CAPITOLO 5

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-Dobbiamo parlare, seriamente! - 

Samira stava studiando quando sua sorella la interruppe.

-Che cosa vuoi? - 

-Io e mamma siamo veramente preoccupate per te. Non sei più allegra, non sorridi più e non hai nemmeno più voglia di studiare. Pensavamo ti piacesse l'università. - 

-Ma mi piace… L'università non é un problema. Studio volentieri-

-Si Sam, studi, ma non come prima: Sei svogliata e mamma sta pensando di portarti da uno psicologo se non ti decidi a parlare. - 

-Se mi lasciate stare forse le cose andrebbero meglio! - 

-Il punto é che noi ti lasciamo anche troppo stare. Mamma e papà lavorano sempre, e anche io ho il mio da fare. Più stare di così… - 

Samira accennò ad un piccolo sorriso, giusto per tranquillizzare la sorella, che era tremendamente in pena per lei. Sapeva che loro non c'entravano nulla con quella storia, e se lo avessero saputo probabilmente avrebbe dovuto risponderne davanti ad uno strizzacervelli, e questo proprio non lo accettava. 

-Senti Alexia, non ho niente, sto bene… Non preoccupatevi, sono solo un pó stressata per lo studio e oltre a questo non c'è davvero nulla per cui drammatizzare. Dí a mamma che le telefono più tardi, é da parecchio che io e lei non parliamo come si deve. - 

Le parole di Samira ebbero un grande effetto su Alexia, che immediatamente si calmò.

-Va bene Sam, ma per qualsiasi cosa sai che ci siamo. Siamo una famiglia, ricordatelo questo. - 

Samira sospirò, si rigirò verso il computer e si concentrò, cercando di portare a termine le domande che le rimanevano per il corso di Diritto europeo. 

Quel pomeriggio, con grande sorpresa, Samira fu soddisfatta di quello che riuscì a fare. Non si concentrava così da tanto. Finí infatti verso il tardo pomeriggio e subito andò sotto una bellissima doccia calda, in maniera da trovare un pò di sollievo. I suoi pensieri però subito si concetrarono nella figura maschile di Vladimir, e immediatamente scoppiò a piangere nuovamente. Questa volta le lacrime si mescolarono con l'acqua che le scivolava nel volto, rendendole meno dolci di quello che fossero realmente. Rimase lì un pò, fin quando la sorella non la chiamò dal piano di sotto e lei fu costretta a rivestirsi in fretta, per poterle dare una mano con la cena, nonostante davvero non se la sentisse. L'unica cosa che non avrebbe voluto fare era quella di doversi addormentare successivamente, con il pensiero che da un momento all'altro si dovesse alzare per andare a controllare nel terrazzo che Vladimir non ci fosse per davvero, altrimenti rischiava di non addormentarsi per l'incertezza. Ma d'altronde non si sarebbe addormentata comunque. Erano passati all'incirca 12 giorni, e Samira neanch'ora era riuscita a dimenticarlo. Era il suo pensiero fisso ormai, non riusciva davvero a toglierselo dalla mente. Ormai l'ora era arrivata, e per lei era tempo di dirigersi verso un sonno inquieto, verso l'ennesima notte in bianco. E infatti, come d'altronde già sapeva, fece fatica ad addormentarsi, e quando ci riuscì si risvegliò dopo 20 minuti. La procedura era rimasta la stessa: dirigersi nel terrazzo e convincersi nuovamente del fatto che non sarebbe venuto anche questa volta. Quindi si avviò nella sala che dava alla grande porta finestra, piano piano alzò la persiana e dopo due secondi si trovava già seduta, questa volta non più sopra la panca ma sopra il tavolo abbinato, in maniera da avere una visuale più completa e da riuscire così a guardare anche le terrazze buie degli altri appartamenti, che si trovavano situati negli appartamenti di fronte. Come da routine, Samira prima osservò se ci fosse anche la minima speranza che Vladimir potesse farsi vivo, poi quando ormai ebbe perso le speranze per quella notte iniziò a piangere. "Non importa" , pensò, "ci riprovo domani" si ripeté ancora. 

ANCORA UNA VOLTA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora