Ventottesimo capitolo.- Questione di ansie.

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Avete mai provato l'emozione di vedere un sorriso immenso da parte della persona che amate per qualcosa che avete fatto voi? Avete mai sentito quella scarica elettrica che non può che rendervi felici? Avete mai visto il mondo sparire e lasciare spazio solo a voi e al vostro amore? Io non l'avevo mai provato, prima di vedere l'espressione di Ashton dopo la mia esibizione.
Non che per me fosse stato chissà cosa, ma a vedere il suo sorriso, la cosa gli aveva fatto parecchio piacere. Non si poteva dire il contrario.
E tornati a casa, fra un bacio e l'altro, fra una stretta più passionale e una più dolce, fra un sussurro e un respiro più affannato, mi disse ciò che pensava.
«Non pensavo l'avresti mai fatto, sapevo quanto ti spaventassero gli sguardi di tutto. Ma sono felice tu l'abbia fatto per me.» mi mormorò all'orecchio, stringendomi dolcemente, tenendomi per i fianchi.
«Come ho cantato?» gli chiesi, anche se forse non era uno dei miei primi pensieri, in quel momento, ma avevo bisogno di non perdere la calma, se no gli sarei saltata addosso e addio calma.
«Sei stata bravissima. Sai, magari potrei iniziare a chiederti di cantarmi qualche canzone, ogni tanto.» mi disse sempre vicino, ridendo e facendo vibrare il suo petto.
«Non prendere l'abitudine però, amore.» gli sussurrai, lasciandomi poi andare.

Quelle vacanze passarono velocemente, troppo velocemente e gli ultimi giorni io e i ragazzi li passammo insieme a studiare, seriamente. Certo, non potevano mancare le solite battutine, le mie urla insensate e le risate, ma alla fine ci concentrammo per davvero. Ah, e io iniziai a ripetere con Ashton, perchè come quando non stavamo ancora assieme, mi incantavo si, ma almeno non ridevo come una deficiente. Alla fine ci sentimmo forse per la prima volta, tutti pronti per il ritorno a scuola.
L'ultimo sabato prima del ritorno, lo passammo in uno di quei locali dove ci trovi mezza città, giusto per lasciarci andare prima di tornare alla scuola-prigione. Sapevamo che, fra le gare della guerra fra band e le lezioni, non ci saremmo più potuti svagare tanto. E in quegli ultimi giorni, Calum ci presentò anche la sua nuova ragazza, Marley. Una ragazza dal sorriso e dal fisico mozzafiato. Qualunque ragazza avrebbe voluto essere come lei, ma io pensandoci, no, perchè avevo conquistato il mio grande amore, così com'ero.

«Ragazzi, questa sfida, sarà importantissima. Se vinciamo, cantiamo al ballo scolastico, potremo avere le prime fans!» esclamò Calum, pieno d'entusiasmo, mentre eravamo riuniti nel garage della casa di Michael, come ai vecchi tempi.
«Ehi, io resto sempre la prima!» urlò Marti, facendomi sobbalzare e facendo sobbalzare anche Michael, che era seduto dietro di lei.
«E la più importante!» esclamai io.
«Sisi, come vi pare. Torniamo alle cose serie, dobbiamo trovare una canzone che spacchi.» esclamò ancora Calum, camminando avanti e indietro. Aveva preso le redini del gruppo, così, di punto in bianco.
«Si, ma a cuccia Hood.» esclamò Luke, cercando di fare l'acido, ma era troppo dolce per esserlo davvero. Gli volevo davvero bene.
«A parte gli scherzi, dobbiamo trovarla seriamente, la canzone.» disse seriamente Ashton, alle mie spalle. Anche se non voleva ammetterlo, lui ci teneva tanto a quella gara. Negli occhi di quei quattro ragazzi, io vedevo la voglia, vedevo il bisogno di cantare e suonare, la voglia di farsi conoscere. E io li avrei sempre sostenuti, indipendetemente da come sarebbe andata a finire. Iniziai a pensare ad una canzone da poter portare e probabilmente iniziai a fare strane facce e smorfie, perchè Luke mi guardò scoppiando a ridere. Poi mi illuminai.
«Uptown Funk.» esclamai, alzandomi in piedi, per mettermi accanto a Calum, che subito urlò: «Mark Ronson.», per esser seguito da Michael, che iniziò a dire: «con la collaborazione di..» ma proprio quando stava per parlare di nuovo, dicendo il nome del diretto interessato, io urlai: «BRUNO MARS.». Era innegabile la mia passione per lui ed ora lo potevano sapere tutti.
«Okay, a lavoro!» esclamò Luke, alzandosi a sua volta dal pavimento e prendendo la sua amata chitarra. Io aiutai il mio caro ragazzo ad alzarsi e subito ci mettemmo a lavoro.

I giorni che seguirono, furono di estrema..ansia. Ansia pura, fino ad giorno della sfida. Eravamo tornati a scuola già da varie settimane e ormai non si parlava d'altro che della guerra fra band. I ragazzi di quella scuola la prendevano seriamente e iniziavano a girare voci che rivelavano la partecipazione alla finale, di alcuni produttori o qualcosa del genere. Io e i ragazzi cercammo di non illuderci troppo, infondo era una semplice gara scolastica, ma non si poteva mai sapere.
Quella mattina, tutti eravamo tranquilli..si, tranquilli come una mentos in una coca cola.
Calum non riusciva nemmeno a pranzare senza muoversi, anche se cercava di contenersi per fare la figura del deficiente davanti a Marley. Luke continuava a muoversi a scatti. Michael cercava di guardarsi attorno. Ashton non si era visto dalla mattina. E io cercavo di avere autocontrollo.
«Avete visto Ashton?» domandai, mentre cercavo di mangiare qualcosa.
«Non lo vedo dall'ultima lezione.» mormorò Luke.
«Vado a cercarlo.» annunciai, prendendo la borsa e iniziando a girare per la scuola.
Non ci misi tanto a trovarlo, in un angolo del campo da baseball, a guardare sconsolato le cheerleader, con una sigaretta fra le mani. "Sigaretta? Davvero?" pensai fra me e me,
Mi avvicinai a lui, cercando di non destare l'attenzione degli atleti e delle cheerleader. Mah, che stupida, figurati se quelli avrebbero notato me, effettivamente.
«Oh, che novità, fumi?» domandai, sedendomi sugli spalti accanto a lui.
«Solo quando sono davvero in ansia.» mormorò, aspirando.
«Siamo tutti in ansia, Ash. Non mi sembra però che fumare migliori le cose.» dissi, sincera, cercando di tenere un tono flessibile. Di certo non potevo riprenderlo, la vita era sua, però avevo sempre così odiato il fumo.
«Si, ma..ci tengo troppo.» mi rispose. Avrei voluto controbattere, dire che anche noi ci tenevamo, ma non sembrava il caso. «So che ci tenete pure voi, ma io voglio questo per la mia vita. Ti ricordi, cosa ti dissi il giorno del mio compleanno? Che volevo tutto ciò che ho ora? Ed è vero, lo voglio troppo, Dianne.» sussurrò, guardando verso chissà cosa.
«Ash, ci siamo impegnati tanto, vedrai che andrà bene.» dissi, seria.
«Perchè hai una prova per cui le cose vadano sembre bene quando ti impegni? Spesso non conta quanto ti impegni, spesso vieni deluso e tutto ciò che hai fatto sembra inutile.» rispose, un po' distaccato.
«Se andrà male sai che faremo? Io mi toglierò dalla band, ma vi aiuterò a trovare qualcuno che vi possa sponsorizzare, ci faremo forza e coraggio e tutti ci impegneremo a far conoscere i 5 seconds of summer. Lo faremo.» dissi, prendendogli la mano.

SPAZIO AUTRICE.
Penso sia inutile che mi scusi, tanto va a finire sempre allo stesso modo. Sappiate che mi dispiace.

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