"Vattene, Justin. Devi andartene. Mi senti? Vai via da qui!"
Voci. Justin sentiva voci, ma non ne distingueva neanche una. Era come se fosse in un sogno.
Era bello, pacifico, starsene lì, il bilico tra il sogno e la veglia, senza dolore e paura.
Gli piaceva questa sensazione.
"Justin, ma mi senti? Sono io, sono Jake! Alzati!"
Ora la voce era un po' più nitida, e questo significava che stava per ritornare nel mondo reale, dal quale voleva solo fuggire.
"Jake?" Trovò la voce per ripetere quel nome, e quando con gli occhi vide la faccia del suo amico, tutto si fece sempre più chiaro. Finché non si rese conto di trovarsi sempre nel solito capannone, al buio e al freddo.
Quando ci era ritornato là? Chi lo aveva portato?
Jake si inginocchiò davanti a lui e gli prese il viso tra le mani, per valutare la gravità delle ferite riportate.
Nulla era più grave delle ferite che portava dentro di sé, dell'autodistruzione che la sua anima stava avviando.
"Dio... cosa ti hanno fatto... e America? Lei dov'è?"
Al sentir pronunciare quel nome, Justin sentì una fitta allo stomaco, e pian piano gli tornarono alla mente le grida, lei distesa in quel dannato letto con lui sopra. Justin si ricordò di come si dimenò e prese a pugni chiunque osasse tenerlo fermo a guardare quello strazio.
Si ricordò di come cercò con tutte le sue forze di andare da lei, di salvarla, e poi.... e poi non si ricordò più niente.
Di fronte a quel silenzio, Jake tacque. Aveva capito.
"L'ha...."
"Non lo so se sia ancora viva, cazzo! Non so se sia sveglia o se quel coglione la stia ancora..."
Violentando.
"Non lo so..."
"Va bene. Justin, senti, dobbiamo andarcene. Veloce. Alzati, ti reggo io."
Justin si scostò dal suo amico e si alzò da solo. Insieme corsero verso l'uscita e, come avevano sempre fatto, scapparono via.
Justin ignorò il suo bisogno di vomitare e la testa che girava, e pensò a correre il più lontano possibile, fino alla macchina di Jake.
"Jake, aspetta, dobbiamo salvarla. Non posso lasciarla lì. Scappa tu, io non vengo."
"Non puoi salvarla da solo. Lo capisci? Ti aiuterò io, te lo giuro, ma tu promettimi che vieni con me. Non puoi fare niente, non adesso."
" Non posso lasciarla lì da sola"
"E come pensi di salvarla? Ri-entrando là dentro e poi? Ti prenderanno e ti uccideranno, e America sarà ancora nelle loro mani."
Justin tacque, la mente annebbiata e le palpebre pesanti, e la voglia di spaccare il mondo affinché America non fosse stata di nuovo tra le sue braccia.
Quelle braccia che non avevano saputo proteggerla.
Justin, a quel punto, crollò in ginocchio. Lì, in mezzo al parcheggio, sull'asfalto freddo della notte di Natale.
Appoggiò i palmi sul cemento e vi grattò le unghie finché non uscì del sangue. E pianse.
Pianse perché per la seconda volta vedeva volare via la vita dagli occhi di una persona.
Per colpa sua.
Soltanto sua.
Volle prendere una pistola e puntarsela in fronte, volle porre fine a tutta quella dannata sofferenza.
Era troppo, perfino per lui.
Lui, che aveva mantenuto un profilo alto anche quando la sua anima era morta, anche quando avrebbe voluto soffiare sulla fiammella che lo teneva acceso.
Lui, che aveva perso i genitori da bambino.
Lui, che stava per perdere l'unico vero amore della sua vita. Di nuovo.
Chissà quanto tempo passò prima che Justin alzasse la testa e guardò Jake, in piedi davanti a lui che aspettava.
E capì.
Doveva trovare una soluzione, America era ancora viva. Sofferente, ma viva.
L'avrebbe tratta in salvo e, quant'è vero Iddio, avrebbe ucciso tutti quelli che la tenevano rinchiusa.
Perfino Styles.
Già, perfino lui.
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Daemon | j.b |
FanfictionPuò l'odio tramutarsi in amore? Un assassino può amare? Perché, si sa, l'amore vince su tutto. O no? [Justin Bieber]