Passarono alcuni giorni, ma di Vladimir nessuna traccia. La notte Samira usciva dal suo letto, si avviava in cucina per controllare l'ora e dopo aspettava in terrazza il suo arrivo, seduta nella panchina. Le notti sembravano interminabili e lei soffriva tremendamente, perché in cuor suo sapeva che Vladimir non si sarebbe più fatto vedere.
Ma in fondo ci sperava, perché come era apparso una prima e una seconda volta, poteva farlo benissimo anche una terza. D'altronde non c'è due senza tre come si dice. Aspettava e aspettava, alzandosi di tanto in tanto per dare una breve sbirciata al di fuori dello steccato, ma il risultato era sempre lo stesso : niente.
Quando si sentiva stanca o le veniva la pelle d'oca per il freddo tornava a dormire dentro casa. Ma il più delle volte aspettava l'alba, per essere certa della sua assenza. Le giornate invece erano lunghe e interminabili, e quando studiava le veniva da piangere, dal momento che pensava che non ci sarebbe stato nessuno ad aspettarla. Provava a concentrarsi, a ripetere le cose studiate alla mattina, ma il più delle volte la mente volava via, e formulava pensieri del tutto opposti a quelli a cui voleva e doveva dedicare attenzione.
Non ce la faceva più, aveva la necessità di vederlo, sentiva il bisogno di stringerlo e di toccargli i capelli, di scompigliarglieli come desiderava fare da tempo, ma ogni volta le mancava il coraggio. Quando era da sola piangeva, piangeva spesso ultimamente e non riusciva più a mangiare alla mattina, mentre durante il pranzo e alla cena l'unica cosa che riusciva ad ingoiare erano piatti di pasta scondita, talmente cotta che sembrava colla. Sorrideva poco e la sorella e la madre lo avevano notato, ma non riuscivano a spiegarsi il perché di tale cambiamento.
Continuava a pensare a Vladimir e a quei momenti che avevano passato insieme, seppur pochi e per poche ore. Quando ci pensava le veniva un nodo allo stomaco e le veniva da rimandare tutto ciò che era riuscita a mettere nello stomaco. E nella testa le ribatteva continuamente la domande che lui le aveva posto. Se avesse potuto avrebbe risposto di sì, che sarebbe rimasta con lui per sempre. Ma lui se ne era andato. Non era più tornato, e questo faceva malissimo.
Nonostante tutto nemmeno per Vladimir le cose si mettevano bene. Non era più uscito per le sue esplorazioni notturne e non era più uscito di casa nemmeno di giorno. Solo un giorno fa era tornato a casa di Samira, a sua insaputa, e l'aveva osservata, ma vedendola stare male non ce l'aveva fatta ed era tornato indietro.
Stefan era andato a trovarlo solo poche volte, ma non sapeva letteralmente cosa fare per far tornare a stare bene il suo compagno.
Finché una mattina Vladimir, steso sul divano completamente svestito e con il viso coperto, non sentí qualcuno bussare alla porta.
Non aveva per niente voglia di alzarsi, e nemmeno di rispondere.
Senza udire nessuno, colui che stava dietro la porta parlò :
-Ehi, stronzo… Sono io apri -
Era Stefan, che era venuto a capire cosa stesse succedendo alla persona che conosceva sin da quando era bambino. Si stava comportando in un modo che nemmeno lui riusciva a spiegarsi.
Ad un certo punto Vladimir si alzò e si diresse verso l'uscio.
-Che cazzo vuoi Stefan -
-Alla buon'ora! Lo sai che é da giorni che provo a contattarti-
-Bene, ce l'hai fatta-
-Cos'è successo Vlad? Non é da te non farti più vedere. Voglio solo aiutarti-
-Hai finito? -
-Non fare il gradasso. Sono preoccupato per te-
-Hai visto che sto bene, quindi ora levati dalle palle-
-Non so che cosa sia successo, ma se la smetti possiamo sistemare le cose-
Vladimir, completamente spazientito, prese di colpo una sedia che si trovava nelle vicinanze e la scaraventò dritta al muro, disintegrandola del tutto. La situazione, sotto gli occhi di Stefan, appariva davvero allarmante : Vladimir non si era mai comportato così, ed era strano che iniziasse a farlo adesso.
-Stefan lasciami stare, cazzo. Vai via! -
-No finché non mi dici come stanno le cose! -
Ormai Vladimir ansimava, ed era allo stremo delle forze.
-L'ho lasciata andare!
Detto questo, il vampiro biondo si voltò, e si stuzzicò il naso con il pollice e l'estremità del sopracciglio con l'indice. Stefan si sentiva in parte responsabile, perché sapeva che quel consiglio glielo aveva dato lui. O meglio, sapeva di averlo spinto a compiere quella scelta.
-Va bene Vlad, io ora me ne vado, semmai vorrai parlare sai dove trovarmi… Mi dispiace per la decisione che hai dovuto prendere, ma é molto meglio che tu l'abbia presa ora. Se il tempo fosse passato ancora, ne avresti sofferto di più.
Quella notte Samira, per l'ennesima volta, si diresse in terrazza, con l'ultimo briciolo di speranza che le rimaneva, per vedere se Vladimir avesse avuto l'intenzione di non arrivare anche per quella notte. E fu proprio così, ma questa volta lei non si avviò in camera, sotto le coperte, ma si rannicchiò portandosi le ginocchia al petto e piangendo nuovamente, come i giorni passati. Ormai non sapeva fare altro che quello, ma quella notte lo fece più forte, fregandosene completamente di far rumore. E lo potevano testimoniare due grandi occhi rossi, che la osservavano in lontananza dall'alto. Quegli occhi la guardavano con tanta sofferenza, e si poteva leggerne benissimo l'angoscia che provavano in quel momento. Quella scena era troppo straziante, e lui si sentiva così impotente. Così se ne andò, senza emettere il minimo suono, e con quei grandi salti che sapeva fare, e che Samira aveva provato nella sua stessa pelle.
STAI LEGGENDO
ANCORA UNA VOLTA
VampireStoria ispirata a Vladimir, personaggio della serie di Twilight, apparso in Breaking Dawn parte 2. Mi sono appassionata a questo personaggio guardando ripetutamente il film. Non vi dirò niente, ma lascerò che leggiate la storia.. Spero che vi piacci...