Camminai velocemente verso casa, la città era illuminata, eppure non potevo nascondere di aver paura. Si sa, le strade di notte sono sempre pericolose, si potrebbe incontrare chiunque.
Arrivai comunque sana e salva, aprii la porta trovando i miei amici a casa con Mar. Di Ashton neanche l'ombra.
«Oh finalmente sei qui, ti abbiamo provato a chiamare tutti. Ash è per strada a cercarti, chiamalo subito!» esclamó la mia amica, appena mi vide varcare la porta. Aveva le lacrime agli occhi e si sporse immediatamente, abbracciandomi.
«Vado a dormire» dissi, con voce fredda. Ero un pezzo di marmo, freddo fuori e dentro. Stavo male e avevo il cuore completamente a pezzi. Ero stanca, avevo dolori alla testa e al ventre. Volevo solo dormire. Ma dormire quando hai la testa piena di pensieri non è per nulla facile, anzi. Resti lì con gli occhi sbarrati, a pensare, a soffrire. Chiusi gli occhi, a pancia in su, ascoltando i rumori fuori dalla mia stanza.
«Ash, lei sta riposando. Lasciale del tempo, le parlerai domani» sentii dire da Luke, che era dall'altra parte della porta della mia camera, con voce preoccupata, In risposta, sentii dei singhiozzi, un pianto strozzato.
«Luke, sono stato uno stronzo, le ho detto cose che non dovevo dire, io la amo» disse Ashton, piangendo rumorosamente. Lui era il tipo che non piangeva mai, eppure lo stava facendo, per me.
«E sono sicuro che non sta dormendo. Quando è turbata non lo fa mai..» biascicó, giocando con la maniglia della porta. Respirai affondondo, preparandomi a vederlo. Forse non era neanche pronta a ciò, stavo troppo male e non sapevo assolutamente cosa fare.
La porta della stanza si aprì tutta d'un tratto, riversando un fascio di luce nella mia stanza, rimasta in ombra fino a quel momento.
«Amore..» mormoró Ashton, avvicinandosi subito a me, prendendomi il viso fra le mani velocemente, baciandomi il viso.
«Ash..» risposi io, sussurrando, cercando di allontanarlo da me. La sua vicinanza mi tranquillizzava il cuore, ma faceva si che aumentasse il mio mal di stomaco.
«Ti prego, amore, scusami, ti prego..» sussurró ancora lui, prendendomi le mani con una dolcezza infinita.
Gli poggiai una mano su una guancia, per poi dirgli: «Ash, ne parliamo domani. Ora vai a dormire».
Lui mi guardò tristemente, mentre con una mano mi sfiorava il viso con dolcezza. Il mio cuore iniziò a battere in modo irregolare, un groppo alla gola mi bloccò qualunque altra parola. Restammo a guardarci negli occhi, senza fiatare. Poi si stese accanto a me. Gli davo le spalle ed esausta mi addormentai quasi subito, mentre il suo respiro s'infrangeva sul mio collo.
Al mio risveglio, sento le gambe doloranti, un mal di testa assurdo e un freddo che mi faceva rabbrividire non poco.
Ash è accanto a me, con un braccio che mi stringe il bacino. Mi giro e lo guardo con attenzione. Ha il viso rilassato, i capelli disordinati ed le labbra leggermente socchiuse. Lo ammiro, finché non si sveglia.
Mi guarda ed io sento un peso formarsi sul mio stomaco.
Non ci parliamo.
Non ci parliamo per giorni, per mesi, se non per cose di scuola. Vincemmo la terza sfida della guerra fra band e ci esibimmo al ballo scolastico. Fu una delle cose più emozionanti che io avessi mai fatto, anche se tutti quegli sguardi mi misero a disagio non poco. L'unico sguardo che non m'infastidiva era il suo. Mi guardava ancora ed io facevo lo stesso.
Vincemmo la sfida delle band, la vincemmo e la scuola finì. Ashton disse a tutti che doveva andare via, che sarebbe partito per Londra. Il giorno della sua partenza si avvicinava e la mia depressione aumentava.
Una settimana prima della mia partenza, si presentò fuori la porta di casa mia. Era stata una giornata piovosa e lui era completamente spugnato fradicio. Ero confusa, non capivo. Ma lui mi bació. E nonostante la mia testa dicesse "non farlo", lo feci. Non mi staccai.
«Vieni con me a Londra, ti prego» mi sussurró ad un orecchio.
«Non posso vivere senza di te» disse ancora, mentre arretravamo in casa. Avevo bisogno di lui e lui di me.
Partimmo assieme, perché era giusto così. Partimmo insieme, perché eravamo stati lontani pur stando vicini. Non potevamo star separati ancora.Fine.