Let's escape.

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DAEMON

Appena uscito dal mio appartamento sentii la corrente del pianerottolo colpirmi come un secchio d'acqua gelata. Sentii la pressione delle sue labbra contro le mie come se la stessi baciando sul momento, il suo profumo di bagnoschiuma (il mio) e le sue labbra. Scesi stordito le scale -attribuii lo stordimento al sonno e alla stanchezza- e bussai all'appartamento di McCann. Ancora non avevo ben capito il perché della chiamata di Pete Anderson, avevo solamente capito le parole "attentato" e "feriti" nella stessa frase.

Abbassai lo sguardo sul cavallo dei miei pantaloni e notai che era ancora evidente che avevo un'erezione.

-Cazzo- sibilai mentre la porta si aprì e Harry comparve sul mio campo visivo. All'interno della porta sentii persone che si scannavano contro, e già mi venne il mal di testa.

-Hai un pessimo aspetto- disse Styles facendosi da parte per farmi passare.

-Grazie- entrai senza voltarmi per vedere se mi seguisse, sapendo già come muovermi all'interno dell'appartamento.

Harry mi fu accanto in un attimo. -Nottataccia, eh? Come sta America?- il tono di voce alto per sovrastare il casino.

Al sentire il suo nome subito la mia mente ritornò al nostro focoso bacio di poco prima, e sentii il tessuto dei boxer stringersi leggermente.

Espirai a bocca aperta e voltai sull' ultima porta a destra, dove di solito la gang si riuniva per discutere dei vari piani d'attacco e senza guardarlo risposi: -Ha avuto un incubo- e allontanandomi da lui gli feci capire che la conversazione fosse finita.

Davanti a me si stava scatenando un vero e proprio putiferio. Un grande tavolo lungo si estendeva davanti a me. In entrambi i lati lunghi c'erano tutti i membri, e a capotavola McCann. Aveva entrambi i gomiti appoggiati ai braccioli della sedia e lo sguardo fisso sul legno lucido del tavolo, inerte, mentre i membri della gang si urlavano contro e si alzavano. Alcuni si menavano. Perché non mi avevano chiamato prima?

-E' così da mezz'ora. E Jason non ha fatto niente- mi sussurrò all'orecchio Styles, facendomi voltare verso di lui. Inarcai la fronte tornando a guardare il casino davanti a me, e mi venne una mezza idea di ucciderli tutti, uno perché non mi avevano chiamato prima -così non avrei sbattuto al muro America- e due perché non avevo chiuso occhio e la mia testa stava scoppiando.

Posai la mano sul metallo freddo del calcio della pistola, valutando l'opzione. Avrei potuto dare uno sparo, uno soltanto, per riportare l'ordine. A Harry non sfuggì la mia mossa che posò una mano sul braccio che era posato dentro la giacca. -Che vuoi fare?- mi sussurrò.

Mi girai e lo guardai. -Solo rimettere l'ordine. Qualcuno è troppo cannato per farlo- osservai acido, rivolgendomi a Jason.

Harry mi lanciò un'occhiata storta, chiaramente contrario, ma con una mossa brusca me lo tolsi di dosso e tirai fuori la pistola. Mentre stavo per alzarla verso l'alto, ci fu uno sparo. Non ero stato io. Improvvisamente tutti si ammutolirono e guardarono dalla parte opposta rispetto a dove ero io. Ne approfittai per rimettere a posto la pistola, guardando Jason, in piedi, con il braccio alzato e la pistola in mano. Guardava uno per uno con uno sguardo che riservava solo quando era veramente incazzato, e quindi stava per uccidere qualcuno. La stanza era piombata nel silenzio, tutti provavano timore per McCann quando aveva quello sguardo, tranne io. A me non faceva paura,e se in quel momento mi avesse guardato in quel modo, non avrei battuto ciglio. Anzi, lo avrei sfidato, come avevo già fatto altre volte.

-Mi sono rotto il cazzo di tutto questo!- disse, battendo un pugno sul tavolo, facendo saltare tutti per la sorpresa, compreso Harry, affianco a me.

Daemon | j.b |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora