You can't destroy me

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"Harry!" Lo scossi, a metà tra la disperazione, lo spavento e lo sconcerto.
"Harry torna indietro, non possiamo lasciarlo là!"
Lo guardai con la vista annebbiata. Perché Harry aveva permesso che il suo migliore amico andasse incontro alla morte?
Niente, guardava davanti a sè con espressione tesa, tesissima. Sembrava una statua. Stringeva il volante tanto da far diventare le nocche bianche.
"Harry, il tuo migliore amico da solo non ce la farà mai!" non mi accorsi di star piangendo dal nervosismo.
Harry frenò di colpo, e se non avessi avuto la cintura avrei sbattuto la testa contro il parabrezza.
Si girò verso di me, un'espressione in viso che non gli avevo mai visto. Aveva gli occhi lucidi, la fronte sudata.
"Lo vuoi capire-" alzò la voce, poi sbattè i pugni sul volante e vi appoggiò sopra la testa.
Capivo quanto questa situazione potesse essere strana, tragica, impossibile, disperata. L'angoscia, se si era impossessata di me, chissà cosa ne aveva fatto di Harry, che aveva dovuto con la costrizione lasciare il suo migliore amico in pasto alla morte.
Alzò di nuovo la testa. Stava piangendo. "Devo mantenerti al sicuro, Mare. Se non ti mantengo al sicuro, non me lo perdonerò mai." si morse il labbro e guardò davanti a sè. "Se lo deludessi, andassi a combattere con lui e ti lasciassi sola, a rischio, non me lo perdonerebbe mai. E neanche io" mi guardò. Gli occhi verdi, alla luce della luna e dalle sue lacrime erano ancora più splendenti. Mozzafiato.
Socchiusi le labbra per dire qualcosa, ma non ci riuscii. Tutta questa situazione non lasciava lo spazio per fare domande fuori luogo.
"Escogitiamo un modo per aiutarlo, per non farci scoprire, e uccidere Jason." dissi. Volevo salvare Daemon. D'altro canto, anche lui mi ha salvato la vita più di una volta.

DAEMON

Quasi non mi accorsi di essere caduto a terra, fino a che un dolore al braccio mi riscosse. Ero inginocchiato nella ghiaia, che lentamente iniziava a sporcarsi di sangue. Guardai il braccio ferito. Non mi aveva sparato, o meglio, lo aveva fatto, ma mi aveva preso solo di striscio.
Alzai la testa, stringendo i denti per il dolore, cercando di scorgere qualche movimento, ma quello che trovai fu proprio Jason che incombeva su di me e la pistola in mano.
Digrignai i denti e cercai di alzarmi, ma con un calcio nello sterno non troppo forte Jason mi ributtò a terra.
Strinsi più forte i denti per il dolore, ma non lasciai che lo vedesse. Lo guardai dal basso, invece.
"Ringrazia che non ti ho preso, ragazzo" sorrise, facendo intravedere i suoi denti gialli.
"Perché hai una mira di merda" replicai, schernendolo.
Rise, una risata falsa, poi si fece improvvisamente serio, mi prese per il colletto e mi fece alzare. Ora i nostri visi erano a qualche centimetro di distanza.
"Perché voglio farti soffrire e vedere i tuoi occhi implorarmi di risparmiarti mentre di uccido lentamente" disse tra i denti.
Soffocai una risata. "Mi sa che ti sei confuso. Quello sarai tu" e detto ciò, con la pistola che già avevo in mano lo colpii sulla mandibola, facendo allentare la presa su di me, lasciandomi modo di colpirlo ancora.
Gli tirai un calcio nello stomaco, gli presi il braccio che teneva la pistola e glielo portai dietro la schiena, togliendogli di mano la pistola.
In meno di un secondo se la trovava puntata sulla tempia.
"Chi è che avrebbe visto l'altro soffrire come un cane mentre i suoi occhi imploravano che fosse risparmiato?" gli sussurrai all'orecchio. Finalmente l'avrei ucciso.
Rimase immobile per qualche secondo, poi parlò.
"Non volevi sapere chi ha ucciso i tuoi genitori? E Beth?" rimase in attesa di una mia reazione.
Mi immobilizzai e per un secondo allentai la presa su di lui. No. Sapevo dove voleva andare a parare. Non dovevo, non potevo lasciare che mi indebolisse così.
Strinsi ancora di più la presa su di lui. "Cosa sai tu?" dissi tra i denti. Le mie mani prudevano, ma la mia mente voleva sentire cosa aveva da dire.
Rise. "Io so tutto, mio caro ragazzo. Ma davvero devo parlare a qualcuno con una pistola puntata addosso?"
Sbuffai impaziente, ma non demorsi "Non esiste. O mi racconti tutto all'istante o ti uccido. Subito." avvicinai di più la pistola sulla sua tempia, volendo fargli capire che non scherzavo.
"Va bene, va bene." disse. "Tuo padre era mio amico." cominciò.
Mi irrigidii. Mio padre? Amico suo? Stava scherzando.
"No, non è uno scherzo" disse, come se mi avesse letto nel pensiero, "lui ha fondato la gang con me." aggiunse.
Neanche questo sapevo.
"Eravamo inseparabili. Avevamo fatto di tutto insieme. Eravamo come te e Harry."
Fece una pausa e fece un piccolo sorriso "Era senza pietà tuo padre. Proprio come me."
Poi il suo viso si incupì. "Con il lavoro che avevamo intrapreso, non c'era spazio per una ragazza, una moglie. Ci eravamo fatti un patto: nessun intralcio."
Rimase in silenzio, probabilmente ripercorrendo i ricordi.
Sbuffai di nuovo impaziente "E poi?"
Fece una risata debole. "E poi conobbe Patricia Mallette, la vicina di casa in Ontario, la vecchia compagna di liceo, la mia ex ragazza" disse, con disprezzo nella voce.
"Ex? Ma non avevate fatto un patto...?"
Mi interruppe subito. "Il patto lo avevamo fatto dopo il liceo, prima ci divertivamo un po'..."
Io nel frattempo pensai a mia madre come la ex ragazza di Jason e feci una smorfia di disgusto.
"Lo venni a sapere un anno dopo" ricominciò "Dopo che quei due aspettavano già te." disse.
Il cuore cominciò a battermi forte.
"E avemmo un gran litigio. Arrivammo pure alle armi. Ma la cosa che più mi aveva fatto incazzare era che aveva messo incinta la mia ex fidanzata, della quale ero ancora innamorato."
Rimasi col fiato sospeso, stando attento a non indebolire la presa su di lui.
"Comunque, vinse lui. Mi mandò in coma per 5 anni" sussultai.
"Scappò a Montréal con la moglie incinta, lasciandomi moribondo. Quando mi svegliai, 5 anni dopo, tu eri già nato e grande. Ma dovevo escogitare un modo per vendicarmi..."
Quelle parole mi bastarono, mi scioccarono. "Tu..." sussurrai, senza fiato. Era stato lui ad uccidere i miei!
Tre fottuti anni a lavorare per l'artefice delle mie sofferenze. "Eri tu!" feci per attaccarlo, ma lui fu più furbo e mi tirò una gomitata allo stomaco, facendomi cadere all'indietro senza fiato.
Lo aveva fatto apposta. Ora era lui che aveva la supremazia su di me. Con il piede allontanò entrambe le pistole da me.
Mi tirò un calcio. "Eh si, caro Justin. Io ho ucciso i tuoi genitori."
Sorrise, mentre io sentivo tutto quanto quello che mi ero costruito sgretolarsi e diventare sabbia.
Io ero entrato a far parte della gang che aveva ucciso mio padre, inconsapevole.
Cercai di alzarmi, ma lui con il piede mi ributtò a terra. Si chinò a prendere una pistola e me la puntò contro.
"Io ho ucciso i tuoi genitori, io ti ho reso la persona che sei oggi. Io sono l'artefice delle tue sofferenze. E vuoi sapere una cosa? Ho ucciso anche la tua adorata Beth" Il suo sorriso si allargò.
Sentivo le lacrime agli occhi, la mia disperazione cresceva. Lo stava facendo apposta. Voleva indebolirmi. Voleva condurmi pian piano alla morte. Era questo il suo modo di uccidermi, e ci stava riuscendo.
Con un ringhio gutturale e sull'orlo delle lacrime mi alzai e mi avventai su di lui, agguantando con una mano la sua che reggeva la pistola.
"Tu, pezzo di merda! Come hai potuto!" Mi dimenai e cercai di colpirlo, riuscendo a malapena.
Le forze mi stavano abbandonando pian piano, per questo non ci volle niente a farmi cadere per terra.
Mi coprii il viso con le braccia, sentendo le mie poche sicurezze sgretolarsi insieme alle mura che mi ero costruito. Piansi. Di nuovo.
Jason si chinò e mi sussurrò all'orecchio "Era così bella mentre la sua vita scappava via pian piano dai suoi occhi"
"Basta!" urlai "Basta!" ripetei, tra le lacrime.
Rise. "Era proprio questo quello che intendevo, Bieber" e mi puntò contro la pistola.

America's pov

Ci accucciammo tra i cespugli che delimitavano il cortile ghiaioso della vecchia casa di Justin. Avevamo parcheggiato la macchina in strada e ci eravamo avviati a piedi.
Justin stava avendo la meglio su Jason, ma erano lì fermi.
"Perché non lo uccide?" chiese Harry, ringhiando. Aveva una pistola spianata davanti a sè e stava spiando la scena da un buco tra la siepe.
Poi la scena si capovolse, e in meno di qualche secondo fu Justin a sottostare a Jason.
"Eh si, caro Justin. Io ho ucciso i tuoi genitori" Sentii Jason dire.
Sussultai e mi misi una mano sulla bocca, pensando a come Justin dev'essersi sentito in quel momento e volli solo poter intervenire.
Guardai Harry sgranare gli occhi, probabilmente stava pensando la stessa cosa, perché le sue nocche attorno alla pistola divennero bianche.
Justin stava subendo. Non potevo più sopportare quella vista.
"Harry!" sussurrai a denti stretti "Interveniamo, adesso!" ma mi liquidò con un gesto della mano, attento alla scena.
"---e vuoi sapere una cosa? Ho ucciso anche la tua adorata Beth" disse. Sgranai gli occhi, scioccata, spaventata e inorridita. Guardai Harry. I suoi occhi erano lucidi e le labbra avevano formato un ringhio scoprendo i denti.
"Harry..."
"Chiudi quella bocca!"
"Era così bella mentre la sua vita scappava via pian piano dai suoi occhi"  continuava Jason.
Harry tremava con la pistola in mano, e io ansiosa aspettavo che sparasse.
Poi tutto andò al rallentatore. Justin ormai era a terra, sfinito e tra le lacrime. L'uomo incombeva su di lui e gli puntava contro la pistola. Spostai lo sguardo su Harry.
Dentro di me incitavo Harry a sparare, a salvare il suo amico prima che venisse ucciso.
Tutto fu sospeso, e fu come se fossi in apnea.
E poi, un'altro sparo.
Mi tappai gli occhi, non sapendo da quale pistola provenisse.

Justin's pov

Strinsi gli occhi, attendendo la morte una volta per tutte.
Aspettai, aspettai.
Lo sparò arrivò, e forse in qualche parte della mia mente ero felice. Dopo tutto quello che avevo scoperto non avevo pià forza di vivere, anche se questo significava darla vinta a Jason.
Forse era questo che mi dispiaceva.
E non vedere più Harry.
E America.
Non potevo farmi perdonare del male che avevo causato a lei e ad altre persone, e pensai che mia madre non sarebbe felice della persona che ero diventato. L'avevo delusa completamente. Ma senza lei a guidarmi nella mia adolescenza, mi ero totalmente persa.
Pensai ad Harry che mi aveva sopportato, pensai che mi aveva perdonato per aver condotto sua sorella alla morte. A Jason.
Ma non ero già morto? PErché pensavo così tanto?
Aprii lentamente gli occhi, e vidi Jason con la bocca spalancata, sorpreso.
La vita stava scivolando via dai suoi occhi.
E poi cadde, senza vita.
Mi alzai lentamente guardandomi intorno, cercando chi avesse sparato a Jason, quando da dietro una siepe spuntarono Harry e America, pieni di foglie e con i visi sconvolti.
Harry aveva la pistola in mano.
Non seppi se essere felice o essere incazzato per il fatto che non mi abbiano dato retta.
Recuperai la pistola. C'era un silenzio assurdo quella notte.
Mi alzai dolorante e guardai i miei amici venirmi incontro. America cominciò a correre e più si avvicinava più scorgevo il suo viso bagnato dalle lacrime.
Appena fu abbastanza vicina mi abbracciò e mi strinse nelle sue braccia, accarezzando di tanto in tanto i miei capelli per tranquillizzarmi.
Il mio cuore batteva ancora forte e sentii di avere il fiatone che pian piano si stava calmando, e ricambiai l'abbraccio di Mare, stringendola a mia volta.
Ero appagato dalla sensazione magnifica delle sue braccia attorno a me e mi venne la voglia di baciarla, ma lei si stacco troppo in fretta, guardandomi con quegli occhioni lucidi.
"Ho avuto paura. Tanta." disse, ma non replicai. Anche io avevo avuto paura.
"Se vi avesse visti, se ci fossero stati i suoi seguaci sareste morti" dissi, invece. Guardai Harry.
"Non ti avremmo mai lasciato solo, Justin." disse Harry. Mi strinse anche lui in un abbraccio. Il primo dopo un anno.
Sorrisi, grato. Forse non era così male vivere.



















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