Alone with you.

4.5K 186 42
                                    

Il respiro accelerò mentre guardavo Daemon in piedi, sulla porta della cucina, con solo un misero asciugamano intorno alla sua vita.
Se non fossi stata troppo scossa, avrei sicuramente fatto una battutina acida.
Non sapevo cosa dire, quella sua reazione mi aveva totalmente colta alla sprovvista. Non gli piaceva rivelare qualcosa su di sè ad una sconosciuta, o a me, e il solo fatto che io avessi scoperto qualcosa di importante... non sapevo come comportarmi, per la prima volta.
Un'attimo prima era là, ora non c'era più. Era sparito e prima che me ne rendessi conto, la porta d'ingresso sbattè.
Si era vestito?
Per quanto ero rimasta in quel stato di trance?
Harry entrò in stanza con i capelli gocciolanti e un'espressione confusa in volto.
-Ma che diavolo...?- chiese, guardando prima la porta d'ingresso, poi verso di me.
Boccheggiai per qualche secondo, prima di prendere parola: -Io... lui mi stava infastidendo. Era troppo vicino e io l'ho spinto via. Era a petto nudo e nell'istante in cui l'ho toccato per allontanarlo ho... ho visto le cicatrici..- sospirai e Harry sbuffò. Era chiaro che anche lui sapesse delle cicatrici.
E' normale, sono migliori amici, commentò pungente la mia coscienza. La ignorai.
Si passò una mano sul viso, esasperato, e si appoggiò al muro.
Perché mi sentivo in colpa?
Perché sembrava che tutto qua dentro fosse colpa mia?
Il Riccio mi guardò, avvicinandosi: -Scusa se ho reagito così, ma è così stupido a volte quel ragazzo...- appoggiò entrambe le mani aperte sul bancone accanto a me.
-Non dire così di lui... evidentemente pensava che non me ne sarei accorta...- mi voltai totalmente verso di lui tracciando linee invisibili con le dita sulla superficie di marmo della cucina.
-E' proprio questo il punto. Tu gli ricordi fottutamente tanto mia sorella, e questo lo sta facendo impazzire.- prese un gran respiro e io non sapevo cosa dire.
-E cosa devo fare per smettere di ricordargliela?- chiesi stupidamente. Era ovvio che non potevo fare niente.
Mi ignorò uscendo dalla cucina e avviandosi verso la porta d'ingresso. La aprì sbirciando fuori, poi la socchiuse, voltandosi a guardarmi: -Ora vado in cerca di lui. Rimani qui, per favore.- mi pregò. Sapevo che voleva bene al suo migliore amico e che avrebbe fatto tutto per lui. Se ieri non era per niente preoccupato, perché ora lo era?
Annuii silenziosamente, guardandolo sparire dietro la porta. Non aveva nemmeno preso le chiavi della macchina.
Cosa stava fottutamente accadendo?

RImasi ad aspettarli per tutto il pomeriggio, passandolo tra la cucina e il divano, il divano e il letto, il letto e il bagno.
Il sole era tramontato mentre mi asciugavo i capelli in bagno e sentii dei rumori all'ingresso.
Erano arrivati, grazie a Dio, perché iniziavo a spaventarmi a stare in quella casa da sola.
Mi spostai i capelli da una parte mentre, dal riflesso dello specchio, vedevo ancora Daemon sfilarmi l'asciugamano di dosso e ghignare.
Per fortuna che avevo prevenuto tutto quando e ora ero già vestita con solo i capelli umidi.
Li strofinai con l'asciugamano, cercando di captare qualche vocio.
-Non ho intenzione di dire un bel niente Styles. Ficcatelo in quella testolina bacata, uhm?- Daemon e il suo solito tono arrogante.
Dire cosa? E perché mi stavo facendo gli affari suoi? Dovevo asciugarmi i capelli e basta.
Canticchiai una canzoncina a mente, quando la porta del bagno si aprì.
No, ti prego. No.
Il soprascritto alzò gli occhi al cielo, rimanendo sulla soglia della porta e sbuffò: -Possibile che ovunque vada ti ho sempre tra i piedi?
-Questo non succederebbe se mi lasciaste andare- rimarcai acida, posando asciuamano e spazzola sul mobiletto sotto al lavandino per poi passargli accanto.
Proprio mentre lo stavo per sorpassare ed uscire dalla stanza venni presa per un braccio, e la mia spalla si scontrò con il suo pettò.
Sentii il suo alito paurosamente vicino, il suo naso che strofinava i miei capelli e le labbra piene e carnose sfioravano il mio orecchio, provocandomi brividi.
Trattenni il respiro, non sapendo bene cosa fare o cosa dire. Socchiusi le labbra.
-Mi fai impazzire quando fai la acida- disse, mordicchiandomi il lobo dell'orecchio e poi scendendo e lasciandomi un leggero bacio sotto l'orecchio. Rabbrividii e il mio stomaco sembrò fare le capriole. Perché era così sensuale?
Presi un gran respiro, cercando di recuperare il mio autocontrollo: -Lasciami.- rimarcai, strattonando il mio braccio finché non lo lasciò.
Lui alzò le mani in segno di resa: -Okay bambolina, come vuoi- e si chiuse la porta del bagno alle spalle, lasciandomi nel sottoscala.
Se lui pensava che fossi solo io a farlo impazzire, si sbagliava di grosso. Le sensazioni che avevo provato poco prima e che si erano ripercosse anche qualche giorno prima, nella stessa stanza, mi erano sconosciute e mi spavenavano.
Mentre uscivo dal sotto scala, mi diressi in cucina, dove Harry stava messaggiando con il cellulare distratto.
-Hey- dissi, attirando la sua attenzione e aprendo il frigo in cerca di qualcosa da cucinare.
Alzò lo sguardo, e quando qualche ricciolo gli cadde sugli occhi se li scostò con un gesto della mano: -Hey bellissima- sorrise. Avvampai per il nomignolo che mi aveva affidato. Non ero affatto bella. Ero struccata, pallida...
Nascosi il mio rossore dietro le ante del frigo, dimostrandomi interessata a cosa cucinare.
-Cosa ci cucina oggi la nostra fanciulla?- Harry mi fu improvvisamente dietro, a qualche centimetro dal mio orecchio. Sussultai, girando la testa per guardarlo e trovandomelo estremamente vicino. Troppo vicino.
Sorrise, e si allontanò leggermente, appoggiandosi al frigo alla mia sinistra, mentre io andavo a fuoco. Prima Daemon, e ora Harry.
Feci spallucce mentre l'ipotermia passava: -Qua vedo solo gli avanzi della pizza di oggi, qualche patata, qualche uovo...
-Potremmo fare una frittata- azzardò lui, interrompendomi. Alzai lo sguardo dal contenuto del frigo per guardarlo. Aveva un'espressione allegra e rilassata, completamente a suo agio.
Forse ero solo io quella nervosa.
Annuii: -Si, si può fare- sorrisi, prendendo le uova, qualche zucchina e una cipolla.
Appoggiai tutto sul bancone e Harry mi fu subito di fianco: -Le cipolle? Perché?- chiese, indicandole con una faccia piuttosto schifata.
-Danno più sapore, e poi mio nonno le faceva sempre così- lo guardai sbattendo le ciglia con fare civettuolo. Con Harry stavo decisamente più tranquilla, ma Daemon...
Daemon ti incute terrore. Harry è decisamente meglio, se proprio dobbiamo scegliere, disse il mio subconscio. Beh, non che avesse torto.
Sorrise, facendo una specie di riverenza: -Come vuole, mia signora- disse e io risi, tirandogli una sberla in testa.
-Scemo- ridacchiai prendendo una teglia e iniziando a rompere le uova.
Fu di nuovo accanto a me: -Cosa devo fare?-
Indicai con un braccio le zucchine: -Taglia quelle a cubetti- presi l'ultimo uovo e lo ruppi.
Presi lo sbatti uova e cominciai a mescolare il contenuto: -Subito- disse il riccio. Recuperò un coltello da un cassetto e cominciò a tagliare le zucchine.
Canticchiai mentre rendevo il contenuto della teglia compatto e lo riversavo su una padella, mettendola quindi sui fornelli.
-Le zucchine sono pronte?- chiesi prima di accendere il fuoco.
-Eccole- Harry le riversò sulla padella, e io accesi il fuoco.
Quando la frittata fu pronta, presi un centro tavola e vi appoggiai sopra la padella con la frittata.
Preparai la tavola con posate, piatti e bicchieri e mi sedetti seguita da Harry.
Cominciammo a mangiare, mentre aspettavamo Daemon. Le tubature sibillavano, il che probabilmente significava che stesse facendo una doccia.
Mentre attentavo un pezzo di frittata -che era buonissima- mi chiesi come faceva a mettere tutto da parte in così poco tempo. Accantonava tutto dentro di se. Forse era lunatico?
Perché prima mi allontana da se come se avessi la peste e poi mi mordicchia il lobo dell'orecchio?
Era così difficile stargli dietro, dannazione.

Daemon | j.b |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora