CAPITOLO 3

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Alle 10:00 di quel mercoledì mattina Samira era ancora immersa nel mondo dei sogni, ma non appena aprí gli occhi e vide la sorella proprio davanti a lei che studiava e che guardava ripetutamente il computer, si alzò d'improvviso, accese il telefono frettolosamente e guardò l'ora: non riusciva a credere di aver dormito così a lungo. Ancora mezza svestita e con le coperte che le arrivavano alle ginocchia si mise le mani davanti agli occhi, in segno di disperazione, consapevole di aver perso un'intera mattinata di studio.

-Finalmente ti sei svegliata. La sveglia é suonata alle 7:30 come sempre, ma te non hai nemmeno aperto gli occhi. - 

-Mi dispiace, non l'ho proprio sentita. - 

-Non importa… Alzati e mettiti a fare qualcosa. - 

-E che mi metto a fare? Mancano 2 ore a pranzo, quindi tanto vale che io non faccia niente questa mattina. Mi metterò a studiare oggi pomeriggio. - 

-Come ti pare. Mamma é già andata a lavorare e papà torna a casa più tardi. Ci pensi te a portare in passeggiata il cane? - 

-Si tranquilla.-

Quando Samira si alzò la prima cosa che le passò per la testa fu quella di andare a vedere di che colore fosse il cielo in terrazza, quindi si avviò con fare lento e a piedi scalzi, nonostante il pavimento fosse così freddo che quando ci si passava sopra si lasciava persino l'impronta. 

Il cielo era nuvoloso, grigio e non si sentivano nemmeno gli uccellini irrompere nel silenzio mattutino. Si sedette nella panchina, nonostante questa fosse particolarmente umida per la nebbia, e si stropicciò leggermente gli occhi, togliendo le reminiscenze che le erano rimaste dalla notte precedente. Solo quando vide la staccionata si ricordò di quello che era successo la notte scorsa. Si agitò un pò, non sapendo di preciso cosa fare. Non sapeva se quello che era capitato fosse solamente un sogno bellissimo, tanto bello da sembrare reale o se fosse davvero realtà. Si avvicinò allo steccato infisso nelle murette della terrazza e vide che in cima ad una delle colonnine che decoravano il legno vi era un pò di terra che sembrava prendere la forma della suola di una scarpa. La toccò. La terra era fresca e non dava segno di essere lì nemmeno da un giorno. Forse solo 6 o 7 ore. Stupita tornò in camera e si fermò davanti alla porta. 

-Che ti prende Sam? Sembra che tu abbia appena visto un super blob entrare nella casa dei vicini… - 

-Oh cazzo… - 

-Ho detto qualcosa che non va? - 

Ci fu una breve pausa finché Alexia, sua sorella gemella, riprese la parola e bloccandosi per la seconda volta alla terza richiesta dell'esercizio. 

-Si può sapere cosa c'è che non va? - 

-... Tu non hai sentito niente questa notte? - 

-In che senso scusa? - 

-Non lo so, qualcosa come dei passi… O delle voci parlare.. O qualcosa sopra il tetto?-

-Ma sei fuori? Cioè ma hai dormito sta notte oppure hai fatto altro? - 

-Cosa? - 

-"Cosa" dovrei dirlo io… sei proprio strana questa mattina. - 

-Niente…Lascia stare. Mi vesto, porto direttamente il cane a fare una camminata… Credo di aver bisogno di prendere un pò di aria.-

-Non lo bevi un caffè? - 

-Ora? No… Non ne ho voglia.-

Si mise il giaccone in pelle, le Vans ai piedi e subito uscì dalla porta. 

Non molto lontano da lei, Vladimir si trovava in compagnia del suo amico Stefan. Correvano veloci in mezzo alla foresta e si divertivano a competere a chi sarebbe arrivato prima all'albero del SuperTiglio, uno degli alberi più grandi e vecchi dell'intera vegetazione. Quando si stancavano di correre, con un balzo si fiondavano agli enormi rami coperti di foglie e a quel punto si muovevano con grandi salti e capriole, con una potenza indescrivibile. 

ANCORA UNA VOLTA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora