Back to you

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Justin's pov

"Prendi un'aspirina, ti conviene. Sembri distrutto"

Linciai con lo sguardo Styles, capitan ovvio. Dopo le ore passate a dormire in quella dannata roccia mi sentivo un pezzo di legno. La testa pulsava e il taglio (appena disinfettato) bruciava.

Feci quello che mi disse, e bevvi il bicchiere contenente la medicina tutto d'un sorso.

"Sicuro di non voler riposare?" mi chiese di nuovo. Scossi la testa senza guardarlo.
Riposare significava perdere tempo, e io non volevo. Volevo andare da lei, subito.

Annuì col capo ed uscì dalla cucina. Lo seguii e raccolsi le chiavi della macchina dal tavolo all'entrata.
Poco prima mi ero cambiato i vestiti con altri puliti, infilandomi dei jeans, una semplice maglia bianca e una felpa nera. In testa mi infilai un berretto di lana.

Sentivo lo sguardo di Styles su di me, scrutatore, pensieroso.

"Sei sicuro che non vuoi che venga con te?"

"Si." mi limitai a dire, aprendo la porta di casa.
Harry annuì, le mani in tasca e lo sguardo fisso sul pavimento. Si appoggiò allo stipide della porta d'ingresso, le spalle incurvate per ripararsi dal freddo pungente di inizio dicembre.

Rimase in silenzio mentre mi avviavo verso la mia macchina senza dire una parola. Il sole era alto nel cielo ma seppi che quando sarei arrivato da America, sarebbe diventato buio.

Aprii la portiera e mi sedetti al lato del guidatore. Nel giro di due giorni era la seconda volta che toccai questo volante e che avrei persorso quella strada, ma la cosa non mi pesava per niente.
Presi un respiro profondo e infilai la chiave nel nottolino, mettendo in moto.
Lanciai un'occhiata a Styles, ancora lì appoggiato alla porta.
Mi lanciò un leggero cenno del capo e io risposi facendo lo stesso. Harry era la prima persona per la quale avrei fatto di tutto, per la quale avrei donato la vita. Questo non sarebbe mai cambiato.

Uscii dal bosco e America divenne il primo pensiero fra tutti.




HARRY'S POV


Rimasi a guardare la leggera nebbiolina che si era alzata sotto le ruote della macchina di Justin e che era rimasta lì, sospesa; come se non ci fosse stata gravità ad obbligarla a ri-adagiarsi al suolo.
Era andato, potevo dare il via al processo che avrebbe cambiato la mia vita.


Infastidito dall'aria fredda, guardai i pezzi di cielo che si alternavano tra un albero e l'altro. Il sole non splendeva, anzi, era coperto da nuvole scure che minacciavan pioggia.
Feci un mezzo sorriso e rientrai, chiudendo la porta dietro di me.
Entrai in salotto e mi posizionai davanti al caminetto acceso per riscaldarmi, e tirai fuori il cellulare dalla tasca.

'E' partito adesso.'
*invia*
Era tutto pronto, e a me non rimaneva altro che aspettare ancora qualche minuto, per poi prendere la mia auto e raggiungere Justin.
Quel bastardo mi aveva tolto tutto, tutto! Meritava una lezione, ed ero pronto a dargliela.

Caro Bieber, la tua sarà una lunga battaglia.



America's pov

Guardai la bistecca che mi venne posizionata davanti, spaventata, e subito dopo posai lo sguardo su mio fratello che mi fece un piccolo cenno: mangia.
Gli lanciai in risposta uno sguardo implorante, era davvero necessario? Un'insalata mi avrebbe saziata comunque...
Poi guardai mia madre, finalmente con il sorriso sulle labbra dopo quella che sembrò un'eternità, e non me la sentii di rifiutare.
Fu la prima volta che mi sedetti a tavola con la mia famiglia e parlai anche un pochino.
Kim mi guardava sorridendo e ogni tanto si complimentava con mio fratello per come era riuscito a far migliorare la mia situazione.

Da quando però misi piede fuori dalla mia camera, una strana sensazione mi invase. Era come se la mia mente sapesse già che qualcosa di brutto stesse accadendo.
Durante il pranzo, però, mi convinsi che non poteva essere possibile, che era frutto della mia immaginazione o forse era l'angoscia alla quale ero abituata ad essere sottoposta; si, doveva essere per forza quello.

Daemon | j.b |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora