She drives me crazy.

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Mi appiattii sullo schienale del letto per l'ennesima volta, cercando inutilmente di fuggire da qualcuno che mi aveva già in pugno.

Ero troppo stupida anche per tenere la bocca chiusa.

L'avevo offeso? Beh, diceva che ero odiosa, quando il mio compito era solo quello di essere ribelle. Non dovrebbe essere così? Fare la ragazza spaventata non era il mio forte, anche se lo ero. Lo ero davvero. Avrei voluto gridare, ma non riuscivo. Non potevo esprimere le mie emozioni, quindi mi venvia più facile bloccarle.

L'odore di fumo inondava la stanza, facendomi arricciare il naso. Odiavo il fumo come odiavo Daemon.

-Da quando gli ostaggi rispondono ai propri rapitori?-  chiese con un ghigno spaventoso e odioso allo stesso tempo, avvicinandosi. 

Strisciai nel letto, il più lontana da lui possibile: -Io non sono un'ostaggio qualsiasi- obbiettai, cercando disperatamente di non perdere il controllo e gridare.

Annuì in assenso: -Si, immagino tu abbia ragione.- ora era vicino, dannatamente vicino. Potevo sentirlo respirare sulla mia pelle.

Prese il mio mento tra l'indice e il pollice e mi alzò il viso in modo da guardarlo. Da vicino i suoi occhi erano bellissimi, ma vuoti. Vuoti da far star male.

-E non sono abituato a questo. Quindi vedi di darti una regolata, sono fottutamente stufo di chiudere un occhio di fronte al tuo comportamento da bimba viziata.- e si allontanò, tornando alla finestra aperta.

Mi sentii terribilmente risentita e offesa, e feci per obbiettare. Daemon mi sentì emettere un suono, perché si girò e mi zittì, scuotendo l'indice.

Alzai gli occhi al cielo e mi voltai dandogli le spalle. Se lo avessi guardato, gli avrei detto su tanta di quella merda, e se volevo bene a me stessa, era meglio rimanere zitta.

Dopo minuti di silenzio carico di tensione, mi voltai cogliendolo a fissarmi. Immaginai non volesse che glielo facessi notare, quindi feci finta di nulla cercando duramente di nascondere la mia sorpresa: -Io... avrei, uhm.. un po' di... sai.. fame- dissi timidamente. Non mangiavo da quattro giorni, dannazione. Avevo fame si.

Non sapevo a cosa era dovuta quella mia esitazione e timidezza. Era per la sua minaccia? O era per averlo colto a fissarmi? Sentii le guance accaldarsi al ricordo di qualche istante prima. DIo, cosa mi stava succedendo?

-Okay.- disse solo, rimanendo fermo dov'era e tornò a guardare fuori dalla finestra.

Serrai le labbra, aspettando che facesse qualcosa, che so... andarmelo a prendere lui il cibo visto che ero segregata là dentro.

Rimasi a fissarlo, indecisa se ricordargli o no della mia fame. Alzò lo sguardo e la sua espressione era scocciatura pura: -Beh? Vuoi che ti imbocchi io?- chiese retoricamente.

Mi mossi a disagio. Perché ero a disagio? -Pensavo non volessi che lasciassi questa stanza.-

feci spallucce.

-E' tutto chiuso a chiave e Harry è nei paraggi- disse.

-Oh.. okay.- dissi e mi alzai. Sospirai ed uscii dalla stanza.

Mentre scendevo le scale, pensai a quanto non riuscivo a capire quel dannato ragazzo.

La sera prima si comportava da perfetto eroe salvatore, poi mi diceva che era meglio se mi avesse uccisa invece che salvata, poi si portava una ragazza e la mandava via, mi offriva una sigaretta e mi minacciava. Era bipolare? Era lunatico? Cosa lo tormentava?

Rabbrividii mentre il nostro incontro del bagno mi ritornava in mente. Ero ancora arrabbiata e umiliata, ma cosa potevo fare? Mi aveva in pugno, letteralmente.

Daemon | j.b |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora