Trust.

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Questa volta l'avevo fatta grossa. Dovevo rimanere seduta nel mio tavolo, facendo finta di non aver sentito nulla e continuando a mangiare la mia pasta.
Se anche Styles aveva quella faccia, allora ero davvero in pericolo.
Mi morsi il labbro, cercando di risistemare la situazione e -se non di salvarla- di allungare la mia vita almeno di poco.
-Harry, io...- iniziai, ma venni interrotta.
-Vieni con me- disse, prendendomi per un braccio.
Uscimmo all'aria aperta, e il sole di mezzogiorno risplendeva in cielo.
Il bosco era tranquillo, e avrei amato vivere in un posto del genere.
Harry rimase in silenzio mentre giravamo a sinistra diretti verso il retro della casa che non avevo mai visto. Ci addentrammo nel bosco e la paura si fece spazio dentro di me. Voleva ammazzarmi? Ma aveva detto che non mi avrebbe fatto del male. E se avesse cambiato idea?
Decisi di riprovare: -Harry, seriamente, mi dispiace...
-Mare, basta. Entrambi sappiamo che hai sentito tutto, no?- mi guardò con sguardo severo. Stava almeno un metro avanti a me, le mani in tasca e agilmente evitava i rami sporgenti degli alberi.
Io invece rischiavo di inciampare ogni due secondi.
-Si, beh, urlavate- ribadii, fissando il terreno. Quando rialzai lo sguardo, Harry aveva il suo davanti a sè, un'espressione strana.
-Ma... le altre cose, le hai sentite? Dimmi la verità.- ora era di nuovo girato verso di me, e si fermò quando lasciammo il bosco e sbucammo in una valle che si affacciava su un lago.
Notai di sfuggita il paesaggio, perché Harry era davanti a me a coprirmi la visuale.
Alzai la testa per guardarlo negli occhi. Avrei potuto mentire, ma il fatto che mi avessero trovata lì quando le acque si erano calmate non sarebbe certo andato a mio favore.
-Io... beh.. ho sentito qualcosa riguardo a una certa Beth..- dissi, abbassando lo sguardo.
Il Riccio sospirò passandosi una mano fra i capelli riccioluti tirati indietro e si portò una mano sul fianco. Era esasperato, per colpa mia.
Ora guardava il lago, gli occhi verdi socchiusi per il sole e il labbro racchiuso tra i suoi denti.
Io non sapevo cosa fare se non guardarlo.
Alla fine sospirò nuovamente e tornò a guardarmi: -Vieni- e mi accompagnò a sedermi sulla riva pietrosa del lago.
Aveva cambiato argomento, e ora se ne stava in silenzio a lanciare sassi sull'acqua limpida. Era davvero colpa mia?
-Non è colpa tua- disse, rispondendo alla mia domanda inespressa.
-Come?- chiesi, confusa.
-Quello che è successo oggi, tutto quanto. Non è colpa tua.- si riportò una mano sui capelli, tirandoseli sulle punte, e lanciò un altro sasso.
Mi morsi la guancia cercando di non piangere: -E allora perché sono ancora qui?- chiesi, sapendo già come sarebbe andata a finire.
Il Riccio mi guardò, con aria dispiaciuta. Mi compativa, e malgrado io non volessi essere compatita, guardai davanti a me.
Tutto era così insensato. La mia vita, la mia presenza qui. Era per colpa di mio padre se ora mi ritrovavo in pericolo, soggiogata da una gang della quale non sapevo nemmeno le intenzioni.
Cosa volevano fare di me? Mio padre avrebbe fatto il possibile per riavere sua figlia indietro viva?
Questo era quello che mi tormentava maggiormente. Non sapevo se là fuori c'era qualcuno al quale importava di me. Non sapevo più niente, e volevo dannatamente piangere.
-Perché sono qui, Harry?- ripetei, con più enfasi questa volta. Non potevo perdere le staffe con un assassino.
Sembrava stesse andando in panico, come fa un uomo quando una donna sta per fare una delle sue scenate.
-Penso che Jason te l'abbia spiegato- però era un bravo bugiardo. Riusciva a risultare calmo, ma non a me, quindi forse non era poi un bugiardo così bravo.
-Jason ha servito la mia vita a Daemon su un piatto d'argento! Perché non mi avete lasciata libera?- la mia voce spezzata indicava che avrei avuto una crisi di pianto, e non sapevo se sarebbe stato il caso, anche se la vicinanza di Harry mi infondeva sicurezza.
Styles sospirò per quella che mi risultò la millesima volta quel giorno, prima di rispondermi: -Io... non lo so. Penso che Daemon abbia qualcosa in mente.. io...
Questo non doveva dirlo.
Scoppiai a piangere, mentre tutta la tensione mi piombava addosso come cemento.
Mi sentii presa da qualcuno e mi scontrai contro qualcosa di caldo: il petto di Harry. Mi stava abbracciando. Continuai a piangere mentre il Riccio mi cullava col suo respiro e mi calmava.
Stavo bene tra le sue braccia, non credevo che mi sarei sentita a mio agio con qualcuno che conoscevo appena.

Quando mi calmai un po' alzai la testa per guardare Harry, che mi sorrise.
Ricambiai il sorriso, sentendomi improvvisamente imbarazzata, e mi allontanai.
-Scusa, io... non volevo...- balbettai, maledicendomi subito dopo.
Avevo pianto su di lui per chissa quanto tempo, avevo pianto davanti ad un assassino.
Mi allontanai.
Harry parve deluso e ferito, e mi maledissi anche per questo. Lui non aveva cattive intenzioni con me.
-Mare, so che ti senti spaventata e non ti fidi, ma ti assicuro che di me ti puoi fidare. Come te lo devo far capire?- mi chiese dolcemente, inclinando la testa di lato facendo finire qualche ricciolino davanti agli occhi.
Mi portai le ginocchia al petto, come scudo: -Io... chi è Beth?- azzardai, per spostare l'attenzione da me. Forse non era il modo più adatto ma qualcosa mi diceva che di harry potevo sul serio fidarmi.
Si passò le mani tra i capelli, stringendo le labbra in una linea dura. Tutta questa situazione era bizzarra.
Passò qualche minuto di silenzio e capii che forse era meglio se non ponevo questa domanda: -Se vuoi, ovviamente... non sei costretto- balbettai ancora, ma venni nuovamente interrotta da Harry.
-No, ti voglio raccontare.- mi guardò, lo sguardo serio.
Rimasi in silenzio appoggiando il mento alle ginocchia, aspettando pazientemente che cominciasse.
Iniziò a raccontarmi di Beth. Era sua sorella e nacquero in Inghilterra. Mi assomigliava molto, tranne per i suoi riccioli che lisciava ogni giorno con una piastra, mi disse Harry con una nota dolce nella voce.
Si trasferirono in Canada per il lavoro del padre e i due fratelli persero tutto: amici, casa e la madre si ammalò poco dopo essersi trasferiti.
Non potendo permettersi le cure per la moglie, suo padre cercò disperatamente lavoro, e Jason fu felice di offrirglielo.
Jason era molto ricco, aggiunse, e aveva aziende diffuse in tutto il Canada. Iniziò ad offrire soldi alla famiglia senza richiedere niente in cambio per un po' di tempo.
Quando i debiti aumentarono e i soldi diminuivano, Jason cominciò a chiedere al padre di Harry di risanarli tutti.
Anne, la madre di Harry, cominciò a peggiorare accusando un tumore al cervello -e quindi incurabile-.
Harry, pur di aiutare il padre, andò personalmente dal suo datore di lavoro per fare una chiaccherata. Jason gli disse che mancavano persone che svolgessero "lavori sporchi" per lui, e Harry, riluttante, accettò.
Cominciò a rapinare banche all'insaputa della sua famiglia, piangendo la notte perché non era il futuro che aveva sempre sognato. Non era da lui fare certe cose.
Beth non ne sapeva niente, e il fratello per tenerla al sicuro le vietava di uscire. Si sapeva che nelle guerre tra gang si tendeva a puntare la famiglia di un criminale per indebolirlo.
E fu lavorando per Jason, che poco dopo Harry conobbe Daemon. Quando lo vide per la prima volta sembrava uscito da un manicomio. Era perennemente arrabbiato col mondo, rispondeva male a chiunque e sembrava nato per fare del male.
Harry era curioso di vedere cosa si celava dietro questo ragazzo e tentò di farci amicizia. All'inizio fu difficile, mi confessò, ma Daemon cominciò ad aprirsi di più con lui fino a diventare inseparabili.
Il segreto di Harry continuò anche dopo la morte della madre, e piano piano suo padre risanò tutti i debiti con il suo aiuto. Ovviamente non sapeva che il figlio lavorava per un criminale; riceveva i soldi in buste anonime senza mai sapere da chi arrivassero.
Aveva pensato di lasciare il lavoro, di andarsene e cominciare a vivere per davvero, ma Jason era stato abbastanza chiaro: "Chi entra qua, non esce più". Sarebbe rimasto in quella gang fino alla morte, insieme a Daemon. Non aveva mai ucciso nessuno, aggiunse, non ne sarebbe capace.
Sospirai di sollievo a quelle parole, ma rimasi comunque ammaliata dalla sua storia.
-E Beth... com'è morta?- sussurrai, completamente presa.
A quella domanda si irrigidì. La scioltezza che aveva mentre mi raccontava era svanita, rimpiazzata da tristezza e rabbia.
-Incidente d'auto.- sputò quelle parole come se gli costassero un dolore immane, e forse era proprio così.
Comunque, sentivo che non me la accontava giusta, ma decisi di non indagare oltre.
-Grazie per avermi raccontato la tua storia- gli sorrisi leggermente appoggiandogli la mano sul braccio tatuato.
Harry guardò il punto in cui i nostri corpi si toccavano e ricambiò il mio sorriso con uno debole.
Forse non era così male avere un'amico criminale, anche se non poteva definirsi tale. Rapinava banche e basta, non aveva mai ucciso nessuno.
Sentivo che per la prima volta dopo giorni potevo fidarmi di qualcuno.

La giornata trascorse tranquilla, perché apparentemente Daemon non era in casa.
Styles mi disse che sarebbe tornato. Quando affrontavano l'argomento Beth lui usciva sempre per tutta la notte a bere, faceva rissa con qualcuno e andava a finire che toccava al riccio risolvere tutti i suoi problemi.
-C'è mai stata una volta in cui tu ti sei mai incazzato con lui tanto da tirargli un pugno?- gli chiesi in salotto davanti al camino posato in centro alla stanza.
Ci pensò su, poi annuì allegro: -Si! Quando lo trovai in camera da letto con mia sorella. Non sapevo avessero un storia, e fu un vero trauma per me!- rise, ma nei suoi occhi vidi nostalgia.
Risi con lui, alleggerendo la tensione.
Quando andai a letto, Harry si offrì di farmi dormire in camera sua perché lui srebbe andato a dormire sul divano. Lo ringraziai mille volte e ci salutammo con un abbraccio.
Il giorno dopo Daemon non era ancora arrivato, ma Harry mi aspettava raggiante in cucina, per niente preoccupato o spaventato dalla scomparsa del suo migliore amico per una notte intera.
E' abituato, mi ripetei. Ma la ragione per la quale ero così preoccupata per il ragazzo che tentava di uccidermi 23 ore su 24 mi era ancora sconosciuta.
Styles mi confidò di aver sempre voluto saper preparare la pizza, così decisi di fargli da insegnante. Quando ci accorgemmo che mancavano alcuni ingredienti, Harry imprecò.
-Possiamo andarli a comprare- proposi.
Allora mi guardò, pensando a qualcosa. Poi rispose: -Il negozio  di alimentari più vicino si trova a 10 km di distanza...- mi informò, strofinandosi il collo.
-Non importa, per pranzo dovremmo essere pronti comunque- dissi sorridente.
Ricambiò il sorriso, accettando di andare a fare la spesa.
Viaggiammo ascoltando le canzoni che passavano per la radio, canticchiando insieme le più famose. Era divertente stare con lui, era di ottima compagnia ed era da tanto che non mi divertivo così con un ragazzo.
Al negozio di alimentari eravamo i più rumorosi. Facemmo cadere due pacchi interi di succhi, una mozzarella e una mela.
Non avevo mai riso così tanto in tutta la mia vita.
Ci dividemmo le strade: lui prendeva l'occorrente per la pizza e io prendevo quello che eventualmente mi sarebbe servito (come donna) per evitare che ci cacciassero fuori.
Quando ci ritrovammo davanti alla cassa mi presentai con due pacchi di assorbenti: interni ed esterni.
Ero diventata rossa per l'imbarazzo e lui aveva riso, e io con lui.
Mi sentivo spensierata, come una liceale alle prese con il suo primo amore, ma a me Harry piaceva?
Decisi di non pensarci mentre ci dirigevamo verso la macchina.
Il ritorno fu più rumoroso dell'andata, e questa volta cantammo a squarciagola e con i finestrini abbassati tutte le hit del momento.
Era appena finita Payphone dei Maroon 5 quando arrivammo al rifugio. La macchina di Daemon non c'era ancora. Non era ancora arrivato ma decisi di non darci tanto peso.
Ci avviammo in cucina e cominciammo a preparare la pizza.
Fu decisamente difficile fare da insegnante ad Harry, soprattutto quando si faceva vicino per capire meglio qualche passaggio. Mi distraeva, ed era davvero troppo vicino.
Ero nell'intento di mescolare l'impasto quando mi arrivò un pugno di farina dritto sul viso. Sorpresa e colta alla sprovvista mi girai per fulminare Styles con lo sguardo, ma quando cominciò a ridere mostrando le fossette, la rabbia vera e propria sparì, dando il via alla vendetta. Presi a mia volta un pugno di farina e lo rincorsi per tutta la cucina per colpirlo.
Gli salii in groppa spalmandogli la farina in faccia.
Per un quarto d'ora non facemmo altro che spalmarci cibo in faccia, e quando ci calmammo, proseguimmo con la nostra lezione.
Mi seguì attento, ed era buffo con tutta la farina in faccia.
Mi aiutò con il forno e fu proprio lui a sfornare la nostra adorata pizza che, dovevo ammetterlo, era bellissima.
Harry guardò il nostro lavoro fiero: -Quasi quasi non la mangerei per quanto è bella...- rimase a contemplarla: -Ma non me ne fotte un cazzo. Ho fame.- ridacchiammo e ci sedemmo a tavola.
Rimanemmo in silenzio, ma non un silenzio imbarazzante, un silenzio calmo e tranquillo.
Era davvero bello stare con lui.
Però questa tranquillità durò poco, perché la porta d'ingresso sbattè, e Daemon entrò in casa. Non sembrò particolarmente ubriaco. Aveva solo un'occhio nero e uno zigomo arrossato. Si sarebbe presto scurito.
-Che hai fatto all'occhio?- chiese Harry non particolarmente preoccupato, mentre si tagliava una fetta di pizza.
Daemon guardò dappertutto tranne che verso di me. Guardò la pizza: -Ah, niente di che. Un giovincello ubriaco giocava a fare il duro...- si appoggiò al murò accanto alla porta incrociando le braccia -...e io gli ho dimostrato chi comanda- gesticolò indifferente.
Mi stava evitando, e non sembrava per niente provato dal giorno prima. Solo fingeva che non esistessi.
Harry si prese la sua fetta e l'appoggiò sul piatto: -Avrai fame, dopo il tuo incontro con questo povero e innocente giovane- l'ironia presente tra i due era palpabile. parlavano sempre in quella maniera?
-Oh, si, non sai che faticaccia- si sedette accando a me, sempre fingendo che non esistessi. Mangiai la mia fetta in silenzio.
-Perché sembra che ci sia stato un uragano qua dentro?- si guardò intorno, mentre prendeva un morso dalla sua fetta.
Io ed Harry ci guardammo complici, poi Daemon guardò i nostri visi. Avvampai quando guardò il mio: -Cosa diavolo è successo qua dentro?- disse, leggermente meravigliato, ma non troppo.
-Abbiamo preparato la pizza- disse Harry tentando di trattenere una risata.
Il biondo ci guardò come se avessimo tre teste: -E avete fatto un tuffo nell'impasto?- chiese, come se stesse parlando a dei pazzi.
A quel punto io e Styles scoppiammo a ridere. Non credevo sarebbe mai successo.
-Okaay- disse, alzandosi -Io vado a farmi una doccia. Vedete di risistemare- e sparì nel sotto scala.
Io e il riccio continuammo a ridere per un po' prima di mettere finalmente a posto.
Quando la casa tornò a splendere, Daemon era ancora sotto la doccia.
Harry mi disse di voler farsene una nel bagno superiore, e mi chiese di non far incazzare ulteriormente Daemon, tentando di nuovo la fuga.
Tanto sapevo che mi avrebbe presa, lo rassicurai, quindi non ci avrei nemmeno provato.
Per trovare qualcosa da fare, decisi di lavare i piatti e il viso sul lavandino e mi raccolsi i capelli in una crocchia disordinata.
Quando arrivai al terzo e ultimo piatto, la porta del bagno si aprì e Daemon entrò in cucina.
Ci guardammo per qualche istante, prima che io stessa interruppi il contatto fisivo tornando a lavare. Aveva solo un asciugamano intorno alla vita e i capelli che gli cocciolavano sulla fronte.
Lo sentii muoversi per la cucina, i suoi piedi nudi sulle piastrelle. Sospirai cercando di concentrarmi. La tensione era palpabile.
Volevo che arrivasse Harry, non volevo che mi umiliasse ancora, anche se avevo i miei vestiti addosso.
Mi sentivo in colpa per il giorno precedente. Per aver origliato. Forse se mi fossi scusata...
-Scusami...- sussurrai, non sapendo se mi avesse sentita.
-Come?- lo sentii a fianco a me. Mi girai e lo trovai con un sorrisetto appoggiato al bancone alla mia destra con un bicchiere di succo appoggiato sulle labbra piene.
-Hai sentito benissimo.- dissi, leggermente acida. Non avevo intenzione di ripetere quelle parole.
Appoggiò il bicchiere nel bancone e incrociò le braccia: -Lo so, voglio solo...
-No, tu non vuoi che lo ripeta, perché non lo ripeterò.- scossi il dito davanti a me, avvicinandomi pericolosamente a lui.
Daemon si morse il labbro, prendendomi per i fianchi e facendomi scontrare con la schiena contro il bancone: -Uhm, siamo orgogliosi eh?- sorrise.
Emanava il profumo del bagno schiuma che avevo usato io due sere prima, e mi sentii sporca. Lui però annullò ogni mio pensiero quando si avvicinò facendo aderire maggiormente i nostri corpi.
-Lasciami andare- dissi, poggiando le mani sul suo petto tatuato e muscoloso, e notai qualcosa che prima non avevo mai notato: cicatrici.
Alcune erano circolari, altre lunghe e dritte, ed erano sparpagliate lungo il petto. Alcune erano nascoste da tatuaggi, altre ben visibili.
Lui se ne accorse, e si allontanò come scottato.
Avevo scoperto un'altro dei suoi segreti.







due capitoli in due giorni eeh :)
Spero vi sia piaciuto, votate e commentateee

















































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