The very first time

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"Cosa ne pensate?" chiese Tom, dalla porta d'ingresso del suo appartamento.
MI guardai intorno. Strano a dirsi, ma non ci ero mai stata.
Abbassai lo sguardo su di lui e sorrisi. "E' perfetto. -mi avvicinai a lui e lo abbracciai- Grazie, Tom."
Ricambiò l'abbraccio e mi baciò la fronte. "Chiamami, ok? Io torno a casa della mamma."
Uscì e restammo io e Justin da soli.
Quest'ultimo si era seduto sul divano e stava sfogliando un libro trovato sopra il tavolino basso.
"Cos'è?" gli chiesi, avvicinandomi a lui.
Era molto concentrato su ciò che sfogliava, tanto che le sopracciglia erano aggrottate.
"E'... un libro molto bello." Disse, distratto.
"Non sapevo ti piacesse leggere"

Mi rivolse un mezzo sorriso. "Se ne avessi avuto la possibilità, casa mia sarebbe stata invasa da libri."
"Non ti era permesso leggere?" chiesi, sinceramente incuriosita.
Scosse la testa. "Non è che non mi fosse permesso, ma non potevo distrarmi" disse, e nella sua voce notai una nota di tristezza e rimpianto.
Mi venne naturale accarezzargli i capelli. "Da adesso potrai leggere quanto vuoi" dissi, dolcemente. Eravamo io e lui da soli, potevamo fare di tutto.
Poggiò dolcemente il libro. Non conocevo questa parte di lui, e dovevo dire che mi piaceva molto.
"Mia madre mi faceva leggere tanto, da piccolo. Diceva che leggere migliorava molto il modo di parlare e non voleva che mi esprimessi come uno scaricatore di porto." Rise, con lo sguardo perso nei ricordi.
Mi stava donando piccoli pezzi di sè stesso, del suo passato, e sentirlo parlare di sua madre per la prima volta mi fece stringere il cuore.
Instintivamente gli passai una mano tra i capelli spettinati. Lo avrei ascoltato per ore.
"E adesso?" chiesi, sedendomi sul bracciolo del divano.
Justin si toccò il ciondolo della catenina che portava al collo. "Adesso dobbiamo pensare a noi stessi" mi regalò un mezzo sorriso e mi trascinò a sè, in modo che ora gli stessi in braccio.
Dalla sorpresa mi sorressi sulle sue spalle e strinsi leggermente la sua maglia, lanciando un urletto.
Le sue dita si infilarono sotto la mia maglietta e prontamente il mio corpo reagì.
"E cosa facciamo?" dissi in un sussurro, completamente succube del suo tocco.
Socchiuse gli occhi e mi lasciò un bacio appena sotto l'orecchio, per poi percorrere la mia mandibola lasciando una scia di baci che mi incendiò nel profondo.
Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare dalle sensazioni e strinsi le mie dita attorno ai suoi bicipiti.
"Qualche idea ce l'avrei" disse con voce roca e sensuale, continuando a lasciare baci infuocati questa volta sulla spalla, abbassando la spallina della maglia per avere più accesso sulla mia pelle. Rischiai di sciogliermi completamente a quel tono di voce, e mi resi conto di volerlo con tutta me stessa.
"E questi stracci sono decisamente di troppo" fece una smorfia infastidita, mantenendo però sempre lo stesso tono di voce.
Incollai le mie labbra alle sue  in un bacio decisamente più passionale dei precendenti, e il fuoco della passione che era dentro di me divampò incontrollabile. La parte instintiva e selvaggia aveva preso il sopravvento e tutto quello a cui riuscivo a pensare erano le nostre bocche che si scontravano e le sue mani che con lentezza quasi frustrante mi sollevava il maglione e la maglietta sotto insieme.

Lo assecondai e alzai le braccia, rimanendo in reggiseno pochi secondi dopo.
Con una mano sola sganciò il ferretto in zerodue. Un vero esperto, niente da dire.
E anche i miei seni erano scoperti, ma non me ne vergognai, perché da come mi guardava Justin, mi sentii la ragazza più bella sul pianeta.
Con la bocca scese fino a torturarmi un capezzolo con le labbra e la lingua, e subito il mio petto si inarcò verso di lui.
Ansimai e gemetti in maniera davvero vergognosa, non sembravo nemmeno io.
Anche se non avevo molti termini di paragone, visto che nessuno mi aveva mai toccato in questo modo.
Senza neanche accorgermene mi ritrovai distesa sul divano e lui sopra di me, che slacciava il bottone dei miei jeans e mi guardava con avidità e lussuria, le iridi completamente scure.

Un'altra volta lo vidi così, e ci trovavamo nel bagno del rifugio. Ci odiavamo a vicenda e mi aveva tolto l'asciugamano di dosso. Mi aveva umiliata.
Ma quello era Daemon, Justin mi stringeva sè e mi guardava come se fossi la creatura più magnifica esistente.

Volli toccarlo, ma indossava ancora la maglia. Contrita, gliela sfilai e lui mi assecondò.
Poco dopo, io ero in slip e lui in boxer.
Ci baciammo e lui con la lingua disegnò il contorno delle mie labbra e succhiò, leccò, ogni parte del mio corpo esposta.
Non era la prima volta che eravamo in rapporti... intimi, ma quella volta era decisamente diverso. Lui mi amava, io amavo lui, ed eravamo arrivati al punto di non ritorno.
Avrei perso la verginità con lui, e non mi dispiaceva. Non volevo tirarmi indietro.
Sentii le sue dita insinuarsi all'interno dei miei slip e in quel momento non capii più niente, ma si fermò. La sua mano ancora dentro le mie mutandine.
Voleva uccidermi?
Aprii gli occhi, dopo averli tenuti chiusi per tutto il tempo, e lo guardai negli occhi.
Mi stava guardando intensamente, come se volesse capire a cosa pensavo in quel momento.
O come se ci riuscisse.
"Cosa c'è?" chiesi. Cos'era successo?
Mi guardò in silenzio per un paio di secondi, le guance arrossate e i capelli ancor più spettinati per tutte le volte che vi avevo insinuato le dita.
"Sei sicura?" chiese, la voce roca dall'eccitazione. "Perché se continuiamo, non sono sicuro di riuscirmi a fermare..." disse, ed ebbi un tuffo al cuore.
Gli presi il viso tra le mani e annuii, prima di baciargli le labbra umide e gonfie.
"Sono sicura"
"E' la prima volta?" chiese, anche se sapeva già la risposta.
"Si, ma voglio che sia con te" dissi, direttamente. Sia perché ero sincera, che per puro egoismo. Ero eccitata e volevo che continuasse.
Questa volta fu lui a baciarmi, e il bacio dolce diventò di fuoco. Quest'ultimo mi tolse il respiro, e la sua mano cominciò a muoversi contro di me.
Sussultai e strinsi la stoffa del divano, in balia delle sensazioni.
Gemetti e ansimai in maniera davvero poco signorile, e ripetei come un mantra il nome di Justin.
"Guardami, America." Ordinò, e non potei che assecondarlo. Mi guardava come se fossi una dea, rapito.
Questo mi spinse a venire con più rapidità sotto le sue mani esperte, e lui catturò i miei gemiti in un bacio.
Mi mancava il fiato ed ero definitivamente pronta per il grande passo, con Justin, il ragazzo che amavo.
Lo guardai sfilarmi gli slip e a sua volta sfilarsi i boxer. Si mise un preservativo che non sapevo dove avesse reperito e quando lo avesse preso, e presto iniziò ad entrare dentro di me.
Sussultai per l'improvviso bruciore e lui si fermò subito, in attesa.
"Tranquilla, amore. Rilassati. Non voglio farti del male, okay?" disse in tono dolce, e mi concentrai su come mi aveva chiamato.
Amore...
Il mio cuore mancò un battito e gli strinsi le braccia mentre continuava ad entrare in me.
Il fastidio che avevo provato all'inizio stava pian piano scemando, lasciando spazio al piacere.

Cominciò a muoversi dentro di me e lo sentii ansimare sul mio collo. Mi baciò ovunque sussurrandomi parole dolci e io lo strinsi a me, pensando che mai nella mia vita ero stata così felice.
"Mare..." sussurrò prima di venire e lo raggiunsi poco dopo.
Lì, stretti l'uno all'altra, ad ansimare insieme. Un corpo solo. Era quello il posto in cui volevo restare per tutta la vita.

Daemon | j.b |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora