"Fammi capire, questo ragazzo ti ha rapita, ti ha fatta innamorare, e poi ti ha lasciata andare?" Tom stava camminando avanti e indietro nelboschetto in cui ci trovavamo, una mano sotto il mento eun'espressione seria in volto. Sapevo bene quando si stava per arrabbiare, e quello era un caso tipico.
Inspirai, cercando diplacare la situazione. "Si. Vedi? E' tutto finito. Ora sono qui."
Sembrava che avessi appena detto una baggianata,infatti si fermò di colpo e mi guardò come se avessi tre teste.
"Come fai a prenderla con tutta questa leggerezza? Sono passate cinque settimane in cui non hai mai parlato, hai mangiato poco niente e ti sei svegliata durante la notte con incubi. TI pare una cosa da niente?"
"L'ho superato, io, che sono la diretta interessata. Dovresti farlo anche tu."
"No, tunon l'hai superato. Lo dici perché non vuoi che io mi incazzi o vadaa dire qualcosa alla polizia perché tu sei innamorata di questoragazzo che ti ha fatto patire le pene dell'inferno. Scusami, ma non posso prometterti niente. Tutta questa situazione non ha solo reso la tua vita un inferno, ma anche la mia, quella di nostra madre e nostro padre, e Kim..."
Scoppiai a ridere.
Aveva nominato mio padre, l'artefice di tutto.
Tom mi guardava come se fossi un paziente di un qualche ospedale psichiatrico degli anni '60, ma io non riuscivo a smettere di ridere. Non sapeva niente?
"Non lo sapevi che...- mi era difficile parlare per le troppe risate-...che nostro padre... è stata tutta colpa sua?" non riuscivo a smettere, davvero. Forse ero davvero da ricoverare in un ospedale psichiatrico.
Mio fratello assottigliò gli occhi e si avvicinò, con i pugni serrati sui fianchi. "Che vuoi dire?"
Appoggiai una mano sul petto, cercando di rallentare il mio respiro, con alcuni risultati.
"Voglio dire... che 'nostro padre', lavorava per l'uomo che ha mandato il ragazzo a rapirmi. Non pagava dei debiti, e per vendicarsi l'uomo mi ha presa." ora non c'era nessuna ragione per la quale ridere.
Bastava vedere lafaccia di Tom per capire che bastava che una mosca volasse, e lui avrebbe fatto a pezzi il mondo.
"Tom..." lo chiamai,con una voce leggermente timorosa. Non sarei riuscita a fermarlo, già lo sapevo.
"Quel bastardo..." si passò una mano nei capelli e ricominciò a camminare avanti e indietro.
"Tom,cerca di calmarti... vieni qui.." tentai, ma sapevo che i miei sforzi erano invano.
"Calmarmi? Calmarmi?"i suoi occhi erano spiritati. "Vado dalla polizia e denuncio quel figlio di puttana che non si è fatto nemmeno sentire. Compreso quel tale Jason e quel pezzo di merda del ragazzo del quale tu ti sei fottutamente innamorata. Non mi interessa se questo può urtarti sentimentalmente o può far nascere odio nei tuoi confronti da parte sua, non me ne frega un cazzo porca troia!"
Ora la situazione stava decisamente degenerando. Non poteva accadere. Se avessero preso Justin non solo sarebbe stato condannato per il mio rapimento, ma anche per tutti i suoi precedenti penali e tutto ilresto... no non poteva farlo.
Mi alzai in piedi e cercai diaffiancarmi a lui.
"Tom, ti prego, no... ci sono altre maniere per vendicarsi, ma non andare a dire niente alla polizia. Ti prego, me l'avevi promesso!"
Mi guardò, e di nuovo, miguardò come se fossi pazza.
"Ma sei stupida? Fanculo aquella cazzo di promessa, tu sei qui, a malapena esisti, e non dovrei denunciare coloro che ti hanno fatto questo? Anche se uno degli artefici di tutto questo è mio padre? E dovrei rimanere zitto con la mamma? Tu sei pazza se credi una cosa del genere. Dio... sei proprio stupida."
Il mio petto si stava gonfiando dalla rabbia.Pensavo di potermi fidare di lui, invece no. Non potevo fidarmi di nessuno.
"Bene. Riferisci una sola parola di tutto questo, e io taglierò ogni rapporto con te." la misi su questo piano.In realtà, era la rabbia che parlava.
Avevo raccontato tutto a Tom perché se l'avessi fatto a Kim o a mia madre, non mi avrebbero ascoltata. Mio fratello era l'unico. O almeno era quello che pensavo fino a qualche minuto prima.
"Stai scherzando?" ai suoi occhi dovevo sembrare una pazza schizofrenica.
"No, anzi. Facciamo che se fai la spia, io sparisco. Di nuovo. Non mi vedrete più. Mai più"
Si passò una mano tra i capelli. Incrociaile braccia al petto, aspettado il verdetto. Non avevo paura di fareciò che avevo promesso.
"Tu sei stupida e ingenua, e una bambina. Che amore vuoi che provi un assassino? Sei un'illusa se lo credi. Svegliati, America. Non siamo in un film dove tutto è perfetto e dove tutto va come vuoi te."
Il mio petto si gonfiava sempre di più dalla rabbia. Bene, io sarò stata pure una pazza, ma mi ero fidata di lui, e lui aveva tradito la mia fiducia. Non potevo fidarmi più di nessuno. Sarei tornata da Justin e l'avrei avvisato.
"Bene, allora vai a riferire tutto. Vai!"urlai, spingendolo.
"Certo che vado, e lo faccio subito!"ma non si mosse. Voleva vedere se me ne sarei andata.
Ogni promessa va mantenuta.
Mi voltai e cominciai a correre. Una cosa che avevo imparato stando con Harry e Justin era correre. Correvo molto veloce, e aumentai il passo quando sentii Tom dietro di me.
"America, dove cazzo vai! Fermati!"
Lo stavo seminando, stranamente. Ora sentivo solo la sua voce e non lo vedevo più. Continuai a correre e oltrepassai la recinzione del ranch appartenente alla mia famiglia, corsi per un miglio ancora, fino a che la voce di Tom era solo un ricordo e il silenzio inondava la campagna. Mi fermai e ripresi fiato.
Fu tutto così bello e mi sentii più libera di quanto non mi fossi mai sentita prima.
Feci entrare un bel po' di ossigeno nei miei polmoni e mi godetti la libertà che sicuramente non sarebbe durata molto. Mi distesi nell'erba umida e guardai il cielo che si stava scurendo e cominciavano a spuntare le prime stelle. Forse era questo il mio destino: il niente.
Cos'ero diventata io? Ero davvero diventata così vuota?
Stare lì distesa significava essere in pace con me stessa in un momento in cui la pace, dentro me, non esisteva. Sarei voluta rimanere lì per sempre.
Non me ne resi neanche conto,probabilmente, ma caddi in un sonno profondo.
Justin'spov
Bevvi più acqua che potei per cercare di alleviare la mia sbornia, con scarsi risultati. Jake e la sua telefonata continuavano ad andare e venire come dei campanelli d'allarme. C'era qualcosa che mi sfuggiva, ma ero troppo ubriaco per capirne qualcosa,maledizione!
Scesi le scale del mio rifugio, vuoto. Non seppi bene come, ma caddi e battei la fronte sul corrimano.
"Oh merda,merda, merda, merda!" imprecai e premetti le mie mani contro la fronte. Quando le ritrassi erano macchiate di rosso.
Respirai a fondo. Non ci voleva, cazzo. La testa pulsava come se un treno vi si stesse sbattendo contro ripetute volte. Rimasi rannicchiato sulle scale per minuti che mi sembravano infiniti.
In momenti come quelli ci voleva Harry, ma non c'era. O America, ancora meglio. Lei mi avrebbe medicato con quelle manine da fata e mi avrebbe detto di andare a letto guardandomi con quegli occhi di un azzurro così intenso che...
I miei pensieri si interruppero, perché il telefono squillò di nuovo.
Lo lasciai squillare per un po' prima di prenderlo dalla tasca posteriore dei miei jeans, ma quando lo presi chiunque mi stesse chiamando mise giù prima che potessi rispondere.
Imprecai a bassa voce, ma la persona dall'altro capo della linea richiamò. Era Jake.
Mi aveva chiamato due volte quella sera, cosa poteva significare? Era qualcosa di grave? Cazzo,di solito mi chiamava una volta al giorno. Le era successo qualcosa e adesso io ero ubriaco e non sapevo come agire. Merda.
Risposi subito. "Jake, cosa c'è?" ero così frastornato che girava tutto, e la sua voce sembrava lontana chilometri.
"Justin, è sparita."
Ora, il treno era diventato un tir, anzi, due tiralla volta, che battevano contro la mia testa.
Non capivo più un cazzo, e il mio cuore cominciò a battere così forte a quella notizia che la mia reazione fu istintiva: mi alzai in piedi e barcollai fino all'ingresso.
"Come sparita? Che cazzo stai dicendo? E' un fottuto scherzo, spero."
Jake tacque per qualche istante, dove me lo immaginai mordersi il labbro inferiore per concentrarsi meglio su quello che vedeva. "No, amico. Ha litigato con il fratello e se n'è andata. Non so per cosa abbiano litigato. Ma è un bel casino."
"No, merda..."imprecai e mi sedetti per terra nell'ingresso, portandomi le mani sul viso.
Stavo male, sanguinavo in fronte ed ero ubriaco. In più,America era sparita. Se l'avesse trovata qualcuno, ora che era abbastanza coinvolta in tutti i miei casini, sarebbe stata la fine.
Dovevo trovarla prima di qualcun'altro.
In quel momento non pensai a come l'avevo lasciata l'ultima volta. Non pensai a quello che mi ero promesso, non pensai a niente di tutto quello che mi aveva portato a lasciarla andare. Qua si trattava di lei e della sua incolumità e dovevo trovarla. Anche a costo di vederla per l'ultima volta fino alla fine dei miei giorni.
"Justin? Ci sei?"disse il mio amico.
"Si, si ci sono. Chiamami se ci sono novità, io adesso vado a cercarla."
"A quest'ora?Amico, sai come funziona. Non ti conviene proprio... Se vuoi vado io al posto tuo"
Alzai il viso e fissai un punto impreciso nella stanza: "No, devo essere io a trovarla - scossi la testa -non mi succederà niente, cazzo. So come affrontare certe situazioni,Jake." riattaccai.
Appoggiandomi al muro mi alzai. Forse non ero nelle condizioni migliori, ma non potevo aspettare che la sbornia passasse. Dovevo trovare lei, che aveva la precedenza su ogni cosa.
Prima di uscire, bevvi un bicchiere d'acqua e mi affrettai fuori,dove l'aria gelida di novembre mi colpì come un secchio di acqua gelata. Mi alzai il cappuccio della felpa e mi diressi verso la mia macchina. Quella di Harry non c'era. Ovviamente.
Quando con noi c'era America, condividevamo una sola auto, ma poi Harry cominciò ad uscire a serate alterne e stava via per giorni. Quindi un giorno discutemmo e alla fine si procurò una macchina per sè.
Non osai immaginare come sarebbe stata la situazione se io e lui avessimo condiviso ancora una sola auto.
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Daemon | j.b |
FanfictionPuò l'odio tramutarsi in amore? Un assassino può amare? Perché, si sa, l'amore vince su tutto. O no? [Justin Bieber]