Capitolo 54

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Do un'occhiata al cellulare, ignorando l'ennesimo messaggio di Eddy che mi chiede che fine io abbia fatto.
Oggi non ce l'ho fatta ad andare al lavoro, veramente non ce l'ho fatta nemmeno ad alzarmi dal letto per undici ore di fila.
La notizia della morte di quel mostro mi ha completamente  sconvolta, non so nemmeno come io sia riuscita a placare quell'attacco di panico, è stato il peggiore di tutta la mia vita.
Nelle ore successive fino a questa mattina mi sono passati davanti agli occhi cinque anni della mia vita, uno per uno.
Inghiotto un'altra pillola di Lorazepam con il bicchiere di vino rosso che Ian tiene per le occasioni speciali, non riesco proprio ad addormentarmi oggi, anche se sono esausta.
Ci ho provato, sul serio, almeno quattro volte, ma niente che faccia effetto.
Guardo il gatto sul divano, beato lui che non ha preoccupazioni di nessun tipo, anche lui ha avuto una vita difficile,credo, ma adesso è riuscito a stare bene, a differenza mia.
Ho maledetto quel farabutto che ha causato l'incidente stradale di mia madre almeno un milione di volte, ma mai come in questo momento.
Sono disorientata e stanca, incapace di fare altro se non ubriacarmi davanti alla tv del soggiorno e frignare.
E' tutto così disarmante, credevo di averla superata, di essermi lasciata tutti questi anni di violenze e traumi alle spalle, invece, sono ancora qui a pensarci.
Credo che tutta la mia vita sarà condizionata da questo, che ovunque io vada, qualunque cosa io faccia o chiunque io frequenti lui tornerà a trovarmi nella mia testa.
La mia vita è stata indelebilmente segnata da tutto quello che mi ha fatto, manipolandomi per farmi credere che fosse anche colpa mia ed io ero troppo piccola e scema per capire.
Il turbine di pazzia in cui è ricaduto non era irreversibile, poteva farsi aiutare, aiutare me, ma ha preferito spappolarsi il cervello e il fegato insieme.
Quando tornavo a casa da scuola, ogni santo giorno, avevo paura che potesse avesse bevuto abbastanza birre da potermi lanciare addosso le bottiglie vuote e aumentare le probabilità che mi potesse prendere in pieno.
Solo perché facevo tardi, o semplicemente perché gli andava.
Il giorno dell'incidente, quando il dottore ci aveva comunicato che il cuore di mia madre si era fermato, avevo visto che qualcosa nei suoi occhi si era spento.
Eravamo tornati a casa in completo silenzio, mi chiedevo se fosse cambiato qualcosa tra noi e credevo che sarebbe stato quasi certo ma non mi sarei mai immaginata che il nostro rapporto sarebbe mutato fino a questo punto.
Mi scolo l'intero bicchiere di vino, sbrodolando accidentalmente sul tappeto bianco del soggiorno, ma non m'importa, anzi, credo che mi divertitò molto a vedere Ian che si arrabbia per la macchia rossa.
Quando cambio canale mi vedo riflessa sullo schermo nero della tv, sono ai massimi della pateticità: seduta sul pavimento con la bottiglia di vino rosso da un lato e un flacone di pillole dall'altro.
Scuoto la bottiglia e mi rendo conto che è vuota, perciò mi alzo, o almeno tento di farlo, per prendere anche una birra e rifugiarmi nella mia stanza, continuerò a mangiarmi dentro da lì, senza dover affrontare Ian quando tornerà dal lavoro.
Le mie gambe vacillano e cado a terra come un sacco di patate, forse per colpa dell'alcol, ma ho uno strano giramento di testa, mai provato prima.
Il cuore inizia a battermi velocemente e mi si mozza il respiro, provocandomi un forte dolore nella zona del torace,d'istinto mi metto una mano sul petto e mi guardo intorno mentre piano piano tutto intorno a me svanisce nel buio.

Ian
L'ascensore emette un tintinnio ormai troppo familiare ed esco senza esitare, devo tornare il prima possibile a casa, io e Greta dobbiamo parlare.
Ieri sera mi sono comportato da imbecille, non avrei dovuto dirle quelle cose, anche se le pensavo.
Le rivelazioni su quello che le ha fatto Josh mi hanno fatto delirare di rabbia, non credevo che fosse un tale verme, mi fidavo di lui, ma a quanto pare tutti gli amici che mi scelgo finiscono per tradirmi, in qualche modo.
Mi sono pentito immediatamente di quello che avevo fatto e ho provato ad entrare in camera sua per scusarmi,ma aveva chiuso a chiave e qualche istante dopo l'ho sentita piangere,spero che non fosse colpa mia anche se non vedo altre motivazioni.
La amo da morire e voglio sistemare le cose, tra noi andava tutto bene fino a ieri, fino a quando non abbiamo avuto quella brutta discussione, non avevamo mai litigato così violentemente, non è un comportamento da coppia sana e noi lo siamo.
Respiro profondamente e apro la porta di casa ma la scena che mi si presenta davanti è inaspettata.
Josh è chino sul pavimento del soggiorno, mi chiedo cosa stia facendo ma la risposta giunge un secondo dopo quando mi avvicino.
Greta è sdraiata a pancia in giù sul tappeto, con una bottiglia di vino fra le mani e il volto cianotico.
In preda ad una furente agitazione spingo Josh da parte, non curandomi di dove potrebbe andare a sbattere.
-Togliti di mezzo-
-Ho provato a svegliarla ma non ci riesco-
Lo ignoro, le do qualche schiaffetto sulla guancia ma non reagisce in alcun modo.
Avvicino la mano alla sua bocca per sentire se sta respirando ma non sento quasi niente,il polso c'è ancora,per fortuna.
Mi guardo intorno, vicino a lei c'è un flacone di pillole quasi completamente vuoto, che Josh guarda pieno di terrore.

Merda Greta, ma cosa hai fatto?

La sollevo da terra attento a sorreggerle la testa, è leggerissima, sembra di tenere fa le braccia un cadavere.
Devo portarla in ospedale subito, altrimenti potrebbe non farcela.
E in quel caso potrei non farcela anche io.

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