-Samira! Sono già le 20:30! Devi portare il cane a fare l'ultima passeggiata della giornata, ricordi?! -
-Si Alexia!! Adesso mi preparo!... Mamma é già partita da lavoro?! -
-No… Non ancora! Ma adesso provo a scriverle un messaggio… -
Samira se ne stava ancora distesa lungo il divano, a guardare la televisione: a quell'ora trasmettevano ancora la serie TV preferita della sorella, e lei, pur di farla contenta, se la guardava ogni sera, sempre allo stesso orario. A quel punto però, dal momento che la sorella era in bagno ad asciugarsi i capelli, tanto valeva spegnere la televisione:
-La TV devo lasciarla accesa oppure no?!... Non la guarda nessuno! -
-Si lasciala accesa… Adesso arrivo! - le rispose la sorella.
Samira si alzò di forza dal divano, sbuffando e sospirando, e si trascinò nello sgabuzzino, per poter prendere il piccolo e soffice vestito del cagnolino: faceva freddo fuori, ed era inverno. Poi prese l'imbragatura dal cassetto e dolcemente gliela mise, tra le zampette e il suo petto così piccino e morbido. La cagnolina la guardava stanca, con l'aria di chi aveva voglia di stare sotto le coperte, senza uscire per immergersi in quel freddo artico. In quel preciso istante la sorella uscì dal bagno:
-Ho scritto a mamma… Tra poco esce dall'ufficio. -
-Va bene, certo. -
-Senti copriti fuori, altrimenti rischi di ammalarti… Non mi va per niente che salti le lezioni universitarie del prossimo semestre.-
-Tranquilla mi copro…. Anche se ultimamente sento poco il freddo… -
-Non ti starai già prendendo qualcosa?-
-No, ma che dici… No no tranquilla… - detto questo Samira andò in camera da letto. Aprì l'armadio, e si mise la pellicciotta nera che sua madre le aveva comprato ancora tempo fa. Era morbida, e proteggeva molto bene dal freddo. Si era però rotta un pochino, proprio sulla tasca. Poi proseguì, andando verso il balcone, e prendendo le sue vecchie scarpe che ormai era ora di cambiare. Si trattava di un vecchio paio di Vans, ormai tutte sfilacciate e con due buchi nelle suole. Ci era molto affezionata a quelle scarpe, e non voleva cambiarle, ma ne aveva visto un nuovo paio su internet, e stava piano piano considerando l'idea di gettare quelle vecchie nell'immondizia. Lì per lì non ci pensò: avrebbero sicuramente retto un'altra settimana… o un altro mese, chi lo sa.
-Non sei ancora pronta? - chiese la sorella, che ormai aveva indossato anche il pigiama.
-Si adesso vado… Mi mancano gli auricolari-
-Si muoviti però… -
-Sta calma Alexia...adesso esco-
Già vestita e coperta per bene, causa l'insistenza della sorella, prese il guinzaglio del cane, lo richiamò e si mise le chiavi di casa nella tasca, in quella ancora buona però. Prima di uscire di casa infilò gli auricolari sul cellulare e si mise nelle orecchie le cuffiette. Odiava andarsene in giro senza musica: la considerava come una droga, e un modo per scappare dalla realtà. Con la musica viaggiava per tutto il tempo della passeggiata, prima di far rientro a casa. Alla fine, con un tono pacato, sbatté la porta e percorse il corridoio di quel condominio, che lei tanto non sopportava, ma che ormai era diventato familiare e normale dal suo punto di vista. Accese la luce solo dopo che arrivò in fondo, prima di iniziare a percorrere le scale. Il cane la seguiva e prestava attenzione ai suoi richiami. La ragazza, impegnata a scegliere la musica, infine optò per una canzone a cui tanto era legata, e se la ascoltò godendosela appieno ed immergendosi nell'atmosfera che si andava a formare intorno a lei. Non sapeva di preciso perché tenesse tanto a quella canzone. Forse le piacevano le parole, che la invogliavano ancora di più a scappare e a fuggire da quella noiosa realtà. Decise di uscire dalla porta che si trovava nei garage sotterranei. Lì almeno poteva vedere se la madre sarebbe rientrata o meno, ma quella sera il cancello non si aprì: sarebbe arrivata più tardi. Prima di aprire il cancello non automatico, agganciò con il guinzaglio la bestiola, che tanto dolce e obbediente la seguiva. Si assicurò che il gancio fosse ben fisso e poi uscì, chiudendo il cancello da dietro. Non appena sollevò gli occhi per guardare il cielo si ritrovò immersa da milioni di stelle, che illuminavano, insieme a quella magnifica luna splendente, la nottata gelida. Si coprì bene prima di incominciare a camminare. La divertiva vedere il suo fiato che a nuvolette usciva dal naso. Il cane si era messo a tirare verso quello spiazzo d'erba che tanto la incuriosiva, mentre Samira era ancora immersa nelle note di kill me better. Abbassando la guardia, senza nemmeno controllare se qualche macchina stesse per passare, attraversò la strada, e guardando in basso arrivò al marciapiede. Dopo aver percorso un tratto il cane la costrinse a fermarsi, poiché attirata dai mille odori che sentiva. Lei sospirò é girò gli occhi, ma poi le permise di proseguire alla scoperta di quello che cercava. Quando il cane ebbe terminato si riposozionò sul marciapiede, frettolosa di scoprire nuovi profumi. Ad un tratto Samira, nonostante stesse proseguendo, si fermò. Si fermò e fece bloccare anche il cane, che non riuscendo a proseguire si sedette e aspettò, guardando avanti. Samira aveva i piedi piantati per terra, e lo sguardo fisso sul cemento. La canzone proseguiva, ma non era ancora terminata. Continuando a respirare profondamente la ragazza sembrava aver sentito o percepito qualcosa, il che le fece apparire un leggero sorriso sulle labbra. Non era un sorriso come tutti gli altri, ma traspariva serenità, tranquillità… e consapevolezza. Samira non distaccava lo sguardo dal terreno, eppure continua a sorridere. Ad un certo punto, però, gli occhi si staccarono dal marciapiede. La ragazza si girò di quarantacinque gradi e puntò lo sguardo verso l'alto. Non in cielo, ma sul tetto del condominio in cui viveva. In particolare nel camino che dava proprio di fronte alla strada, su cui la ragazza camminava tutte le sere. Gli occhi si posarono sulla figura che stava in piedi proprio sopra il camino. Quella figura, vestita di nero, con un grosso giubbotto in pelle, e una camicia bianca, di cui era visibile solamente il colletto. Quella figura, di cui si potevano notare i folti capelli, così biondi che sembravano bianchi, che erano mossi dalla leggera e debole brezza che tirava quella sera. Quel viso, che faceva parte di quel corpo, tanto pallido che sembrava ceramica, che aveva il colore della neve, su cui risaltavano due splendidi occhi rossi. Quegli occhi profondi, da cui si poteva partire, immergendosi, ma da cui non si sapeva se ne valesse la pena uscire o affogarci dentro. Lo sguardo che aveva quell'essere...Samira lo conosceva bene. Quella figura scura, che la fissava, con uno sguardo che a prima vista non sembrava sorpreso di starla ad osservare. In effetti, non era per niente stupito. Solo dopo un pò, su quel volto apparve un leggero sorriso, che trasmetteva quello che Samira già emanava : consapevolezza. Entrambi sapevano. Non osarono staccare gli occhi l'uno dall'altra, e neppure se lo sognavano. Dalle cuffie della ragazza partí l'ultimo ritornello, che sembrava pervaderla più di quanto non l'avessero fatto gli altri, dall'inizio della canzone. Entrambi i volti sorridevano e si fissavano con un'intensità che non si era mai vista prima.
Ad un certo punto Samira chiuse gli occhi, e quando li riaprí per continuare a fissare il biondo che se ne stava lì in cima al camino, questi ultimi erano cambiati: non erano più marroni, ma si erano dipinti di un color dorato intenso, nel quale ci si poteva perdere. Quando la figura intravide gli occhi che risplendevano nel buio della notte, sorrise ancora di più, sempre mantenendo un aspetto regale ed imponente. Quell'istante che sembrò essere durato solamente pochi secondi, ma che in realtà si rivelò essere molto di più, terminò nel momento in cui Samira sbatté nuovamente le palpebre, e quella luce che tanto illuminava il suo sguardo trovò quindi la sua fine.
Samira abbassò nuovamente lo sguardo, ma quando lo rialzò non si rivolse più su quel camino, su cui era posizionata quella sagoma sfocata nella notte, che lei però era riuscita a distinguere. D'altronde si poteva percepire negli occhi di entrambi che non era una sensazione nuova quella di essersi visti ed osservati, e ammirati in quel silenzio che avvolgeva il corpo di lui e di lei. La ragazza, cui non era mai svanito il sorriso che le era apparso dal primo istante, quindi proseguì, lungo il marciapiede che l'avrebbe indirizzata al parchetto. La luna, che continuava ad illuminare la notte, non era mai stata così luminosa: accompagnava Samira durante tutto il tragitto, e solo infine si posò su quel tetto, su cui era posizionato quel camino, che la ragazza non avrebbe dimenticato. Quel camino, che ormai non aveva più nessuno sopra. Era stata solo l'immaginazione della ragazza? O le stelle avevano giocato un brutto scherzo ai suoi occhi? No… La figura che lei aveva visto era reale, proprio come reale era il colore che aveva preso il sopravvento sul suo sguardo, asui suoi occhi. Quella figura però non giaceva più lì. Quello che ne rimaneva era solo un paio di impronte, incise e ancora fresche. L'unico segno e l'unica prova che qualcuno era stato fermo, lì sopra. Ma questo Samira non lo avrebbe mai potuto sapere.
FINE
Credo che questo sia stato uno dei capitoli più difficili che io abbia scritto. Quando ho iniziato a scrivere questa storia, non sapevo se l'avrei mai portata a termine. Tutto ha una fine e questo lo so. Ma questo racconto non ero nemmeno del tutto sicura che lo avrei mai cominciato. Sono stata un pó aiutata, ma più scrivevo e più mi veniva voglia di continuare. Non vedevo l'ora che arrivasse sera per poterlo scrivere e per poter finalmente staccare dai corsi universitari. Nonostante mi piaccia la mia vita e tutto quello che sto creando cerco sempre un modo di scappare da ciò che mi sta intorno. Ho cominciato ad appassionarmi di Noel Fisher da quando ho visto Shameless e subito mi ha colpito particolarmente il suo ruolo: il fottuto Mickey Milkovich. Credo che mi abbia aiutato parecchio ad affrontare dei problemi che qualche volta la vita ti pone davanti, sia in ambito familiare che in ambito di soddisfazione personale. Mickey non si crea problemi quando deve fare una cosa. Questa forse é solo l'impressione che mi ha dato, ma che per me é contata tantissimo. Poi conoscendo di più l'attore e I ruoli che ha interpretato ho conosciuto Vladimir in Breaking dawn 2. Ammetto che la prima volta che ho visto il film non ho notato la sua presenza ma poi ho fatto le mie solite ricerche guidate dalla curiosità e mi sono rivista il film due volte. Ho iniziato a fantasticare non poco su quel ruolo, e lo vedevo come una via di fuga. Poi mi é passata per la testa l'idea che se avessi messo i miei pensieri su carta allora non lo avrei dimenticati, ma l'ho ritenuta un'idea stupida. Non sono brava a scrivere ma per la costruzione di questo racconto certe scene venivano naturali. Mi svegliavo alla mattina che non vedevo l'ora che subito arrivasse sera per potermi immergere di nuovo in questa opera che io la definisco un pò la mia "bambina". Arrivando ai capitoli finali però cercavo di prolungare e di procrastinare la parola FINE perché non volevo che ci fosse un limite e non volevo chiudere con questi miei pensieri. Mi facevano stare troppo bene. Credo però che allungare una cosa non faccia sempre bene e in qualche modo ti fa aggrappare a qualcosa che in realtà, e purtroppo, non esiste. Non ero in grado di dire "sono solo pensieri" finché l'ho fatto. E questa é la decisione del perché ho terminato il libro così. Interpretate come volete il finale. Non so se vi piacerà o meno. Ma in qualche modo scrivere questi pensieri mi ha fatto molto bene… non mi allontanerò da Vladimir e tanto meno da Mickey, che mi ha "protetto" quando tutto andava male. Una cosa però la devo dire: non so se tornerò a scrivere. Quest'opera é stata tanto bella, e ha fatto tanto male concluderla. La sensazione di iniziare qualcosa di nuovo é stupenda ma di terminare quel qualcosa, delle volte, non lo é affatto. Non voglio prolungarmi ancora perché finirei per essere noiosa, ma ci tenevo tantissimo a scrivere il motivo del perché ho iniziato. Garantisco però che non mi dimenticherò di Vladimir o Mickey. Vanno a costituire una parte fondamentale di me.
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ANCORA UNA VOLTA
VampirgeschichtenStoria ispirata a Vladimir, personaggio della serie di Twilight, apparso in Breaking Dawn parte 2. Mi sono appassionata a questo personaggio guardando ripetutamente il film. Non vi dirò niente, ma lascerò che leggiate la storia.. Spero che vi piacci...