CAPITOLO 28

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Rimase ferma. Non parlava, non so avvicinava, ma respirava soltanto, con la bocca semi aperta per lo stupore. Gli occhi erano stanchi e stentavano a credere a quello che avevano davanti: finalmente lo aveva trovato. Finalmente poteva lasciarsi andare, e poteva sfogare tutta la tensione che si era accumulata. Lo sguardo le si riempí di lacrime che questa volta non riuscì a trattenere e infatti, cominciarono a scorrerle come un fiume in piena lungo le guance. Ma lo guardava, senza mai battere ciglio. Anche lui, di fronte a lei se ne stava dritto in piedi a guardarla: sentiva il bisogno tremendo di correre ad abbracciarla e di asciugarle tutte quelle grosse lacrime che cadevano una volta arrivate fino alla mandibola, ma invece di farlo non si mosse. Solo la guardava, la guardava e aspettava che pronunciasse parola. Samira faceva una fatica colossale ad esprimersi: i singhiozzi erano in aumento, ma cercò di parlare ugualmente:

-Beh… Non dici n-niente?... Te… Te ne vai di casa così e…e non dici niente? - 

Vladimir non parlò, ma chiuse la bocca e serrò i pugni, per poi riaprirli. Vista la reazione del biondo, la ragazza indietreggiò e quando fu sul punto di andarsene lui la fermò :

-Fermati! - lei rimase sul posto, ma non lo fece parlare, anzi. Nonostante si fosse voltata con la schiena contro di lui iniziò lei tutto d'un fiato senza mai interrompersi:

-Okay va bene senti, mi dispiace. Io… Io, non so, non so davvero come mi sia passata per la testa l'idea di andare a ficcare il naso sul quel cazzo di campo. Mi sento in colpa e mi dispiace va bene? - 

-Samira… Basta…-

-Dovevo farmi i cazzi miei e basta… Non… Non mi aspettavo che nel campo ci fossero i tuoi… Cioè io veramente.. - Mentre a Samira stava venendo il panico, Vladimir lentamente si avvicinava con le mani in segna di resa, che però volevano esprimere tutt'altro. Al vampiro spuntò anche un sorriso leggero per la reazione che la ragazza stava dimostrando:

-... E poi non sapevo che avrei incontrato di nuovo quel tipo… Ho i sensi di colpa che mi stanno divorando, non so più come fare… Se non torni a casa io impazzisco, non posso più passare una notte da sola...ti voglio con me e non sopporto l'idea di starti lontano… - la ragazza continuava ininterrottamente e senza ormai dare più giro alle parole, che venivano sempre più a mancare. Vladimir quando le arrivò proprio di fronte stava ormai trattenendo una dolce risata. Proprio non si aspettava quel tipo di reazione da parte di lei, ma la cosa lo aveva divertito parecchio. Samira, vedendolo così compiaciuto terminò il suo discorso con una piccola domanda infastidita:

-... Quindi io facendo così speravo di scoprire di più… E… e poi… Ma, Cristo santo, perché stai ridendo in quel modo? - Vladimir la prese per le spalle, e la guardò dritto negli occhi. Gli occhi di lei erano arrossati e lacrimavano ancora. La voce era tremante ed era davvero in difficoltà, cosa che lui notò, ma che non volle far pesare a lei più di quanto non fosse già. 

-Samira sta calma… Va tutto bene. Non sono arrabbiato, non potrei… Non potrei esserlo. - 

-Io non ti ho dato retta… Non volevo che te ne andassi...Stefan e io ti abbiamo cercato così tanto l'altra notte.. Non volevo farti scappare, ma tu te ne sei andato e io non lo volevo questo.. - 

-Samira basta… non… Non ti preoccupare. Si vede che ti senti in colpa e lo stai già facendo vedere così….cerca di calmarti, non sono arrabbiato… - Samira rimase in silenzio e per un secondo si bloccò. Poi però saltò letteralmente al collo e lo abbracciò stringendolo forte e sfogando tutto quello che si era tenuta dentro in assenza di lui.

-Mi...mi sei mancato troppo… Non… Non scappare più… - anche il ragazzo, nonostante avesse il viso coperto parzialmente dai capelli di lei, aveva gli occhi lucidi, e la stringeva forte, cingendole con un braccio la vita e con una mano il collo, da dietro. 

ANCORA UNA VOLTA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora