Capitolo 9

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Quando termino il mio muffin io e Ian usciamo dal bar in silenzio.

Non parliamo molto ma è quello che mi piace della sua compagnia,non siamo obbligati a riempire il silenzio per sentirci a nostro agio,questo vale almeno per me.

Ho sempre creduto che quando ci si trova in sintonia con una persona si possa comunicare anche nel più totale dei silenzi,per questo le persone giuste sono difficili da trovare e pretendo sempre un'empatia che non tutti possono avere.

-Dove andiamo,Ian?-

-Andiamo a casa- risponde con noncuranza.

In una frazione di secondo mi tornano in mente le immagini di quello che è accaduto con Josh ieri sera e al terribile incubo che mi ha causato.

Voglio evitare Josh il più possibile,mi disgusta solamente l'idea di vederlo,so che prima o poi accadrà dato che ci convivo ma per ora evito il pensiero.

-No,dai,andiamo da qualche parte-

-Dove vorresti andare?- chiede piuttosto sorpreso

Sono sollevata che si stia dimostrando da subito disponibile,anche se deduco che sia stanco della mia presenza.

-Ovunque vada tu va bene-

Sul suo viso spunta un grande sorriso,mi prende per mano, rabbrividisco a quel contatto ma non ci faccio caso e proseguo con lui.

Camminiamo per un lasso di tempo che non riesco a definire con precisione,parliamo del mio futuro lavoro e i minuti scorrono veloci.

Lui sostiene che sarà abbastanza noioso dopo che avrò appreso il tutto,ma io dissento perché niente sarebbe monotono come la mia vita prima di New York e non vedo l'ora di iniziare.

Credo che siano passati all'incirca trenta minuti da quando abbiamo iniziato a camminare,Ian dice che è un bel posto e che ci va spesso e io so che ha buon gusto in materia di luoghi naturali e non,la grotta sul mare ne è un esempio.

I taxi scorrono veloci vicino a noi ed è difficile camminare su un marciapiede che non sia occupato da uomini d'affari o studenti in divisa,l'ambiente è molto caotico ma riusciamo comunque a proseguire con discreta tranquillità.

Scorgo in lontananza l'Hudson e il mio olfatto avverte un odore sgradevole,paragonabile a quello delle fognature che fuoriesce dai tombini.

A poco a poco ci immergiamo in un ambiente totalmente diverso e colorato di arancio e verde acceso.

Regna il silenzio,un paio di persone stanno passeggiando tra gli alberi,ma poco dopo proseguono oltre e non restiamo che noi due.

-Più avanti c'è una panchina- dice Ian con un filo di voce.

Infatti dietro a uno dei grandi tronchi -quasi in riva al fiume- c'è una vecchia panchina arrugginita,che sembra non scorgere presenza umana da decenni.

-Sei sicuro che non si smonta?-

-Non temere- fa una pausa per trattenere una risata -ci venivo fin da piccolo e ha sempre resistito anche quando pesavo novanta chili-

-Ho sentito bene? Pesavi novanta chili?-

-Tutti erano un po' obesi da piccoli,tu no?-

-Mai stata-

Si siede ed io accanto a lui.

-E' pacifico qui- allude

-Ma non la senti questa puzza?-

-No,forse ci sono abituato-

Il panorama è mediocre,le navi industriali percorrono le acque e producono un rombo ripetitivo.

Tra me e lui non c'è contatto e un po' mi dispiace,incrocio le braccia e sospiro.

-Non è rilassante?- domanda dopo un paio di minuti.

-Sinceramente no-

Rivolgo il mio sguardo allo spigoloso profilo di Ian,la barba è leggermente cresciuta,probabilmente non si rade da giorni e questo gli dona un'aria rude.

Piuttosto delle navi fumanti preferisco guardare lui ed è decisamente una visione migliore.

-Ma dai,come fa a non piacerti-

-Io non ci trovo nulla di speciale,davvero-

-Guarda oltre: il profumo dell'erba,il silenzio,il fruscio dell'acqua,per me è sempre stato un posto dove confrontarmi con me stesso e pensare in pace-

Mi sento in colpa,terribilmente in colpa,sono qui solo perché non voglio incontrare Josh e Ian mi ha fatto vedere il suo posto speciale che solitamente si mostra ad una persona importante.

Ha fatto così tanto per me,mi ha teso una mano-metaforicamente- mentre vomitavo,è rimasto sveglio dalle quattro per assicurarsi che stessi bene e io continuo a considerarlo un uomo come tanti,ma è più forte di me,provo un'indifferenza quasi involontaria.

Lentamente mi siedo a cavalcioni su di lui,che pare sorpreso ma pur sempre pacato,appoggio la testa sulla sua spalla.

Mi avvolge con le braccia e sento una sensazione di calore all'istante,forse non è vero che con Ian sono diffidente e che lo considero uno qualunque.

Forse ho dimenticato cosa volesse dire un rapporto di amicizia,o di qualsiasi tipo,con lui ho passato più tempo insieme che con chiunque altro negli ultimi quattro anni.

Anche prima del trasferimento in Florida vedevo le persone solamente come un mezzo per raggiungere i miei scopi,distaccandomi da tutti e preferendo la solitudine.

Afferra il mio viso tra le mani,mi guarda e mi bacia lentamente.

Godo pienamente del bacio e quando ci stacchiamo mi soffermo sui suoi occhi,sono lucidi e riesco quasi a scorgerci il mio riflesso.

-Io ci tengo a te- dalla mia bocca escono istintivamente queste parole e rabbrividisco per il fatto che sia stato così facile e automatico.

Forse neanche lo penso e sono stata influenzata dalla tensione del momento o a parlare per me è stato il senso di colpa ma non riuscirei a dire altro adesso.

-Anche io- risponde Ian non prima di avermi sorriso.

Apro la porta dell'appartamento e vengo travolta dall'ansia di affrontare Josh e di non sapere cosa accadrà.

Raggiungo il soggiorno,Josh ha lo sguardo fisso sul televisore e quando sente i miei passi si volta di scatto.

Il suo sguardo è indecifrabile,è incuriosito ma allo stesso tempo indifferente,sembra che si stia aspettando da me una qualche tipo di reazione.

La tensione è palpabile e solamente quando Ian s'intromette nello spazio fra noi due il silenzio si spezza -Voi due dovreste dialogare di più- dice con ironia -comunque io ho del lavoro da sbrigare,vado in camera-.

Anche io mi dirigo verso la mia stanza,chiudo la porta e mi faccio una breve doccia rinfrescante,emano un odore di smog misto a vomito e sudore.

Quando mi sto asciugando mi ripeto per l'ennesima volta che sto finendo le medicine e devo trovare un modo per comprarmele senza finire di nuovo dall'analista.

Quando ho indossato il pigiama afferro L'età Dell'Innocenza dal mio comodino e comincio a leggere stesa sul letto anche se mi è difficile concentrarmi.

Il mio unico pensiero è Ian,oggi sulla panchina,stanotte,in Florida,c'è qualcosa di diverso in lui,qualcosa a cui nemmeno io so resistere.

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