NONO CAPITOLO-
SEMPLICEMENTE LA PRIMA SFIDA?
ll giorno della prima gara era arrivato finalmente, io e i ragazzi in quegli ultimi giorni avevamo provato tipo, sempre. Avevamo provato così tanto una sera che ero tornata a casa verso le nove di sera, mandando su tutte le furie mia madre, poichè non l'avevo avvisata. Ma poco mi interessava, ci tenevo a quella sfida.
Quella mattina ero poggiata su un muretto fuori scuola con Marty, mentre i ragazzi parlavano con alcuni loro amici di non so cosa. Marty quella mattina aveva il sorriso sul viso, come succedeva spesso ormai. Da quella sera, le si poteva sempre notare il sorriso sul viso e lo stesso valeva per Michael, che non si lasciava scappare nessuna occassione per stringerla a se o baciarla.
Io al contrario, ero un po' turbata. La mattina dopo quella famosa sera, Ashton non disse nulla sulla domanda che mi aveva fatto da ubriaco. Si lamentava semplicemente dei forti dolori alla testa e mi ringraziava per averlo portato a casa. Non che l'avrei mai lasciato lì, ubriaco com'era. Solo il pensiero che gli fosse potuto succedere qualcosa se non l'avessi portato con me, mi faceva male. Continuavo a pensare a lui, ai suoi occhi quella sera, al suo sorriso, a quanto fosse vicino a me.
«Dianne, mi spieghi cosa hai? Sei strana ultimamente, non che di solito tu non lo sia.» mi domandò Marty sedendosi al mio fianco dopo aver sorriso a Michael che la guardava da lontano.
«Stai dicendo che sono strana?» le domandai cercando di deviare la domanda, inutilmente.
«Non cambiare discorso. Dimmi cos'hai.» mi incoraggiò poggiando una mano sul mio braccio.
«Mi piace Ashton.» sussurrai guardando i piedi che continuavano a sbattere contro il muretto di pietra un po' rovinato. «Non so se mi piace solo o di più, però..» balbettai ancora.
«Aw, la mia piccolina si è innamorata.» esclamò abbracciandomi. Ma io non sapevo se ero innamorata o semplicemente mi piaceva quel coglione dal sorriso mozzafiato.
«Non ho mai detto di essere innamorata, anzi, non lo so a dir la verità.» mi lamentai sbattendo nuovamente un piede sulla pietra.
«Smettila con questo piede.» mi riprese, per poi continuare. «Quando si dice di non essere innamorati, anzi, non si sa, si è sempre innamorati. Me ne intendo.»
«Ma con te è diverso, tu e Michael siete la coppia perfetta, di amici, di migliori amici, di fidanzati.» sussurrai stavolta giocando con le mie stesse mani.
«Cosa centra? Tu e Ash stareste bene insieme, fate sempre gli scemi assieme, scherzate, giocate, l'unica differenza è che vi bacereste, scopereste e stavo per dire che sareste più gelosi, ma credo che se vedeste l'altro vicino a qualcuno scattereste subito entrambi anche ora.» spiegò abbracciandosi carismaticamente.
Ci pensai un po', ricordai l'avvenimento di pochi giorni prima. Una tizia che stava nella nostra stessa classe di biologia, aveva chiesto un' informazione ad Ashton e gli si era seduta vicino, parlandoci vario tempo, forse furono cinque minuti, ma a me sembrarono ore. E quando quella lì si tolse da vicino al mio..ahm, volevo dire Ashton, non riuscì a far a meno di sussurrare un "Finalmente!" Si, forse ero gelosa, ma solo forse.
Guardai verso Ashton che continuava a parlare con un ragazzo moro, continuava a ridere e a fare il cretino e non riuscì a trattenere anche io un sorriso.
«Certo, non sei innamorata. Infatti una che sorride mentre fissa uno, lo odia.» disse Marty, mentre io mi alzavo dal muretto, le davo una leggera spintarella ed entrare in scuola.
Passai l'intera giornata a pensare a ciò che mi aveva detto Marty, poi mi passò per testa una cosa forse più importanti, la gara. Precisiamo che ebbi il mal di stomaco per tutta la giornata.
Finalmente o meglio, non finalmente, arrivò il momento della gara. Eravamo nell'auditorium della scuola, con tutte le altre band che avremo dovuto sfidare. Ci sarebbero state quattro sfide durante l'anno, l'ultima sarebbe stata quella decisiva. Eravamo 10 band, nella prima sfida due band saranno fuori. Lo stesso sarebbe accaduto nella sfida dopo. Mentre nella terza, sarebbero state 3 le band ad uscire. E le tre rimaste, avrebbero suonato al ballo di fine anno, una cosa che sol a pensarci mi faceva gioire ma allo stesso tempo mi metteva tanta ansia.
«Dianne, sta ferma! Mi stai facendo venire il mal di testa.» sbottò Calum esasperato.
Continuavo a cammianare avanti e indietro davanti a loro quattro che continuavano a guardarsi.
Io avrei dovuto fare solo qualche accordo con la chitarra, poi avrei solo dovuto cantare. Luke avrebbe cantato dei versi, come me e anche Michael, mentre Calum e Ashton in quella sfida avrebbero solo suonato, ma a loro andava bene così.
«Oddio, e se ho un abbassamento di voce?» dissi io mentre Luke mi faceva sedere su una delle poltroncine presenti nel grande auditorium.
«Smettila! Va bene? Andrà tutto bene e tu starai una meraviglia, capito?» mi disse tenendo le mani sulle mie spalle. Va bene, aveva ragione, stavo andando in paranoia. «Va bene, scusate. Solo che non ho mai cantato davanti a tanta gente.» sussurrai. Alla nostra sfida oltre alle altre sfide ci sarebbero stati vari professori che avrebbero giudicato e scelto le band da far passare alla fasi dopo e altri studenti. Marty sicuramente sarebbe stata lì a vederci. Ora era con Michael a fare un giro per la scuola, o meglio, così ci aveva detto. Quei due sarebbero stati capace di far qualunque cosa, anche a scuola. Il problema è che ci sarebbero stati anche vari amici degli altri partecipanti e sicuramente altri studenti. Quella gara non era per niente sottovalutata, anzi era seguita da molti.
«Dianne, ti va di uscire un po'? Per prendere un po' d'aria.» mi chiese Ashton. Io annuii e mi alzai da quella poltroncina un po' scucita. «Almeno non ti causerò la nausea, eh Cal?» dissi passando avanti a Calum, che rise ringraziando Ashton. Io mi avvicinai al biondo, che mi sfiorò una mano, per poi prenderla ed uscire dall' auditorium.
«Abbiamo circa dieci minuti prima di iniziare.» mi informò tenendo le mani nelle tasche. Ci mettemmo sul muretto dove stavo io con Marty quella mattina. Ci sedemmo uno accanto all'altro. Dieci minuti, dieci minuti usati a parlare di stupidagini, per cercare di affrontare l'ansia. Cercava di distrarmi, lo sapevo che lo faceva per me, o forse lo speravo.
«Dai, ritorniamo dentro.» dissi, scendendo dal muretto.
«Aspetta.» mi richiamò Ashton. Io mi girai verso di lui, sentii una mano sfiorarmi il fianco e le sue labbra sulle mie. Fu troppo veloce per rendermi conto prima di ciò che stava facendo in quel momento. Fu una sensazione così bella, mi fece dimenticare qualunque ansia, qualunque cosa negativa. Poi si staccò e si allontanò. «Buona fortuna Dianne, sarai bravissima.» mi disse, per poi scomparire dentro la scuola.