tono è ricco di ilarità e sembra proprio che mi voglia prendere in giro.

Questo ragazzo parla troppo per essere mattina, mi manca Nadija che mi versava il caffé in silenzio e che aspettava che fossi io ad iniziare la conversazione.

Mi domando come stia e se anche io le manco almeno un po', non è priva di sentimenti come può sembrare ,è simile alla me di mesi fa, chiusa e apparentemente anaffettiva.

Vorrei tanto chiederle di vederci ma purtroppo non possiedo nessun suo contatto.

Mi alzo dal letto il meno bruscamente possibile e vado in bagno per bagnarmi la faccia con dell'acqua fredda,quando questa incontra la mia pelle mi pervade una totale sensazione di benessere, insieme ad un leggero senso di nausea.

La mia concentrazione si sposta tutta sull'inspirare e respirare il più regolarmente possibile, nel frattempo i miei occhi cadono sul barattolino bianco di pillole che è praticamente vuoto. Di nuovo.

L'ultima volta è stato Josh a darmele e temo che dovrò chiedere a lui dove le ha prese e di conseguenza parlarci, cosa che mi fa venire l'orticaria solo a pensarci.

Ecco qua, penso a Josh e mi passa la nausea, avrei sempre sostenuto il contrario.

Finisco il caffé in camera mia, appoggio la tazza vuota sul comodino e mi vesto totalmente a caso, infilandomi i primi jeans che mi capitano sottomano e una felpa.

Mi soffermo per un secondo a guardarmi allo specchio dietro la porta, ultimamente non mi sento molto a mio agio con questo abbigliamento, sopratutto in ufficio.

Sono quasi tutti vestiti in modo formale e sono come un pesce fuor d'acqua con le felpe sportive e dei pantaloni che mi stanno larghi perfino con una cintura.

A suon di lamenti per il mio mal di testa che sembra attenuarsi ma non andarsene, salgo con Eddy in auto e ci dirigiamo al lavoro.

-Oggi mi aiuti a scegliere qualcosa di nuovo da mettermi?-

-Finalmente!- esclama esasperato -Cosa ti ha spinto a lasciare quegli orribili felponi nella raccolta di beneficienza?-

-Accidenti...hai già programmato tutto. Non lo so, voglia di cambiare,credo-

-Bene, bene. Oggi si fa shopping, ho dei buoni sconto per il sito di Bloomingdale e c'è una gamma di nuovi colori che ti starebbe benissimo-

Sorrido alle sue parole, sapendo quanto gli piaccia fare questo genere di cose, mi fa sempre piacere farlo contento, essere l'origine del buonumore di qualcuno fa stare tremendamente bene.

Parcheggia l'auto e ci avviamo alla porta del palazzo della M.A.S.&Company, una volta entrati chiamiamo l'ascensore.

Eddy si volta verso lo specchio e si aggancia gli ultimi bottoni della camicia.

-Oggi da quello che so non ci sarà-

-Chi?-

Fa un sorriso sghembo.

-Lo sai chi. Niente imbarazzo per oggi--


E' vero, oggi Ian non c'era, lavorava da casa, o così ha sostenuto Logan.

Mi sto arrovellando il cervello da stamattina sui possibili motivi della sua assenza, prima lo faceva quando litigavamo pesantemente, ma sarebbe egoista pensare che manchi solo per me, potrebbe stare male o essere raffreddato.
Ma non lo chiamerò.

Eddy nel frattempo mi sta distribuendo la crema decolorante sui capelli in modo più che preciso.

-Puoi tornare in questo mondo, per favore?-

Lo guardo attraverso il piccolo specchio sul tavolo da pranzo e gli mostro il dito medio.

-Sii gentile, ho tra le mani il destino dei tuoi capelli, potrei volutamente combinare un disastro-

-Lo combinerai in ogni caso- lo rimprovera Logan -Ragazzi, secondo me questa che state facendo è una gran cavolata-

Eddy sbuffa sonoramente,senza smettere di lavorare sui miei capelli.

-Andrà tutto bene, non rovinare l'entusiasmo. Ultimamente sei sempre così serio,ma che ti succede?-

-Esatto, che ti succede?- chiedo infilandomi in bocca un cucchiaio ricolmo di gelato e guardandolo curiosa.

Sospira e si siede sul divano di Eddy infilandosi la testa tra le mani.

-Sono solo un po' stanco-

-Ti conosco, amico, tu hai qualcosa e ora parlerai-

-Va bene, va bene-

Si rizza in piedi ,guarda al di fuori della finestra e osserva la fitta nebbia che circonda case e palazzi, anche perché si riesce a vedere solo quella dalle cinque del pomeriggio in poi.

Ad un tratto fruga nelle tasche del suo giubbino appoggiato alla poltrona del soggiorno ed estrae quella che sembra una piccola scatola grigia in latta.

-Posso?- domanda indicando la scatola che tiene in mano.

-Accidenti, cosa diavolo è successo per non poterlo dire senza fumare erba?-

Non accenna risposta, sembra riflettere su cosa dire e nel frattempo apre la finestra.

Mi volto verso Eddy e ci scambiamo un'occhiata preoccupata.

-Il figlio di Cecily potrebbe essere mio-

Detto questo, prende l'accendino dall'altra tasca e rapidamente un odore acre si diffonde nella stanza, perfetta metafora della bomba appena sganciata.

ChosenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora