Nightmare

3.6K 173 32
                                    

DAEMON

Due ore.

Erano passate due ore e io non avevo ancora preso sonno. Quel fottuto divano era scomodo e la schiena cominciava a farmi male.

Vaffanculo.

Vaffanculo a me che stavo dormendo su quel divano, vaffanculo per averle lasciato il letto, vaffanculo a lei per non aver nemmeno tentato ad insistere per rimanere sul divano, e vaffanculo ai miei discorsi di merda senza un nesso logico. Perché mi stavo lamentando? Se lei fosse rimasta sul divano sarebbe scappata senza problemi, mentre con me in salotto l'avrei intercettata.

Erano le tre e non stavo ancora dormendo. Avevo smesso di guardare la tv proprio quando sentivo che i miei occhi stavano iniziando a liquefarsi e non c'era più nessun programma decente da guardare.

Mi ero steso e avevo cominciato a guardare il soffitto. Mia madre mi diceva di contare le pecorelle. Che metodo cretino, però stava funzionando....

-No!-

Mi alzai di scatto e mi misi a sedere. Era stata America ad urlare? O era solo frutto della stanchezza? Rimasi in ascolto, cercando di non emettere nemmeno un suono.

-Lasciami, ti prego!- un'altro urlo. Mi alzai così velocemente che ebbi un capogiro, e mi maledissi per la mia debolezza, sentendo un lampo di rabbia.

Agguantai la pistola che avevo lasciato nel tavolino basso accanto al divano in caso d'emergenza e corsi quasi verso la camera da letto.

Con la pistola stretta in mano e il dito sul grilletto, spalancai la porta socchiusa con il piede.

Abbassai la pistola sorpreso quando vidi che America era da sola e si rigirava sul letto con il viso imperlato di sudore. Scalciava in aria e urlava parole sconnesse.

Ha un incubo.

La mia mente tornò ad un anno prima, quando mi ritrovai a svegliare Beth da uno dei suoi incubi. Rimasi bloccato mentre i ricordi mi attraversavano la mente ad una velocità supersonica. Uno dietro l'altro, come proiettili.

Un suo grido mi ridestò, e mi scosse, facendomi quasi venire i brividi: -DAEMON!-

Ha appena pronunciato il mio nome?

Lasciai cadere la pistola che mi cadde sul piede. Imprecai, e mi avvicinai al letto titubante, mentre urlava e scalciava.

La scossi per la spalla non troppo delicatamente e la chiamai, ottenendo scarsi risultati. Cominciai a darle delle leggere sberle sulle guance, a scuoterle il viso, e infine la scossi il meno delicatamente possibile. Niente.

Mi guardai intorno, in cerca di ispirazione e leggermente agitato, anche se non lo avrei mai ammesso a me stesso, quando scorsi il corridoio in ombra, e la porta del bagno esattamente di fronte alla camera.

Mi alzai d'impeto e passai un braccio sotto la schiena di America e uno sotto le sue ginocchia, come la notte in cui l'avevo salvata dalle grinfie di quell'orso obeso e la portai in bagno. La adagiai sulla vasca e aprii il getto dell'acqua, gettandoglielo sul viso rosso e sudato.

Girai la manopola sulla parte fredda e la colpii, bagnandole i vestiti, inzuppandola

Si svegliò bocchieggiando, come se avesse ripreso fiato dopo un lungo periodo di apnea. Solo allora mi resi conto di star trattenendo il fiato.

Mi appoggiai alla vasca, in ginocchio, cercando di frenare lo sconcerto per quello che era successo. Era capitato tutto nello stesso momento, e aveva pronunciato il mio nome nel suo incubo. La stavo forse torturando? Nella sua mente, io ero il pericolo?

Daemon | j.b |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora