capitolo quarantaquattro.

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I pensieri , tutto ciò che mi è rimasto e che mi sta torturando ferendomi ciò che l'incidente non è riuscito a toccare, la mente.

La mia mente compie veloci ed infiniti viaggi su vari argomenti : Vinnie , i miei amici , il tempo che sembra non star passando.

<<Si sveglierà vero?Non posso perdere anche lei.>> una voce flebile mi risveglia dai tormentosi pensieri , provo ad identificarla ma risulta troppo lontana.Anche lei?Cosa significa?

<<Si , tu devi restar tranquillo. Hai subito vari traumi e riporti varie lesioni, non ti fa bene agitarti.>> un'ulteriore voce mi risulta più vicina e forte ma non riesco a capire chi è che sta parlando.

Con molta fatica apro gli occhi venendo subito dopo accecata dalla forte luce presente in questa stanza che credo sia quella di un'ospedale date le pareti bianche e blu e i vari lettini presenti .

Cerco di parlare ma il massimo che riesco a fare è emettere un mugolio che però riesce ad arrivare alle due persone che prima conversavano.

<<Summer , grazie al cielo ti sei svegliata.>> la voce di Vinnie mi fa rallegrare , provo a sorridergli ma ciò che riesco a fare è solo una smorfia buffa che lo fa sorridere debolmente.

<<Signorina , non si sforzi troppo.>> un uomo molto più alto di Vinnie mi si impone davanti afferrandomi leggermente la testa per farmi sedere su questo scomodo lettino.

Noto le condizioni di Vinnie e per poco non mi viene un colpo. Ha vari tagli sul volto , una benda che gli fascia il polso sinistro e dei punti sulla fronte.

<<Non guardarmi così , tu sei combinata quasi peggio.>> mi dice notando il mio sguardo su di lui, adesso ho una voglia tremenda di specchiarmi per vedere le mie condizioni.

<<Questo ragazzo ha rischiato la vita per salvarti , fortunatamente voi state bene entrambi.>> quello che presumo sia un infermiere ci sorride e io ricambio debolmente posando poi il mio sguardo sulla porta che si apre di scatto.

<<Oh Summer mia , fortuna che ti sei svegliata. Stavo per morire.>> le lacrime di mio padre ricadono sul mio braccio dopo aver ricevuto un suo abbraccio.

<<Sto bene.>> la voce spezzata dal pianto tradisce le mie parole.

<<Come sta?>> l'uomo al mio fianco chiede informazioni sulle mie condizioni all'infermiere che subito dopo controlla i fogli che ha tra le mani e dice :<< Fortunatamente non ha alcun danno celebrare però ha subito varie lesioni e ha una cicatrice dietro la schiena che crediamo rimarrà per sempre.>>

<<Essendo stata però incosciente per tre giorni ha comunque bisogno di vari controlli che prometto dureranno massimo due giorni.>> incosciente per tre giorni ? Davvero ho passato così tanto tempo ferma su questo lettino?

<<Ginny dov'è ?>> chiedo cercando con lo sguardo la mia migliore amica.

<<Con Jordan.>> abbassa lo sguardo Vinnie.

<<E Jordan dov'è?>> chiedo nuovamente.

<<Lui..è dai genitori di Liam.>> continua il ragazzo con un'espressione straziante.

<<Liam, dov'è?>> sento il cuore battere molto forte , tanto che a momenti potrebbe schizzarmi fuori dal petto.

<<Non c'è..non c'è più.>> scoppia a piangere Vinnie e di conseguenza lo stringo tra le mie braccia addolorata da questa terribile notizia.

<<La sua auto si è capovolta e lui ha perso troppo sangue .>> mi informa Vinnie con un filo di voce.

La stanza viene occupata da un silenzio assordante che fa spazio ai miei pensieri , com'è potuto accadere?

<<Signorina è arrivato il momento della prima visita.>> una giovane donna irrompe nella stanza porgendomi la mano per aiutarmi .

Non appena i miei piedi sfiorano il pavimento un dolore lancinante alla gamba sinistra mi fa emettere un urlo che viene subito percepito dall'uomo col camice che mi posiziona davanti una sedia a rotelle su cui mi poggio sveltamente.

La donna mi spinge per il corridoio fino ad arrivare ad una stanza colma di macchinari.

Da un piccolo specchio presente in questa stanza osservo le mie pietose condizioni : vari graffi sul viso e sulle labbra , le braccia colme di lividi e così anche le scarpe.

'Non riesco a credere che Liam sia morto.' continuo a pensare iniziando a piangere nuovamente.

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<<Papà non se ne parla , non verrò con te.>> urlo afferrando le stampelle che uso da quando sono uscita dall'ospedale.

<<Non voglio vedere anche te avvolta in una dannata busta . Fattene una ragione , tu verrai a vivere con noi.>> mi urla su tutte le furie mio padre.

<<Devo restare qui per far forza ai miei amici, non li lascio soli . >> urlo di conseguenza con le lacrime agli occhi.

<<Hai avuto la tua occasione per dimostrarti matura ma l'hai sprecata rischiando di morire. Cos'altro sarà potuto accadere mentre io non c'ero?>> questa domanda mi rende ancora più nervosa , spero con tutta me stessa che mio padre non scopra mai ciò che è accaduto.

<<Sarebbe potuto accadere anche con te , non è stata colpa nostra ma dell'altro guidatore.>> cerco di convincerlo in tutti i modi ma mio padre sembra impassibile a tutto ciò che gli dico , infondo lo capisco.

<<Papà ti prego.>> le lacrime continuano a scendere calde sulle mie guance.

<<Ho detto di no Summer, non resterai qui.>> il suo sguardo è severo.

<<Ma perché ? Poteva capitare ovunque , lasciami vivere qui!>> urlo.

<<Perché? Hai davvero il coraggio di chiedermelo? Hai rischiato la vita Summer e di sicuro l'ultima cosa che voglio è vederti far la stessa fine di..>> si blocca sulle sue stesse parole sbiancando improvvisamente , sento il cuore frantumarsi.

<<Come mamma.>> continuo la sua frase con un filo di voce prima di uscire da questa maledetta casa che sembrava star per inghiottirmi.

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