🔹 Capitolo Quarantasette

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Demet's pov

Can finse davanti a tutti di essere felice per essere stato invitato e quando camminó verso di me, sentii mancare la terra sotto i piedi.

Si avvicinó al mio viso, mi fece gli auguri come un comune amico e mi disse "È finita" nell'orecchio, talmente veloce da avermi smossa l'esistenza.

Volevo piangere ancora.

Mi sentivo sotto pressione.

Perché doveva finire?

Mi ero ritrovata in quelle condizioni e non sapei come comportarmi.

<Molto bella la collana > mi disse più Can, sorridendo

Un sorriso più finto di quello non l'avevo mai visto

<Gliel'ho regalata io, bella vero? > disse Engin, portando una mano sulla mia spalla

Can serró la mascella.

<Çok güzel > rispose Can

Continuò a fingere e ringrazió Çağri, per essere stato invitato.

Çağri era il mio regista.

<Ti ho fatto venire perché Demet ha sempre detto che siete rimasti in buoni rapporti dopo Erkenci kus e poi stamattina, mi ha detto che non riusciute più a vedervi e quindi farti venire mi sembrava un buon regalo per lei - poi si voltó verso di me - per te. > disse Çağri
<Lo è stato. Teşekkürler > dissi
<È un piacere per me > disse Can

Più che regalo, aveva rovinato tutto.

Secondo me Çağri non aveva mai smesso di credere che noi fossimo coppia e ci aveva messo alla prova, con l'arrivo a sorpresa di Can.

Il compleanno era davvero pessimo.
Mai vissuto tanto dolore.

<Demet scusami... Ma devo andare. É stato bello vederti > disse Can, fingendo ancora un sorriso
<Tamam... Ci vediamo... Grazie per essere venuto> dissi e annuì.

Salutó tutti e andò via.

Io mi trattenni ancora un pó per non far dubitare e chiesi di poter andar anch'io.

Ringraziai uno ad uno e tornai a casa sua.

Sapevo che sarebbe stato davvero un brutto confronto.

Era più che sicuro che avesse fatto il suo ragionamento e non mi avrebbe lasciata spiegare.

Arrivai, parcheggiai e scesi velocemente.

Le gambe tremavano.

Le mani tremavano.
Tant'è che non riuscii a infilare la chiave nella serratura.

Nelle orecchie risuonavano quelle parole "È finita".

Volevo solo credere che le avesse dette per rabbia.

Non poteva lasciarmi.

<Can> dissi non appena entrai.

Nel piano inferiore non c'era.

C'era solo Yildiz che abbaiava contro di me

<Calma ti prego... Dov'è Can? > dissi e abbaiava ancora, guardando l'alto

Allora collegai che era al piano di sopra.

Salii le scale velocemente e non lo trovai nemmeno lì.

Mi girai tutte le stanze e lo trovai nel suo studio, fermo sulla poltrona, con il bicchiere in mano.

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