🔹 Capitolo Quarantasei

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Demet's pov

Mi spogliai anch'io e mi misi a letto, abbracciandolo da dietro.

Non si mosse.
Dio stavo male per davvero.
Quando mi ignorava, era peggio di una brutta parola detta

<Can > sussurrai

Speravo non stesse dormendo.

<Ho sonno Dem... Voglio solo dormire e lo dovresti fare anche tu > disse a bassa voce
<Io sento un vuoto nello stomaco> affermai, mentre cercavo contatto con lui.

Si scostava ancora.

<Ringrazia che non ho aperto bocca. Potrei dire tante cose cattive > disse, alzandosi bruscamente dal letto
<Dove stai andando? >
<Prendo una coperta e vado a dormire sul divano. Impossibile dormire insieme >
<Çünkü? Io ho bisogno di te Can... Odio quando non mi parli, quando mi eviti... È straziante lo sai? > dissi ormai in lacrime
<Io non sto bene Dem. Oggi è stata una brutta giornata e non ti sei preoccupata di chiedere nulla. Ti sei ritirata tardi e qualcuno ti ha accompagnata a casa. Io ci sto di merda per questo, tamam! >
<Can che stai dicendo? Cos'è successo oggi me lo vuoi dire? > urlai e uscì, sbattendo la porta
<Can > urlai e lo seguii fin sul divano
<Ne Demet? Cosa vuoi? Mi puoi lasciare solo? >
<E litighiamo ancora, non siamo soddisfatti vero? >
<Dem vuoi davvero parlare? Dove cazzo sei stata a mangiare? Chi ti ha portata qui? Credo la stessa persona che ti viene a prendere la mattina. Perché non mi hai chiamato per niente? Non ti sei interessata a me lo capisci? > mi urlò come un matto
<Puoi stare calmo? Non c'è mai tempo,mai per vedersi, ma sempre per darci contro.>
<Non ce la faccio più, dov'è il telecomando per spegnerti?> disse con cattiveria.

Due erano le cose.

O era davvero arrabbiato o aveva bevuto troppo.

<Can, io non ti chiederò più niente. Mi autospengo. Tranquillo> dissi urlando in lacrime.

Tornai nella mia stanza e lui rimase sul divano.

Mattino seguente.

Mi alzai alla solita ora.
Mi sistemai velocemente e mi feci un caffè.

Nel frattempo guardavo Can dormire scomodamente sul divano.

Mi dispiaceva per la nostra inutile lite.
Volevo chiarire con lui e sopratutto capire perché non si era ancora alzato.

<Can> lo richiamai

Yildiz mi guardava, imbambolata.

<Can > lo richiamai e aprì gli occhi
<Dimmi >
<Non ti alzi? >
<Perché dovrei? >
<Non vai a lavoro? >
<Non ho un lavoro > disse e persi un battito
<Come no? > mentre lo dissi, lo tirai dal braccio
<Can... Lütfen... Alzati > dissi e si tiró su

Mi portai nelle sue braccia.
Stranamente non mi rifiutó.

<Che c'è Dem? > disse freddo
<Come che c'è? Davvero lo hai dimenticato? >
<Oggi è il tuo compleanno lo so >
<E lo dici così? > i miei occhi cominciarono a pungere per via delle lacrime

<Tamam... Hai ragione > mi strinse nelle sue braccia e mi lasciò un bacio sulla guancia
<Senti... Il mio compleanno non è poi così importante, ma il tuo lavoro si. Che succede? Davvero lo hanno bloccato? >
<Davvero > rispose meccanico.

Avevo collegato perché la sera prima era frustrato.
Aveva perso il lavoro e io me ne sono stata bella con i miei amici.

Mi sentii tremendamente in colpa.

✰𝙵𝚞𝚘𝚛𝚒 𝙳𝚊𝚕 𝚂𝚎𝚝 - + Audio Book Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora