19 ~ I'd drive forever.

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La giornata più brutta della mia vita. Incredibilmente dolce e inaspettatamente stronzo quando meno me lo sarei aspettata. Da lui non volevo altro che fiducia, tutti sapevano bene che me la sarei cavata. Tutti tranne lui. Non potevo crederci. Eppure non potevo stare con le mani in mano, il tempo stava scorrendo inesorabilmente, e dentro quel covo c'era qualcuno che aveva bisogno d'aiuto. Ero consapevole che se anche l'avessi trovato, non avrei potuto farlo uscire da li, ma almeno mi sarei assicurata che stesse bene, che fosse ancora vivo.

Aprii l'armadio, presi la tuta che mi avevano fornito gli Heroes per il mio primo giro di perlustrazione in moto. Mi cambiai mentre un forte senso di rabbia e rancore stavano scavando un solco nel mio cuore. Ero una Hero, possibile che un'altro Hero non capisse il mio fottutissimo punto di vista? Scesi al piano terra, allacciai quel casco nero pece, presi tra le mani il mio cellulare, scrissi all'unica persona che contava veramente su di me. 

(T/N): Quel compito spettava a me, lo sappiamo entrambi. Non dirlo a nessuno, entrerò ed uscirò in meno di un'ora, ci vediamo domattina in agenzia. Ti voglio bene.
22:30

Kirishima: D'accordo, ma fa attenzione. Ti voglio bene anche io.
22:30

La risposta del ragazzo fu immediata, quasi come si aspettasse quel messaggio da parte mia. Spensi il telefono e lo gettai sul pavimento del garage. Aprii il portone e partii, in sella alla mia moto. Per quanto fossi sicura di me e delle mie capacità, non potevo correre rischi, se mi avessero catturata, non potevo far trovare il mio telefono, o avrei mandato in fumo settimane di lavoro. Quella sera, la città era insolitamente tranquilla, le stelle luminose nel cielo, i lampioni mi segnavano la via con le loro luci fioche. La strada sembrava non finire mai, l'ansia incominciava a salire, non avrei dovuto sbagliare neanche un movimento o i miei sforzi sarebbero stati vani. Parcheggiai la moto distante da quei palazzi, poi, aiutata dal buio e dalla mia tuta scura, corsi più veloce che potevo nell'ombra delle strade, avvicinandomi così al palazzo. Come detto da Midoriya, entrai dall'ala est. Scassinai la porta il più silenziosamente possibile, addentrandomi dentro quell'appartamento all'apparenza così piccolo. Era un fottutissimo labirinto. Delle risate raggiunsero ovattate le mie orecchie, ancora coperte dal casco da moto. I miei passi leggeri mi facevano strada attraverso quei corridoi stretti. Delle stanze indicate da Hagakure non c'era neanche la minima traccia. Non sapevo dove guardare, non capivo dove andare. Continuai a passi incerti e felpati a cercare, non potevo arrendermi qualcuno aveva bisogno di me, non potevo abbandonarlo al suo destino. Mentre continuavo a muovermi attraverso quei corridoi, impossibili da decifrare, trovai una porta semi chiusa, controllai velocemente che non ci fosse nessuno al suo interno, quando l'aprii, trovai solo un lettino ospedaliero, fili di flebo e macchinari vari erano staccati, appoggiati sopra il letto. Dei vestiti erano abbandonati su una sedia. Mi avvicinai al monitor multi parametrico, dove le ultime registrazioni mi rivelarono una cosa inquietante: il battito dell'ostaggio era cessato dopo una forte tachicardia, ero arrivata tardi, ormai era passato a miglior vita. Quello che però mi pareva strano, era il fatto che si fossero disfatti del corpo in tempi molto brevi. Questo voleva dire che qualcuno era sempre presente in quella stanza, probabilmente stavano usando l'ostaggio per compiere degli esperimenti. 

Un forte senso di frustrazione si fece largo dentro di me, non ero arrivata per tempo, non me lo sarei mai perdonata. Uscii dalla stanza, sempre facendo attenzione a non essere notata. Dopo vari tentativi trovai la porta d'uscita, quella sull'ala ovest, dovevo solo uscire, per essere salva. Davanti a me però il cemento prese a deformarsi, facendomi cadere dentro un'altra stanza. Sbattei forte la testa e la schiena per via della caduta. Non potevo permettermi di perdere altro tempo, per quanto fosse tutto buio, dovevo riuscire a trovare una via di fuga alternativa. Mi alzai a fatica e presi a correre, cercando con lo sguardo una via di fuga, ma ancora una volta il cemento dell'edificio prese a muoversi, facendomi nuovamente cadere. Un'altra botta. Sta volta sentii un rigolo di sangue uscirmi dalla fronte. La testa girava vorticosamente, provai ad alzarmi in piedi, ma il mio equilibrio scarseggiava. A tentoni riuscii ad alzarmi, mi avvicinai al muro, per potermi sostenere a qualcosa, vidi che ancora una volta il cementò cercò di mutare, ma prima che potesse farlo del tutto, riuscii a far fuoriuscire una scarica di gas paralizzante, doveva per forza esserci qualcuno dietro quei mutamenti così strani. Il cemento finalmente si fermò in un grumolo senza una forma definita. Tirai un sospiro di sollievo, ora dovevo riuscire a scappare, sapevano che ero li, non potevo permettergli di raggiungermi.

Arrivai alla fine del corridoio, scoprendo con mia orrenda sorpresa, che non era altro che un vicolo cieco. 

"CAZZO!" urlai tra me e me.
" PENSA, PENSA, PENSA, COSA POSSO FARE, PENSA!" 

L'unica idea che potesse venirmi in quel momento fu la più sbagliata e la più azzardata. Non indossavo la mia maschera, ma un casco, se avessi liberato il mio quirk, me lo sarei ritorta contro sicuramente, ma non avevo altra scelta: dovevo usare Exagon, dovevo mischiare i miei gas per ottenere una potenza di fuoco che mi permettesse almeno, di creare un buco in una parete, così da assicurarmi una via di fuga. Pronta per quel tentato suicidio e speranzosa del fatto che forse, avrei potuto anche scamparlo, mi girai, dando le spalle a quel muro senza via d'uscita. Davanti ai miei occhi trovai qualcuno che però non avevo inserito nei piani. Un impermeabile bianco, con il cappuccio alzato, mi lasciava intravedere una maschera della peste, nera, con piccole rifiniture oro e piccoli occhiali tondi posti sopra questa. Non potevo vedere altro, se non una ciocca di capelli chiarissimi, sembravano quasi avere la forma di una freccetta. A quanto pare anche loro ci tenevano a non farsi riconoscere. 

??:" Dobbiamo andare."
(T/N):" Tsk."
??:" Non farmi aspettare troppo, Chisaki non ha tempo da perdere."
(T/N):" Mi spiace, ma questa non è la tua serata fortunata."

Feci per allungare il braccio sinistro, per tenerlo il più distante da me, ma qualcosa di veramente veloce mi colpì dritto sul petto. I capelli del ragazzo si erano allungati fino a colpirmi. I miei movimenti ora, erano rallentati, non sapevo cosa fare. 

??:"Tranquilla, l'effetto del mio quirk non durerà più di un minuto." disse tranquillo.

Lo vidi avvicinarsi a me, non riuscivo a fare niente, per quanto mi sforzassi il mio corpo non si muoveva alla velocità di cui avevo bisogno. Il ragazzo mi passò accanto, portandosi dietro di me. Deglutii a vuoto.

??:" Vedi, ora questo può far un po' male, ma non ti preoccupare, il dolore che proverai domani, sarà molto più spiacevole di questo."

Lo sentii farsi spazio sul mio collo, cercando di spostare quel tanto che bastava il colletto della tuta, poi un dolore atroce, mi stava infilando una siringa. Volevo urlare, ma non potevo. Altri pochi secondi e un liquido iniziò ad attraversarmi la pelle: bruciava da morire. La mia visuale si stava offuscando sempre più, un ronzio fastidioso intasava le mie orecchie. Stavo per collassare. Un urlo straziante mi giunse, prima che perdessi del tutto conoscenza. Qualcosa mi disse che era dell'ostaggio. 

Non potevo morire così, quella persona aveva ancora bisogno di me.

Let Me Be Your Super Hero.|BAKUGOU XREADERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora