Felix 𖥠 Scuse

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«Su Felix, puoi farcela...» mi dissi mentre salivo le scale di quel palazzo talmente pulito che sembrava brillare.

Raggiunsi il quarto piano e mi piazzai davanti a una porta al quale era appesa una pianta di vischio secca e marrone.

Mi venne da ridere, ma mi trattenni. Non era rispettoso. Non ero lì per giudicare le persone che ad aprile non avevano ancora tolto le decorazioni di natale.

Guardai il mazzo di fiori nella mia mano. Dovevo nasconderlo? Oppure tenerlo davanti al viso di modo che fosse la prima cosa che si vedeva?

Mi decisi per la prima possibilità e mi avvicinai col dito al citofono. Controllai il nome sul cartellino. "Seo Changbin" c'era scritto. Doveva essere per forza giusto.

Presi un profondo respiro e suonai. Sentii il campanello provenire dall'interno dell'appartamento e il mio cuore prese a battere più velocemente.

Sì, ero decisamente agitato. Insomma, non avevo mai investito un ragazzo prima in vita mia ed era strano trovarmi davanti a casa sua e non in ospedale. Non che fosse una cosa negativa, per carità.

Sentii dei passi e la voglia di correre via si accese in un lampo, ma mi costrinsi a rimanere dov'ero e a mettere un'espressione dispiaciuta.

La porta si aprì e mi preparai a tutto.
Scherzavo, non a tutto. Non mi ero aspettato di ritrovarmi davanti una signora minuta coi capelli tinti di rosso raccolti in due trecce e vestita con training e pantofole col pelo.

Mi sorrise appena mi vide.
«Ciao» disse aprendo di più la porta.
«Ci siamo già visti?»
Io scossi la testa e deglutii. Menomale che avevo nascosto i fiori dietro alla schiena.

«N-non credo. Io e Changbin ci siamo appena... conosciuti» cercai di inventarmi sul momento.
«Ah, sei amico di Changbin?»

Il sorriso della signora si espanse e allargò un poco le braccia come per accogliermi.
«Non me ne ha detto niente. Cattivo figliolo»

Ah era sua madre, grazie a dio. Per un momento aveva pensato alla donna delle pulizie o addirittura... a un'amante.

«Già...»
Sorrisi imbarazzato.
«Lui non vive da solo?» chiesi curioso e la signora scosse la testa.

«No. Cioè, in verità sì. Io e mio marito abitiamo proprio qui»
Alzò un braccio per indicarmi la porta dell'appartamento accanto.

«Il mio Binnie ha bisogno del suo spazio ma quando si tratta di sopravvivere senza la cucina della mammina è un caso abbastanza perso» spiegò ridacchiando.

«Ti ho sentita!» provenne una voce da qualche parte nell'appartamento.
«Ma poi con chi stai parlando?»

Guardai oltre la spalla della signora rossa e vidi Changbin avvicinarsi con sguardo curioso. Appena mi vide si bloccò guardandomi scioccato.

«Ciao» lo salutai imbarazzato e alzai a malapena la mano in un saluto timido.
«Mamma, puoi lasciarci da soli per favore?»

ᴮᴬᴮʸ ʸᴼᵁ ᶜᴬᴺ ᴰᴿᴵᵛᴱ ᴹʸ ᶜᴬᴿ 𖥠 ᶜᴴᴬᴺᴳᴸᴵˣDove le storie prendono vita. Scoprilo ora