capitolo ventisette.

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<<Cosa?!>> chiedo ancora a mio padre che continua a ridere.

<<Sum..non volevo che tu mi odiassi per tutto il resto della vita, sei troppo rancorosa.>>mio padre mi abbraccia respirando a fondo.

<<Resterai qui.>>mi dice triste.

<<Non partiamo più ?>> chiedo sorridendo , credo di star per scoppiare dalla troppa gioia.

<<Io e tua sorella si, tu invece puoi restare qui e vivere da sola ma a delle condizioni.>> continua.

<<io continuerò a pagare tutto ciò che riguarda la casa ma, per quanto riguarda te no. Devi trovati un lavoro se vuoi vivere da sola, ovviamente continuando a seguire gli studi.>> nel suo sguardo leggo parecchia preoccupazione, d'altronde anche io sono preoccupata.. non ho mai lavorato prima d'ora.

<<e poi..>> mi richiama , oh no adesso sta per elencare la sua lista di cose da non fare.

<<No papà ti prego , lo so ..>> cerco di evitare il discorso ma lui sembra non ascoltarmi e inizia con la sua infinita lista.

<<Non voglio voti bassi, niente alcool e droga, niente risse ne armi, niente party in casa, non mangiare solo fast food , fai i compiti e soprattutto...niente sesso.>> conclude facendomi strozzare con la mia stessa saliva.

<<Papà !!>> urlo tappando le orecchie a mia sorella che inizia a ridere.

<<Cosa significa questa parola?>> chiede a mio padre che mi guarda chiedendo aiuto.

Alzo le mani facendogli capire che adesso deve vedersela lui.

<<È..quando ti fanno del male, tu non devi farlo ok?>> dice poi con tono severo, scoppio in una fragorosa risata.

<<Ma allora resterò sola in questa casa?>> chiedo ancora incredula.

<<Si ma deve restare così com'è, non buttarla giù ti prego.>> mi risponde.

Salgo al piano di sopra e afferro il telefono digitando un messaggio di avviso per i miei amici,gli chiedo di incontrarci a parco alle otto.
Saranno preoccupati dato che è la prima volta che scrivo sul gruppo.

Dato che sono le sette e trenta , corro a sistemarmi i capelli legandoli in una coda alta.

<<Esco!>> urlo prima di uscire di casa.

Mi incammino verso il parco e indosso le cuffie per non abbandonarmi al silenzio che rimbomba nella strada vuota.

Ripenso al fatto che sarò molto lontana da mio padre, la cosa mi spaventa ma devo pur sempre farmi coraggio e intraprendere una vita da "adulto",no?

Dalla strada buia noto una luce improvvisa che illumina la strada, i fari di un'auto.

Mi giro verso quest'ultima e la rabbia mi fa arrossire quando noto che il guidatore è Jack.

Alzo il cappuccio della felpa per cercare di passare inosservata , fortunatamente sembra riuscirci dato che la macchina mi sorpassa svoltando in una strada poco più lontana.

Ispiro forte dopo aver trattenuto il respiro per un po' di secondi e un profumo mi riempie le narici facendomi rilassare.

Solo adesso noto che ho ancora la felpa di Vinnie e sorrido come una stupida quando penso al fatto che lui, pur non conoscendomi realmente , non ci ha pensato due volte ad aiutarmi quando ne avevo bisogno.

Gli attacchi di panico mi accompagnano da due anni; dalla morte di mia madre ho iniziato a soffrirne e nessuno ha mai saputo come aiutarmi veramente.

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