OTTAVO CAPITOLO-
TROPPO VICINI.
E mentre Michael e Marty tornavano a casa mano nella mano, io continuavo a fissare Ashton che a sua volta si scolava drink uno dietro l'altro. Io semplicemente ballavo, non avevo molta voglia di bere quella sera e direi per fortuna. Ashton aveva bevuto decisamente troppo e ora sbatteva da una parte all'altra della sala, buttandosi letteralmente addosso a chiunque ci fosse. Io continuavo a seguirlo, non sapevo neanche precisamente il perchè.
«Biondino! Smettila di buttarti addosso alla mia ragazza!» sbottò urlando un ragazzo dai capelli scuri, ma Ash gli rise in faccia, probabilmente non aveva neanche capito cosa avesse detto il ragazzo, che si avvicinò a lui con i lineamenti del volto contratti. Non potevo di certo rimanere a guardare, così mi misi in mezzo ai due ragazzi, balbettando.
«Ahm..è ubriaco, non dargli retta. Adesso andiamo a casa, eh Ash?» chiesi al mio amico, anche se in realtà non ascoltai la sua risposta, ma semplicemente gli presi un braccio e camminai verso l'uscita della discoteca, portandomi lui dietro.
«Non volevo andarmene.» si lamentò lui una volta fuori facendo un faccino tenero e poggiando la testa sulla mia spalla.
«Invece andiamo.» gli dissi cercando di essere autoritaria e tirandolo per un braccio cercando la sua stessa auto.
«Va bene mamma.» mumugnò stringendomi la mano. "Mamma? Ma quanto cazzo ha bevuto?" pensai. Finalmente trovai la macchina e feci sedere Ash sul sediolino del passeggero, per poi mettermi al posto di guida. Avevo preso da poco la patente e non avevo mai guidato di notte, tanto meno con un ragazzo ubriaco affianco che continuava a fissarmi. Semaforo, la mia mano era sul cambio delle marce, la sua si poggiò sulla mia. Quel ragazzo mi faceva davvero uno strano effetto e non potevo dire il contrario.
Arrivammo a casa mia e io feci scendere lui dall'auto.
«Ash, smettila di mantenerti al mio braccio così tanto, ce la fai a camminare.» gli dissi mentre lui mi abbracciava e teneva la testa sul mio braccio destro. Lui mumugnò qualcosa, ma non si mosse di un millimetro. Mi avvicinai alla porta e cercai le chiavi nella piccola borsa a tracollo che portavo. Scavai un po', mentre la mano di Ashton sfiorava il mio fianco destro. Inserii la chiave nella toppa e girai, cercando di non pensare troppo alle sue lunghe dita che sfioravano il mio stomaco e il mio fianco per mantenersi. Aprii la porta e la luce della televisione del salone rifletteva nel corridoio all'ingresso. «Cazzo, c'è mia madre! Questa non c'è mai, proprio stasera doveva stare qui.» sussurrai infastidita.Lui rise e io per evitare che mia madre potesse sentire, gli poggiai una mano sulla bocca, per poi toglierla. Ero troppo vicina a lui, il suo respiro si infrangeva sulla mia pelle che rabbrividiva.«Hai davvero degli occhi bellissimi.» mi sussurrò posando una mano delicatamente sul mio collo.
«Ehm, grazie Ash, solo noi..dovremo.. » balbettai. La mia testa mi diceva di allontanarmi e andare a vedere che stesse facendo mia madre, ma ero lì, immobile davanti a lui. Mi si avvicinò di più e con le labbra sfiorò l' angolo della mia bocca, mentre io continuavo a guardare i suoi occhi e poi le sue labbra.
«Aspetta.» gli sussurrai, poggiandogli una mano sul petto e staccandomi da lui. «Siediti qui.» gli dissi aiutandolo a sedersi lì, all'ingresso, per poi entrare in salone. Non so cosa mi fosse preso, ma forse avevo solo paura che se mi avesse baciato, poichè era ubriaco, non l'avrebbe neanche ricordato. Mia madre era stesa sul divano, dormiva. Spensi la televisione e in primo momento pensai anche di prenderle una coperta per coprirla, ma lasciai stare. Forse ero stata semplicemente una stronza, ma non riuscivo a sopportare nessuna delle situazioni che fossero avvenute in quegli ultimi tempi.
Tornai in corridoio, Ash era seduto a terra con un sorriso da idiota sulla faccia, io lo fissai qualche secondo e poi gli andai vicino.
«Su, alzati piccolo.» gli dissi per poi aggrottare le sopracciglia per il mio "Piccolo". Lui mi sorrise dolcemente, poi l'aiutai a salire le scale e lo feci sedere sul mio letto.
«Ora dormi.» gli dissi in modo autoritario anche se era veramente strano farlo. Lui si tolse le scarpe e mentre si stendeva, prese la mia mano, facendomi cadere come una scema accanto a lui, o meglio, sopra di lui. Mi ritrovai così vicino alle sue labbra, così vicino a lui. Sentivo i suo respiro sulle labbra, lui mi sorrise. La camera era al buio, la poca luce che entrava era del lampione fuori casa mia. Però riuscivo a vedere i suoi occhi, che quella sera brillavano, anche se lui era ubriaco. Il suo sorriso riusciva ad illuminare tutto, tutta la stanza, tutto il mio cuore, riusciva ad illuminare proprio me. E proprio in quel momento che forse mi resi conto che quel ragazzo mi piaceva davvero, più di quanto potessi solo immaginare. Non mi muovevo, ero rimasta ferma, immobile a fissarlo, ero come incantata.
Lui intanto continuava a fissarmi le labbra e io a ingoiare saliva. Non volevo baciarlo. O meglio, avevo solo paura, paura che ciò che per me sarebbe potuto essere importe, per lui sarebbe potuto essere il nulla.
«Ti piaccio?» mi domandò spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
«Sei ubriaco, dormi.» gli risposi cercando di non balbettare.
«Dimmi solo se ti piaccio, poi dormo.» ribattè dolcemente.
«Si, mi piaci.» gli risposi, dandogli un bacio sulla guancia e togliendomi da dosso a lui, alzandomi dal mio stesso letto.
«Rimani qui con me, però. Affianco a me.» mi disse facendo una faccia tenera e spostandosi un po' per farmi spazio. Mi tolsi le scarpe e ancora vestita, mi stesi accanto a lui, gli mesi un braccio attorno al corpo e la mia testa finì sulla sua spalla. Restammo così, in silenzio per un bel po', poi dopo averci pensato affondo, ebbi il coraggio di sussurrargli: «E io ti piaccio?» . Aspettai qualche secondo, senza avere nessuna risposta. Alzai la testa, mentre il suo braccio era attorno alle mie spalle. Lui aveva gli occhi chiusi, si era addormentato. E anche se avrei voluto sapere cosa ne pensava di me, quella scena mi piacque da morire, anzi, da vivere.