Settimo capitolo- Essere innamorati.

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                                        SETTIMO CAPITOLO-

                                        ESSERE INNAMORATI.

Il tempo passava così velocemente, quando arrivò quella giornata. Un sabato all'apparenza normale, ma che la sera non sarebbe rimasto tale, ne per me, ne per Marty. Stavamo provando varie canzone per la gara, avevamo la sfida di portare una canzone e riuscirla ad interpretare al meglio, trasmettendo la voglia di alzarsi, ballare e vivere. Una bella sfida insomma, quando a qualcuno di noi venne l'idea di andare in discoteca nella serata. Era da vario tempo che non andavo in discoteca, così accettai. Io e Marty ci preparammo assieme a casa mia. Lei indossò una vestito rosso e nero, un paio di tacchi e i capelli ricci sistemati sulle spalle. Io alzai i capelli in uno chignon disordinato e indossai il mio outfit total black. I ragazzi ci vennero a prendere sotto casa mia, appena uscimmo da casa notai gli occhi di Michael illuminarsi, e tirai una leggera gomitata a Marty, che però non ci fece neanche caso. 

"Troppo impegnata a incantarsi mi dicono." pensai. Prendemmo due auto per andare in discoteca anche se io al momento pensai che avremo pur potuto stringerci e andare con una sola. Io finì in macchina con Ashton e Luke che insistette per farmi mettere accanto ad Ashton e far mettere lui dietro, così lo feci, anche se la cosa mi metteva un po' in difficoltà. Non riuscivo a non fissarlo, con quella camicia chiara indosso e i capelli un po' in disordine. Così cercavo di fissare fuori il finestrino dell'auto. Arrivammo presto in discoteca e mi buttai subito fra la folla e i ragazzi fecero lo stesso, tranne Michael e Marty, che restarano appiccicati. Erano lì a ballare assieme, vicini a causa di tutta la gente che c'era attorno a loro, ma ognuno guardava l'altro, non si staccavano gli occhi di dosso quella sera. Non che altre volte non lo facessero, ma quella sera erano praticamente incantati a guardare l'altro. Erano davvero la tenerezza, io l'avevo sempre detto. Continuavano a sorridersi a vicenda, quando Michael le prese la mano e si avvicinò al suo orecchio, poi urlò per far sentire la sua voce sopra la musica ad alto volume: «Che ne dici di uscire fuori? Si sta tranquilli.» 

Lei subito annuì, stringendo forte la mano di Michael che la trasportava fuori dal locale gremito di gente. Lei lo seguì, si fidava di lui, era una delle persone di cui si fidava di più, forse era proprio la persona di cui si fidava di più. Quel ragazzo dai capelli sempre di colore diverso era il suo diario segreto vivente, era sempre stata la persona a cui aveva confessato qualunque cosa. Michael di lei sapeva ogni dettaglio, dalle cose migliori alle cose peggiori ed era così anche per lui. Marty sapeva qualcunque cosa di Michael, era l'unica persona a cui Michael non aveva mai mentito, o forse si. Forse gli aveva mentito riguardo i suoi sentimenti, ma questo lei non lo sapeva ancora.

Si, perchè ultimamente Marty non era stata l'unica ad aver avuto i dubbi su i suoi sentimenti verso quel ragazzo che ora gli teneva la mano e le camminava accanto. Anche lui ci aveva pensato su, riguardo i propri sentimenti. Lui voleva difendere Marty da qualunque cosa, ma non da migliore amico. Voleva che nessuno la facesse soffrire e l'unica opzione a cui aveva pensato era essere lui il ragazzo che lei amava. Si, perchè lui non l'avrebbe fatta mai soffrire, l'avrebbe sempre resa felice e l'avrebbe difesa da qualunque cosa, anche dalla cosa più stupida. Per Michael, Marty era come un diamante. Prezioso, anzi, un diamante era troppo poco prezioso per essere paragonato a lei. E gliel'avrebbe voluto dire, l'unica cosa che lo fermava era solo la paura che lei non ricambiasse, che potesse rovinare il loro bellissimo rapporto. Era per quel motivo che quella sera l'aveva portata via dalla discoteca, per parlarle dei suoi sentimenti, anche se non era facile.

«Vieni, sediamoci qui.» disse sedendosi e tirando la sua migliore amica a sedersi sulle sue ginocchia. Lei sorrise dolcemente, mentre le dita di Michael le sfioravano la mano.

«Marty, ti posso parlare?» le domandò il ragazzo dal capelli verdi.

«Che domande sono? Io e te parliamo tipo..sempre.» disse lei spontaneamente. Il ragazzo sorride, un po' in difficoltà, perchè non si era mai trovato a doversi dichiarare alla propria migliore amica.

«Vorrei parlarti di una cosa diversa, però voglio fare una premessa, se tu non dovessi provare niente per me, ti prego, non far in modo che il nostro rapporto cambi, voglio che rimanga ciò che è adesso, non voglio rovinare tutto ciò.» disse lui guardando lei intensamente negli occhi.

«Michael..» sussurrò lei cercando di parlare.

«No, aspetta..» cercò di fermarla lui, ma fu impossibile.

«Ora ti faccio parlare, ma sappi che per me è impossibile non provare qualcosa per te.» disse lei semplicemente, lasciando Michael confuso ma felice.

Poi si schiarì la voce e iniziò a parlare delle varie avventure che avevano vissuto loro assieme in tutti quegli anni, fin da ragazzini, quando di solito i maschi e le femmine si ignorano, ma loro erano stati diversi, avevano trovato nell' altro quel qualcosa di speciale, che poi avevano portato avanti fino a quel momento. Marty non riusciva a capire a cosa volesse portare il ragazzo, ma poi lui iniziò a parlare di ciò che veramente voleva dire.

«Sai piccola mia, non so se ti è mai capitato, ma ti ritrovi quei pomeriggi a pensare che vorresti restare tutta la vita con una persona. Però magari per te quella persona al momento ricopre un ruolo che per te non è più appropiato. Vorresti che fosse di più della tua vita, molto di più. Vorresti che ti completasse. Completasse le tue labbra, le tue mani, il tuo cuore. E a me questo è capitato ultimamente.» spiegò lui, in difficoltà, ma man mano che le parole venivano cacciate lui si sentiva più leggero. «Verso chi?» chiese lei balbettando. Aveva paura, una tremenda paura che potesse essersi innamorato di una persona che non fosse lei.

«Verso te.» chiuse il discorso Michael, ormai leggero che avesse rivelato tutto.

Marty non potè far a meno di sorridere da un orecchio all'altro, non riuscì a fare a meno di portarsi una mano sulle labbra, la stessa mano che poi Michael spostò, per poterla baciare.

Era il loro momento, erano lì su quella panchina, un po' infreddoliti, ma stretti l'un all'altro per potersi scaldare a vicenda, per potersi proteggere a vicenda e amarsi a vicenda. Era il loro momento.

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