CAPITOLO 22

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Samira era seduta al di sopra del tetto, in contrapposizione alla terrazza su cui aveva aspettato Vladimir per tante, troppe notti. Era lì, che si teneva le gambe con le mani e il mento era appoggiato alle ginocchia. Osservava, a quell'ora della notte, la madre piangere disperata, seduta su una sedia con le braccia appoggiate al tavolo. La sorella aveva gli occhi arrossati e stava seduta sul divano, con un fazzoletto zuppo che teneva tra le dita. Il padre invece stava parlando con un poliziotto vicino all'uscita di casa. Doveva essere tornato per via della madre, che lo aveva avvertito della scomparsa di lei. Era strano che nessuno dormiva a quell'ora della notte. D'altronde erano quasi le tre di mattina e un'altra cosa insolita che Samira notò era il fatto che le finestre fossero spalancate: non faceva freddo quella notte. Era strano anche questo, dal momento che la primavera era ancora lontana, ma forse l'agitazione che era subentrata in casa aveva fatto sì che la famiglia avesse bisogno di aria. Il padre aveva appena terminato di parlare con la forza dell'ordine, quando si mise seduto sul tavolo e si portò le mani alla bocca. Si era inoltre tolto gli occhiali e aveva iniziato ad asciugare quelle lacrime amare che tanto aveva versato per la scomparsa di sua figlia. Samira stava immobile, a guardare quella scena straziante che si presentava davanti ai suoi occhi. Non riusciva nemmeno a versare lacrime. Il suo sguardo era paralizzato, e non si spostò nemmeno quando la sorella si alzò dal divano e si avviò verso la terrazza, per, nonostante l'assurdità, capire se Samira sarebbe arrivata da lì, non sapendo che la ragazza effettivamente da quel punto aveva iniziato la sua avventura verso la fuga. Ad ogni modo Alexia non la vide a causa dell'oscurità. Non alzò neanche lo sguardo, e rientrò affranta in casa. Non passò molto tempo prima che Vladimir arrivò, atterrando nello stesso tetto della ragazza. L'aveva cercata per ore non trovandola a casa e non sapendo che lei era sempre stata là. Furioso avanzò contro di lei:

-Finalmente cazzo… Non sai quanto ti ho cercato, fanculo… Mi hai fatto prendere un infar… - non fece in tempo a terminare la frase che la vide con lo sguardo fisso alla porta finestra da cui sempre era uscita per raggiungerlo. Lei neanche lo aveva ascoltato, e probabilmente non aveva nemmeno avvertito la sua presenza. Vladimir se ne stava ancora in piedi quando il suo sguardo si spostò, dalla ragazza all'interno della casa, attirato dallo struggente pianto della madre. Aveva già capito quello che stava succedendo. Si avvicinò alla ragazza, ponendosi nella stessa posizione, poi abbassò lo sguardo, non riuscendo a dire una parola, ma provando a capire quali potessero essere le emozioni che provava in quel momento la ragazza. 

-Mi mancano sai…. - non si aspettava, il vampiro, che la ragazza incominciasse a parlare. Ma quello che poteva fare era stare lì a farle compagnia. 

-Lo so…- alla risposta del vampiro la ragazza non aprì bocca, ma ogni tanto Vlad le lanciava un'occhiata, per assicurarsi che stesse bene, o che per lo meno ci provasse. Dopo qualche minuto la ragazza si alzò, pulendosi i pantaloncini sporchi, e fece per saltare, ma il biondo fu più veloce ad afferrare la mano e a guardarla con aria sospettosa:

-Cosa cazzo credi di fare? - 

Samira si divincolò, ricambiando il vampiro con una riposta del tutto azzeccata:

-Secondo te?...vado da loro… - 

-Cosa fai tu?.... No, é fuori discussione. Non andrai da loro dopo che sei partita come un fulmine nel bosco per la fame questa mattina. - 

-Sono i miei genitori...e mia sorella.-

-Tu non vai da nessuna parte-

-Lasciami stare Vlad… andrà tutto bene-

-Seh certo, come fai ad esserne sicura? - la ragazza sorrise dolcemente al vampiro, che distolse lo sguardo con decisione e si grattò nuovamente il sopracciglio con l'indice:

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