45 - In a better place.

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L'ho guardato uscire dalla porta, incapace di dire qualsiasi cosa, incapace di fermarlo. 

Ho trasformato il nostro paradiso, in una zona di guerra. 

So che non farà ritorno molto presto, ne sono consapevole. Giuro, lo giuro con tutta me stessa che avrei preferito sentire la porta sbattersi violentemente, avrei voluto sentire i muri tremare leggermente, avrei voluto che mi urlasse in faccia con la sua solita cattiveria e il suo poco tatto, avrei preferito mille volte ricevere insulti, urla e qualsiasi altra cattiveria di cui lui sia capace. Il suo silenzio mi ha distrutta. Se n'è andato nel più completo silenzio, portandosi via anche l'ultima parte di me, quella che mi teneva aggrappata a questa realtà, questa vita di merda che ti prende, ti sfascia e ti sputa come se niente fosse. Non so più cosa sono, non so più chi sono. Ho paura. Sento la necessita di essere abbracciata, ho bisogno di qualcuno che mi stringa, che mi dica che va tutto bene. Ma le uniche braccia che potevano farlo, ora, non ci sono più. 

Non riesco ancora ad accettare che Dabi non ci sia più, che non possa più contare su di lui, che non potrò mai più sentire il suo profumo dolciastro, ma pungente per via dell'odore di bruciato che tanto lo caratterizzava. Non posso credere che non mi perderò mai più nelle sue iridi color ghiaccio. Mi si spezza il cuore a ripensare a quelle poche scene che mi invadono la mente, ho paura di riviverle, ho paura che più ci penso, più questo si faccia reale. Dabi non è morto, non ci voglio credere. Soprattutto non voglio credere che sia morto per mano mia, non posso proprio credere ad una cosa del genere, eppure non ricordo e non posso esserne troppo sicura. 

Mi si spezza il cuore. 

Mi si spezza il cuore, perché d'altra parte ho allontanato l'unica persona in grado di capirmi, in grado di riempirmi le mie giornate con la sua sola presenza. L'ho allontanato nascondendogli la verità, verità che mi ero imposta di portare nella tomba insieme al mio corpo inerme. Dov'è andata la mia ambizione? Dov'è andata tutta la mia voglia di scappare, di andarmene dalle vite delle persone che mi circondano? Di sparire e non creare più problemi a nessuno? Vorrei parlare con Kirishima, ma ho paura che prenda la notizia peggio di quanto l'abbia presa Bakugou. Non posso fare più niente, devo solo lasciarmi in balia degli avvenimenti, sperando che questi mi inghiottano e mi facciano sparire per sempre.

Le mie lacrime sono incandescenti a contatto con la mia pelle fredda. Non riesco a togliermi questo sorriso amaro dalle labbra, ma mi concedo il lusso di distogliere lo sguardo dalla porta d'entrata, so che non tornerà molto presto; non c'è più niente per me, non c'è più niente per noi. Come un contenitore vuoto, privo di animo e di vita, ritorno nella stanza dove ho provato l'emozione più forte degli ultimi giorni. 

L'indifferenza.

Passo dopo passo mi addentro nella camera da letto, prestando poca attenzione ai cocci della lampada che Bakugou ha scaraventato contro il muro. Mi accovaccio accanto ai cocci più grandi, li raccolgo, cerco di farli aderire gli uni agli altri, ma non si riattaccano, non riesco neanche a trovare i pezzi giusti, quelli che combaciano tra loro. Il mio sorriso si incupisce un po' - finalmente -, le mie lacrime si ingrandiscono, schiantandosi al suolo. I cocci di questa lampada sono esattamente come i pezzi del mio cuore. Uno dei tanti pezzi di ceramica mi scivola dalle mani, lacerandomi la carne, il sangue inizia ad uscire dalla pelle aperta, provo uno strano sollievo a questa sensazione, mi sento meglio, mi sembra che questo dolore, possa lenire - anche se per poco - il dolore interno che mi sta tormentando. Mi alzo, continuando a fissare la ferita ed il sangue che esce da questa, devo andare al bagno, devo medicarmi. I miei piedi pestano i piccoli frammenti di ceramica, ma non mi importa, ancora una volta mi trovo a guardare soddisfatta il sangue che sto lasciando. Sento la necessità di lasciare delle impronte, che mi ricordino che ci sono, che sono qui, che tutto quello che sto provando in questo momento è reale, che fa male, che lo devo accettare, che sono viva e che questa è la mia punizione. 

Arrivo al bagno, mi guardo allo specchio. A stento mi riconosco, questo sorriso increspato, gli occhi gonfi, stanchi, pieni di lacrime e disperazione, la mano sinistra che stringe quella destra, che non fa altro che perdere sangue, il mio colorito sempre più pallido. Cosa sono diventata? Apro l'acqua corrente, prendo un bel respiro. Conto fino a tre. Lascio che l'acqua gelida si infranga contro la mia carne.

Urlo. 

Non l'avevo ancora fatto. Urlo con tutta l'aria che ho nei polmoni, mentre mi costringo a quella tortura alla quale non riesco a sfuggire. Urlo per il dolore che sento dentro, urlo per il dolore che mi sto causando da sola. Le lacrime scorrono più veloci, il respiro accelera, ma la vista inizia a venir meno. Urlo ancora. Nella casa vuota riecheggia solo il mio dolore. Le mie iridi si incastrano in quelle della ragazza che vedo riflessa allo specchio. Non la riconosco, non mi riconosco più. Urlo, le urlo tutte le cattiverie che mi passano per la mente, mentre il lavandino sotto di me ha lasciato il suo bianco naturale per dare spazio al rosso slavato del mio sangue. Urlo sempre più forte, sempre più cattiva, sempre più decisa a non voler più vedere quella brutta parte di me. La devo cancellare, devo riuscire a liberarmi di ogni demone, devo riuscire a ritornare la ragazzina spensierata che ero prima di tutto questo, prima di Bakugou, prima di Dabi. Tolgo la mano da sotto l'acqua corrente, mi accascio a terra, stringendola in un asciugamano. Piango, ma le mie lacrime non riescono più ad uscire dai miei occhi, come se ne avessi consumate troppe. 

Dopo alcuni minuti passati sul pavimento, decido che è ora di medicarmi a dovere, ed una volta fatto, non manco di riguardarmi ancora una volta allo specchio.

<<Lo sapevi benissimo che non si può mettere una ferita aperta sotto l'acqua corrente, puttana.>> mi guardo adirata, ma mi sembra quasi di poter parlare con un altra parte di me stessa, quella che non farò uscire mai più. 

Passo buona parte del pomeriggio a pulire casa, so che non tornerà, ma una parte di me ci spera, ci spera davvero tanto. 

- - - - 

<<Mamma non preoccuparti, è solo il quarto giorno, ci metterà un po' a guarire, tranquilla! Ti posso assicurare che medicando il taglio una volta al giorno e cambiando spesso le garze si sta riprendendo molto in fretta.>> le spiego tranquilla. <<Lo so, ma sono molto in pensiero amore mio, sei comunque mia figlia, mi preoccuperei per te anche per un semplice male allo stomaco!>> non riesco a non sciogliermi alle parole di mia madre, che mi guarda dolcemente da dietro lo schermo del telefono. Fortunatamente in questi giorni mi ha tenuto compagnia lei. Non sapevo con chi altro parlare, ovviamente non le ho detto tutto, lei è ancora all'oscuro di molte cose, ma è meglio così. Un rumore proveniente dalle finestre aperte, attira la mia attenzione. <<Mamma ora devo andare, devo finire di compilare alcune scartoffie per l'agenzia, ci sentiamo domani, buona notte, saluta tutti, digli che gli voglio bene e che mi mancate.>> il suo sorriso si incupisce un po', so che le manco <<Lo farò, buona notte amore mio, ti vogliamo bene anche noi.>> Non appena mia madre mi saluta, mi affretto a chiudere la telefonata. Senza mezzi termini mi precipito verso l'esterno per capire cosa fossero quei rumori. Opto per uscire dalla veranda sul retro. Il buio ha già inghiottito il giorno e questo non mi aiuta affatto. Apro la porta di scatto e mi catapulto fuori, i miei piedi arrivano finalmente a contatto con l'erba fresca. <<A che gioco stiamo giocando, stronzo?>> urlo per far uscire allo scoperto chiunque abbia deciso di intrufolarsi nella residenza Bakugou. Spero con tutto il mio cuore che sia tu.

Mi avvicino di qualche passo ad un albero presente nel giardino, da dove riesco ad intravedere una figura. Deglutisco a fatica, perché più mi avvicino, più mi sembra di intravedere la divisa di Bakugou, spero sia lui, sono passati quattro giorni da quando l'ho visto l'ultima volta. L'idea di vederlo mi rende felice eppure mi terrorizza da morire, non saprei bene cosa dirgli se me lo dovessi trovare davanti. Mi avvicino ancora e a testa bassa riesco finalmente ad intravedere una figura.

<<E tu cosa cazzo ci fai qui?>> chiedo sorpresa. 

Let Me Be Your Super Hero.|BAKUGOU XREADERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora