Capitolo 42

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-Sei sicura che vuoi venire?-

Eddy appoggia le tazze pulite e asciugate sulla mensola della cucina e mi guarda preoccupato.

C'è un intenso odore di caffé, lui non lo beve, ma l'ha comprato appositamente per me ed è una cosa molto dolce da parte sua.

-Sì, altrimenti le giornate non mi passano più-

-D'accordo. Andiamo allora-

Ci avviamo verso il lavoro in auto e in pochi minuti lo raggiungiamo, l'appartamento di Eddy è più vicino all'azienda di quanto non lo sia l'attico di Ian e questo è decisamente un vantaggio.

Ho deciso di tornare al lavoro il primo giorno dopo la fine delle vacanze sia per la noia e la pateticità in cui sarei affogata a casa da sola, sia per la voglia di prendere la situazione di petto.

Ho avuto due settimane per assimilare e rielaborare il tutto, anche se come al solito non ho concluso niente.

Devo tirare avanti il più normalmente possibile, in passato ci sono stati dei giorni in cui io ed Ian non ci siamo parlati, ce l'ho fatta e vivevamo perfino insieme, perciò posso farcela anche ora.

Sono capace nel mio lavoro e non devo per forza rapportarmi con lui più del necessario per continuare a farlo bene e questo impiego mi serve, devo racimolare soldi per andare ad alloggiare almeno in un albergo, Eddy dice che posso restare ma io mi sento in colpa ad approfittarmi di lui.

Usciamo dall'ascensore e andiamo entrambi nelle rispettive postazioni.

Mi siedo alla mia sedia girevole e familiarizzo nuovamente con il computer e tutto il sistema organizzativo, mi illudo di sentirmi tranquilla e per nulla ansiosa ma non sono così brava a raccontarmi bugie, o almeno non in questi casi.

Nel mentre il computer si accende osservo i palazzi al di là del vetro ma vengo distratta immediatamente dal tintinnio dell'ascensore.

L'agitazione ridicola di Mindy un secondo dopo mi annuncia l'imminente arrivo di Ian.

E infatti, non mi sbagliavo.

Ha deciso di fingere di stare bene e ci è quasi riuscito, è vestito con giacca e cravatta e pettinato come fa quando deve avere una riunione: con i capelli castani cosparsi di gel e sistemati all'indietro, come un vero damerino.

Lo conosco bene e del suo aspetto impeccabile lo tradiscono le occhiaie e gli occhi lucidi,sintomi di un sonno troppo breve per lui.

Mindy inizia a parlargli, a mostrargli dei fogli ma lui non sembra prestarle attenzione, al contrario, annuisce distrattamente e mi fissa senza provare a nasconderlo.

Non so cosa provo qui di fronte a lui, immaginare il nostro incontro e viverlo sono decisamente due cose diverse, dentro di me ho emozioni contrastanti,come al solito,ma non voglio dargliela vinta e sottomettermi, incrocio le braccia e ricambio lo sguardo con aria di sfida.

Scelgo di non arrendermi in questa gara di occhiate improvvisata, la sua espressione è in realtà un misto di disperazione e sorpresa allo stesso tempo, il che mi fa venire voglia di scoppiare a piangere qui in mezzo all'ufficio.

Ad un tratto mi passano davanti le immagini del mio ultimo incubo che lo vedeva come protagonista, non ne facevo più da quando stavo con lui ma appena ci siamo separati il mio subconscio ha deciso di fregarmi.

E' stato davvero frustrante vedere l'indifferenza sul suo volto quando lo imploravo di parlarmi, forse a fare così male era il fatto che tutto ciò è successo nella realtà: io che cerco di scoprire i suoi segreti e lui che non mi dice niente.

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